Quando si decide di avviare un’attività in proprio, una delle prime scelte da affrontare è quella tra diventare libero professionista o aprire una ditta individuale. Sebbene entrambe le forme consentano di lavorare in autonomia e senza la costituzione di una società, le differenze tra le due sono significative e riguardano vari aspetti, come la gestione fiscale, la struttura operativa e gli adempimenti burocratici. Capire queste differenze è fondamentale per scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze e agli obiettivi di business. Scopriamo meglio la differenza insieme.
Libero professionista o ditta individuale: le differenze
La differenza tra un libero professionista e una ditta individuale risiede principalmente nella natura dell’attività svolta, nel regime fiscale applicabile e nella gestione contabile, oltre che negli obblighi burocratici e previdenziali.
Il libero professionista è una persona fisica che esercita in autonomia un’attività intellettuale o professionale, basata su competenze personali e specifiche. Questa categoria include figure come avvocati, medici, architetti, ingegneri, consulenti e altri professionisti che offrono servizi basati sul proprio know-how. Di norma, il libero professionista non svolge attività imprenditoriale, ovvero non vende beni né organizza un’attività di produzione. Dal punto di vista fiscale, il libero professionista è obbligato ad aprire una Partita IVA e può optare per il regime forfettario o il regime ordinario, a seconda del volume di fatturato. Tuttavia, non è tenuto a iscriversi alla Camera di Commercio e, salvo alcune eccezioni, non ha obblighi relativi alla tenuta dei libri contabili o all’inventario. Inoltre, per il libero professionista non esiste il concetto di costo del personale, poiché, salvo collaborazioni occasionali, l’attività viene svolta in proprio.
La ditta individuale, invece, è una forma giuridica utilizzata per chi svolge un’attività imprenditoriale vera e propria, cioè un’attività organizzata per la produzione o lo scambio di beni o servizi. Questo include negozi, artigiani, commercianti o attività produttive di vario tipo. Anche la ditta individuale richiede l’apertura di una Partita IVA, ma rispetto al libero professionista, deve iscriversi alla Camera di Commercio e seguire una serie di adempimenti burocratici più complessi, come la tenuta dei libri contabili e l’inventario. La ditta individuale, inoltre, può impiegare dipendenti e sostenere costi del personale, configurandosi come una vera e propria impresa, con obblighi contabili più rigidi rispetto a un libero professionista.
Dal punto di vista previdenziale, un libero professionista deve iscriversi alla cassa previdenziale di categoria, come la Cassa Forense per gli avvocati o INARCASSA per ingegneri e architetti. Se non esiste una cassa professionale, il professionista deve iscriversi alla Gestione Separata INPS. Per la ditta individuale, invece, la contribuzione previdenziale avviene principalmente tramite l’iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS, il che comporta un contributo fisso annuo, a prescindere dal reddito generato, e contributi variabili in base al fatturato.
In termini di responsabilità, sia il libero professionista che il titolare di una ditta individuale rispondono con il proprio patrimonio personale per le obbligazioni contratte nell’ambito della loro attività. Tuttavia, nel caso di una ditta individuale, questo aspetto può diventare più rilevante, considerando la possibilità di operare con un volume d’affari più ampio e di gestire dipendenti o fornitori.
Infine, la scalabilità e la possibilità di crescita dell’attività sono altre differenze fondamentali. La ditta individuale ha un potenziale di espansione maggiore rispetto al libero professionista, poiché può assumere personale, crescere in termini di struttura e ampliare la propria offerta di beni o servizi. Il libero professionista, invece, basa la sua attività prevalentemente sul lavoro personale, quindi è più limitato in termini di espansione, a meno che non decida di trasformare la sua attività in una società più strutturata.
In sintesi, la scelta tra libero professionista e ditta individuale dipende dalla natura dell’attività che si intende svolgere e dagli obiettivi di crescita. Il libero professionista è adatto a chi opera nel campo delle professioni intellettuali o creative, mentre la ditta individuale si presta meglio a chi intende avviare un’attività imprenditoriale, commerciale o produttiva su scala più ampia.
L’importanza di aprire un conto dedicato
Sia per un libero professionista che per una ditta individuale, l’apertura di un conto separato dedicato all’attività professionale o imprenditoriale è fondamentale per garantire una corretta gestione delle finanze e semplificare gli adempimenti contabili e fiscali. Mantenere separate le finanze personali da quelle professionali permette di avere una chiara visione delle entrate e delle uscite legate all’attività, facilitando la rendicontazione e la preparazione della dichiarazione dei redditi. Questo aspetto diventa ancora più cruciale quando si devono presentare bilanci o tenere traccia delle fatture emesse e ricevute, soprattutto in caso di regimi contabili più complessi.
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