Il potere della poesia può essere così forte da far entrare i versi anche nelle corsie di ospedale. Al policlinico Le Scotte di Siena un gruppo di esperti utilizza due sonetti medievali per sperimentare una comunicazione sensoriale con le piccole pazienti affette da autismo e sindrome di Reet, una delle più comuni cause di ritardo mentale tra le femmine.
POESIA E MEDICINA. Al centro del progetto due celebri sonetti medievali:”S’ì fossi foco” di Angiolieri e “Tanto gentile e tanto onesta pare” di Dante, declamati da alcuni attori davanti alle degenti. La metrica dei versi e la sonorità che derivano dall’interpretazione delle due poesie sono riuscite a stimolare l’attenzione e ad emozionare le bambine affette da queste patologie.
SONETTI ED EMOZIONI. Dallo studio, portato avanti da Joussef Hayek, direttore dell’U.O.C. Neuropsichiatria infantile e dal neonatologo Claudio De Felice, è emerso che la poesia, grazie alla sua capacità evocativa, riesce a emozionare e modificare addirittura i parametri vitali cardiorespiratori delle bambine.
IL SORRISO SUI VOLTI DELLE PAZIENTI. “I risultati ottenuti – spiega Joussef Hayek, direttore dell’U.O.C. Neuropsichiatria infantile – sono stati sorprendenti soprattutto al momento della lettura dell’opera del poeta senese che ha suscitato forti emozioni nelle bimbe, indicate dall’aumento di due emoglobine non ossigenate nelle registrazioni pulsossimetriche e dalla comparsa del sorriso sui loro volti”.