Su fronte dell‘inquinamento dell’aria e dello smog, Firenze respira meglio, ma al di là della boccata d’ossigeno data “dall’effetto tramvia” continua a preoccupare la presenza di gas tossici, come il biossido di azoto, che soffoca le strade più trafficate, e l’ozono, oltre la soglia di allerta nei dintorni della città. I numeri arrivano da Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, che di recente ha pubblicato il report toscano 2018.
Centraline antismog, i dati fiorentini sulla qualità dell’aria
Per monitorare la qualità dell’aria, a Firenze sono presenti 4 stazioni di rilevamento, alle quali se ne aggiungono altre 2 a Scandicci e Signa. La buona notizia è che, per quanto riguarda le polveri sottili (PM10), l’anno scorso nessuna di queste ha rilevato dati superiori ai livelli di guardia per più di 35 giorni, il valore limite stabilito dalla legge.
La cattiva è invece che la maglia nera dello smog va alla centralina di viale Gramsci, vicino piazza Beccaria, la peggiore in città: 20 giornate in un anno di sforamento delle PM10 (segue quella di via del Ponte alle Mosse con 12 giorni) e il superamento del valore limite annuale anche del biossido di azoto. In linea generale a Firenze la situazione è però
positiva rispetto ai grandi centri del Nord Italia.
Inquinamento dell’aria a Firenze, il parere dell’esperto
“Il miglioramento della qualità dell’aria nella Piana di Firenze è coinciso con l’entrata
in funzione della tramvia”, spiega Michele Urbano della Commissione aria, rumore, inquinamento di Legambiente Toscana. “Per capirlo – continua – basta guardare i grafici decennali delle PM10 e confrontare i dati fiorentini con quelli della piana lucchese, la zona toscana che soffre maggiormente per l’inquinamento atmosferico, dove non esiste un’infrastruttura per la mobilità di questo genere”.
Le fonti principali di inquinamento e smog sono il traffico dei veicoli, il riscaldamento, l’industria, l’agricoltura e gli allevamenti intensivi, ma il dibattito su cosa incida di più resta aperto tra gli studiosi. “Non esiste ancora un quadro definitivo – aggiunge Urbano –. Secondo Legambiente, alla luce di recenti studi, nel piano regionale della Toscana per la qualità dell’aria viene sottovalutato l’impatto dei veicoli diesel e in particolare dei mezzi pesanti, mentre è sovrastimato quello delle biomasse (la combustione di scarti vegetali e legna, ndr). Per questo stiamo chiedendo una revisione del piano”.
Le “cure” contro lo smog a Firenze
La questione insomma è complessa. C’è l’inquinamento emesso direttamente dalle varie fonti, ma a influire in larga parte è quello che succede dopo il passaggio dei gas dal tubo di scappamento: una volta in atmosfera si innescano reazioni chimiche e fisiche,
anche per effetto della luce del sole, che moltiplicano le particelle inquinanti.
Quali possono essere le cure a questo mal d’aria? “La promozione del trasporto pubblico – risponde l’esponente di Legambiente –, la creazione di ampie aree con limite a 30 km/h, zone a basse emissioni con pedaggi o blocchi per i veicoli più inquinanti, nuovi spazi verdi nei centri urbani e incentivi stabili per rendere più efficienti energicamente gli edifici. Da questo punto di vista, le nostre case sono dei colabrodo”.