Paolino era un bravo bambino ma chiedergli di studiare era come fargli un dispetto. Fu così che rimediò dei brutti voti in storia e la maestra lo spedì in biblioteca a fare una ricerca sul passato di Firenze. Da mezz’ora Paolino vagava nei corridoi pieni di libri senza averne scelto mezzo.
Se ne accorse il custode Oreste, che si avvicinò con un librone enorme e gli disse: “Tieni, con questo imparerai che la storia è una cosa meravigliosa. Anzi, magnifica”. Paolino soppesò il volume. “Chissà che barba”, pensò e controvoglia iniziò a leggere. Sfogliata la prima pagina, ci fu come un lampo: un vortice lo avvolse e lo scaraventò in un turbine nero e velocissimo.
“Aiutoo”, urlò Paolino mentre precipitava a tutta birra su qualcosa che emise un forte grido. “Ahiaiaiiii – disse la “cosa” alzandosi e rimettendosi in ordine le vesti color porpora – Chi sei, come osi aggredire il signore di Firenze?!”. Paolino diventò viola. “Mi scusi – piagnucolò – non so come sia potuto accadere, stavo leggendo un libro sul Rinascimento fiorentino e a un tratto mi sono ritrovato a volare!”.
“Volare?? Tu vuoi dirmi, impertinente fanciullo, che hai volato?”, sgranò gli occhi il signore dall’abito rosso. “In effetti – continuò come parlando tra sé – mi sei piombato sulla zucca dall’alto. Ma allora, Leonardo potrebbe avere ragione: forse anche l’uomo può alzarsi nell’aere come un uccello! Leonardooooo, vieni subitooo”. Fu solo allora che Paolino si guardò attorno. Era in un salone sterminato dai soffitti altissimi e dorati.
Da una delle porte, entrò a passo svelto un uomo dalla lunga barba. “Lorenzo, mio messere, hai chiamato?”, chiese al signore di rosso vestito. E questi: “Leonardo, codesto giovinetto dice
di aver volato. Forse potrà esserti di aiuto per l’esperimento a cui lavori da tempo!”.Il tipo con la barba di nome Leonardo non se lo fece ripetere: se ne andò veloce per tornare poco dopo con un marchingegno simile a due ali di pipistrello gigante.
Paolino iniziò a c apire. “Non penserete mica che io..”, fece solo in tempo a balbettare prima che Lorenzo e Leonardo lo mettessero a bordo di quello stravagante uccelloaeroplano per poi spingerlo
dal balcone della stanza. “Aiutooo!”. Paolino iniziò a planare sulla città sferzato dal vento: la meraviglia di ciò che vedeva da lassù gli fece persino passare la paura. Riconobbe la piazza principale, il Ponte vecchio, il Duomo. Ma erano così diversi da come se li ricordava!
E anche le persone, giù in strada, erano molto strane con mantelli e calzamaglie colorate! In tanti, così agghindati, lo accolsero poco dopo, quando con l’uccello-aeroplano atterrò lungo l’Arno, acclamandolo come il primo al mondo che era riuscito a volare. C’erano anche Lorenzo e Leonardo, stracolmi di gioia, lo presero sulle spalle e iniziarono a gridare in coro: “Ma-gni-fico! Ma-gni-fi-co!”.
Fu a quel punto che Oreste gli bussò sulla spalla. “Ehi, bambino, ti sei addormentato, sveglia
che la biblioteca chiude”. Paolino alzò la testa dal librone di storia su cui si era appisolato. “Ho fatto un sogno…” disse. E il custode finì la frase: “Un sogno magnifico, lo so”.