E’ possible cambiare l’Europa ? Solo facendo rete.
LO SLOGAN. Oggi sono partiti i lavori di Firenze 10+10, il ritorno delle reti sociali, dei sindaciti e delle associazioni nel luogo dove dieci anni fa si tenne il Forum Sociale Europeo, ovvero la Fortezza da Basso. Un ritorno carico di amarezza ed energia, dove la constatazione della crisi si unisce a un profondo desiderio di rilanciare l’Europa, riportandola su un binario che non sacrifichi i diritti sociali e del lavoro sull’altare dei mercati. Le parole degli organizzatori e dei testimoni sono state forti e chiare: “dobbiamo bloccare ed invertire la trasformazione che in 30 anni ha mutato l’Europa nel paradiso del neo-liberismo, dobbiamo fermare il processo prima che sia troppo tardi”.
LE TEMATICHE. La conferenza di apertura si è tenuta nel Teatrino Lorenese della Fortezza, alla presenza di una folla gremita proveniente da varie parti d’Europa. Il ciclo degli incontri sarà fittissimo e riempirà i quattro giorni di lavoro, dall’8 all’11 novembre, con discussioni e workshop dedicati a tematiche quali: democrazia in Europa, austerity e debito, beni comuni sociali e naturali, diritti sociali e del lavoro, l’Europa e il mondo, interconnessione e azioni comuni. Soprattutto ques’tultimo punto riguarda uno dei piloni portanti su cui è stato pensato Firenze 10+10. L’intento è infatti quello di creare una rete di movimenti, associazioni e sindacati capace di muoversi in maniera coordinata e definita, dandosi degli appuntamenti su cui concentrare azioni di protesta e di attivismo. Elemento più volte sottolineato da Tommaso Fattori, rappresentante del Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua nonché organizzatore dell’evento: “Non mancano in Europa lotte sociali e risposte forti ma la frammentazione e la distanza dai luoghi decisionali, come Bruxelles, rende le nostre azioni inefficaci o limitate al solo livello locale”.
INTERVISTA A TOMMASO FATTORI:
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L’OBIETTIVO. L’obbiettivo, ribadito durante la conferenza, non è quello di uscire con un documento o una carta, ma quello di intavolare una programmazione comune su azioni e date da portare a compimente in maniera comune e condivisa. Per questo tutti i lavori alla Fortezza da Basso serviranno per creare una base di partenza comune aperta a integrazioni e modifiche nel corso del tempo.
I SINDACATI. Ma alcune date sono già state confermate. La prima, in ordine cronologico, riguarda lo sciopero indetto dalla Confederazione Europea dei Sindacati, del 14 novembre, a cui hanno aderito CIGL e Cobas. Per questo sono saliti sul palco Mauro Fuso, segretario provinciale della CIGL, e Alessandro Nannini, membro dei Cobas. Seguiti poi da Mirko Lami della RSU Lucchini di Piombini, che ha parlato della drammatica condizione nel mondo dell’acciaio nazionale ed europeo.
CIGL. “Siamo qui per dire no all’austerità e sì al lavoro! – dice dal palco Mauro Fuso – Perché dobbiamo essere sempre più internazionali, se non globali, nella nostra visione ed azione. Per questo la CIGL ha aderito allo sciopero europeo indetto dal CES. CISL e UIL hanno preferito non dare la loro adesione. Adesso siamo a Firenze 10+10, ma il nostro ‘giorno dopo’ è il 14 Novembre. La CIGL c’è!”
COBAS. Alessandro Nannini prendendo la parola subito dopo: “Partecipiamo anche se non aderiamo e non ci riconosciamo nella CES, ma appoggiamo questo sciopero perchè è partito dal basso. Il governo Monti, appoggiato e voluto dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano, sta distruggendo il mondo dei lavoratori e degli studenti. Per questo dobbiamo unire non solo le forze ma anche le lotte”.
I MOVIMENTI. Molti sono stati anche gli interventi dei vari comitati e movimenti europei e italiani che hanno aderto a Firenze 10+10, come: Transform, Blockupy Frankurt, Prague Spring 2, Movimento Migranti, No Tav e altri ancora. Tra questi appunto Lorenzo Marsili di European Alternatives, che ha commentato: “In Cina il Partito Comunista oggi inizia i lavori per rinnovarsi dall’interno, ieri l’America si è affidata per altri quattro anni a Barak Obama. Un mutamento sistemico mondiale è in atto, un mutamento che ci obbliga ad attarvarci, non tanto per decidere se partecipare o meno, quanto per decidere se reindirizzare il processo o meno. Perchè il processo è già in atto e quello a cui porterà è un’Europa ricostruita su basi tecnocratiche”.
IMMAGINI:
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