Un tempo era ”d’agento”, colore inimmaginabile ai giorni nostri. Dopo decenni, l’Arno potrebbe tornare agli splendori passati, fino addirittura ad essere nuovamente balneabile. Lungo le sue rive vanno avanti i lavori per il mega collettore, che permetterà la depurazione degli scarichi di circa 140mila fiorentini, che ad oggi finiscono direttamente in Arno.
L’OPERA E L’ATTENTATO. Si tratta del progetto denominato Ersa (Emissario Riva Sinistra dell’Arno) per la costruzione di una super conduttura lunga quasi sette chilometri e mezzo che raccoglierà le acque reflue di metà Firenze e Bagno a Ripoli per portarle al depuratore di San Colombano. I lavori, partiti nel settembre scorso, vanno avanti spediti, nonostante l’attentato al cantiere di Scandicci, interessato da un incendio a metà maggio dietro cui potrebbe esserci un’organizzazione mafiosa.
LAVORI. Dal 22 settembre scorso, giorno dell’inaugurazione, sono state realizzate opere accessorie e posizionati 250 metri di tubi del diametro di due metri. Altri 2mila metri di tubazioni sono già pronti per essere sistemati nei prossimi mesi. “E’ il più grande cantiere idrico attualmente aperto in Italia – spiegano da Publiacqua – che renderà l’area metropolitana fiorentina la prima della penisola depurata al 100%, evitando le multe europee”.
RICHIAMO DELL’UE. I comuni dell’area fiorentina, come altre realtà italiane, rischiano infatti le sanzioni della Comunità Europea per la mancata depurazione delle acque reflue, che finiscono direttamente nei fiumi. Grazie ai lavori in corso, con l’assicurazione però che verranno completati entro i termini, sarà possibile evitare le multe.
SAN COLOMBANO. I lavori sono partiti dal depuratore di San Colombano che sta già depurando gli scarichi dei 350mila abitanti dei comuni della piana e della riva destra di Firenze, e stanno risalendo lungo la riva sinistra dell’Arno in modo tale da poter rendere operativa la tubatura mano a mano che verranno intercettate le fognature esistenti. Il costo complessivo dell’opera è di 71,5 milioni di euro, che comprende anche i costi per la bonifica di un’area grande come 15 campi di calcio, utilizzata nei decenni scorsi come discarica abusiva di rifiuti dell’edilizia e del dopo-alluvione.