martedì, 5 Novembre 2024
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25 marzo: il Capodanno Fiorentino e l’Annunciazione di Maria

A Firenze il Capodanno si festeggia due volte l'anno, il 1º gennaio e il 25 marzo. Scopriamo il significato di questa tradizione

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Da tempi antichissimi la Chiesa cattolica festeggia l’annuncio dell’incarnazione del Verbo (ab Incarnatione) dato a Maria Vergine da parte dell’Arcangelo Gabriele. Dal VII secolo tale ricorrenza viene fissata al 25 marzo, esattamente nove mesi prima del Natale, giorno della nascita di Gesù Cristo. Collegato a questo importante avvenimento, fino al 1750 a Firenze il 25 marzo si festeggiava il capodanno fiorentino, perché si dava inizio all’anno civile (non come adesso il primo gennaio) per la festività di Maria Santissima.

Il Capodanno Fiorentino del 25 marzo: il significato della festa civile, religiosa e primaverile

Quindi il 25 marzo, che coincide anche con l’arrivo della primavera, all’ombra del cupolone ed in tutte le terre soggette al dominio della città, si festeggiava il Capodanno fiorentino, differentemente ai numerosi territori d’Italia, dove in base al calendario gregoriano in vigore sin dal 1582, era il primo di gennaio. L’Annunziata era dunque per i fiorentini una festa civile, religiosa e primaverile.

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Una gran folla, sia cittadina che del contado, si recava il 25 marzo alla miracolosa immagine della Madonna nella chiesa della Santissima Annunziata in festoso pellegrinaggio. È probabile che tanta affluenza di popolo abbia dato origine alla tradizionale “fiera” – che si svolge tuttora – nella piazza antistante la basilica, proprio per l’esigenza di fornire cibo e bevande a quella massa di gente affluita devotamente al santuario per festeggiare religiosamente il Capodanno e per invocare o ringraziare la Vergine. Infatti, oltre alle bancarelle ed alle ceste ricolme di tipici prodotti alimentari, erano vendute anche candele, fiori ed oggetti ex voto da offrire alla Madonna per grazia ricevuta o in adempimento di una promessa.

La riforma gregoriana del calendario

Con la cosiddetta riforma gregoriana del calendario solare, bandita dal papa Gregorio XIII nel 1582 per l’imprescindibile necessità religiosa e civile di dividere il tempo in uguali periodi, si stabilì che l’anno dovesse cominciare universalmente il primo gennaio. Tale cambiamento fu deciso con il consiglio di una commissione di astronomi e teologi, secondo un piano elaborato da Luigi Lilio basato sullo studio dei corpi celesti. La riforma, che presentava evidenti vantaggi alla popolazione, fu però preceduta da una importantissima azione svolta da Giovanni de’ Medici quando, nel 1513, divenne Papa con il nome di Leone X.

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Si narra che tale appellativo fosse stato scelto dallo stesso Giovanni perché sua madre più volte gli aveva raccontato che prima delle doglie del parto, sognò di averlo partorito in Santa Reparata con le sembianze di un mansueto leone. Questo papa fiorentino, la cui politica fu soprattutto di equilibrio ed avvicinamento con le potenze europee, costituì una commissione di esperti per studiare un calendario universale che mettesse ordine nello svolgimento della vita civile nei vari popoli. L’intento era di eliminare la confusione di date e di tempi che portavano sfasamento anche per fini amministrativi e commerciali. Pertanto in data 8 luglio 1516, inviò a tutti i capi di Stato un messaggio con la sintesi della questione, invitando a darne divulgazione, cosa che avvenne in tutti i Paesi, in particolar modo in quelli cattolici.

La “fine” del capodanno fiorentino

Anche Firenze accompagnò con un bando l’esposizione della lettera ufficiale di Papa Leone X, facendola affiggere ai più importanti canti della città, nei vicariati, nelle capitanerie, podesterie e castellanie. L’invito del pontefice ebbe eco e risonanza in tutto il mondo e fu certamente il preludio alla definitiva attuazione del successivo calendario gregoriano, adottato quasi ovunque a partire, come già detto, dal 1582. Ma seppure tanti contributi scientifici per l’innovazione fossero partiti proprio da Firenze, da menti come quelle del frate eremitano Antonio Dolciati del convento di San Gallo, del frate domenicano Giovanni Tolosani, del matematico Basilio Lapi e dell’insigne Antonio Albizzi, la città continuò a seguire il calendario “stile fiorentino” e non quello attuato dall’importante riforma che offriva vantaggi di rapporti nel mondo.

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Così facendo il Capodanno a Firenze continuò con caparbia tradizionalità ad essere celebrato il 25 marzo, differendo da quello ormai adottato nel mondo. I fiorentini si dovevano sempre e comunque distinguere e solo dopo 168 anni si adeguarono al calendario gregoriano grazie al decreto del granduca Francesco II di Lorena, del 20 novembre 1749, che imponeva per gli usi commerciali e nelle scritture pubbliche, dal primo gennaio 1750, il rispetto della nuova scansione temporale. L’avvenimento fu considerato così eccezionale e rivoluzionario nella tranquilla Firenze di quel tempo che ad immortalarlo fu posta sotto le logge de’ Lanzi in piazza della Signoria, un’iscrizione marmorea dettata da Giovanni Lami, dov’è tuttora visibile.

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