giovedì, 24 Luglio 2025
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Perché a Firenze il parco di Pratolino è chiamato Villa Demidoff?

Storie e curiosità del gioiello verde alle porte di Firenze. Dagli occhi del Colosso, che un tempo si illuminavano al buio, alla famiglia russa che ha dato il nome alla villa

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Il suo nome ufficiale è Parco mediceo di Pratolino, visto che fu creato nella seconda metà del Cinquecento per volere del granduca Francesco I de’ Medici, ma a Firenze molti lo chiamano parco di Villa Demidoff. Perché? Lungo i vialetti e i boschi di questo luogo magico non sono passati solo i granduchi toscani, ma anche principesse e principi russi.

Oggi non serve un biglietto per entrare: è visitabile gratuitamente durante la bella stagione ed è amato dai fiorentini per picnic o per andare a caccia di un po’ di fresco. Ecco 3 cose che forse non sapete su questo gioiello verde di 155 ettari, che nel 2013 è diventato anche patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco.

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Fu comprato per 3.000 scudi e qui nacque una grande villa medicea

Prima di diventare “Demidoff”, il parco di Pratolino ha avuto una lunga storia ed è stato per secoli la villa fuori Firenze preferita da generazioni di Medici. Nel 1568, fu appunto Francesco I a comprare da Benedetto Uguccioni 12 poderi a una dozzina di chilometri dalla città. Il granduca acquistò i terreni per 3.000 scudi, al fine di crearci un vero e proprio luogo delle meraviglie affidando l’impresa all’architetto di corte Bernardo Buontalenti. Fu lui a progettare anche il palazzo che si trovava al centro del parco: una delle più imponenti ville medicee realizzate fino a quel momento, intorno a cui ruotava tutta l’organizzazione di questo immenso spazio verde.

Ferdinando I – grande appassionato di musica – fece realizzare al terzo piano un teatro con circa 400 posti, dove poter ospitare concerti. Purtroppo della villa medicea di Pratolino non è restato nulla: fu demolita nell’Ottocento, quando era ormai passata ai Lorena, che reputarono troppo costoso mantenere e restaurare il complesso.

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Anche il parco che oggi vediamo non corrisponde del tutto al disegno originale del Buontalenti, perché nel corso dei secoli parte del giardino manierista all’italiana fu trasformato in giardino all’inglese. Alcune delle strutture originarie sono comunque arrivate fino a noi. Tra queste la grotta del Mugnone, la grotta di Cupido, la Cappella, le Scuderie e il celebre Colosso dell’Appennino, diventato ormai simbolo del parco.

Parco Pratolino diamante
Il Parco di Pratolino e il suo “diamante”, la centrale fotovoltaica installata nel 2009

Gli occhi del Colosso dell’Appennino si illuminavano di notte

Questo luogo fu ideato da Francesco I de’ Medici come un giardino delle meraviglie che doveva creare stupore negli ospiti della potente famiglia. Al centro del progetto del Buontalenti c’era l’elemento acqua, grazie a un ingegnoso sistema che si alimentava dall’acquedotto di Bivigliano, e alimentava fontane, giochi d’acqua, la vasca dell’Appennino e la villa. Di recente, una campagna scavi finanziata dalla Città metropolitana di Firenze, ha portato alla luce 290 metri del viale degli zampilli, con l’obiettivo di rimettere in funzione gli spruzzi d’acqua e ricreare una porzione di questo percorso.

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Particolari giochi d’acqua interessavano anche il Colosso dell’Appennino progettato dal Giambologna (e modificato nel corso dei secoli). Questa imponente struttura alta 14 metri non è propriamente una scultura, perché il suo scheletro è costruito con mattoni, pietra e intonaco.

All’interno ci sono tre grotte su tre diversi livelli: al piano inferiore si trova una fontana, al piano superiore è stata ricavata una camera abbastanza grande per una piccola orchestra e nella testa esiste una stanzetta, con un camino che ha come canna fumaria le narici. Si narra che Francesco I amasse pescare da questa camera, calando la lenza dagli occhi del Colosso (oggi chiusi). Ma non solo. Dopo il tramonto veniva acceso il fuoco nel camino, facendo brillare gli occhi del gigante durante la notte e creando stupore negli ospiti.

La storia moderna: per 300.000 lire il parco divenne Villa Demidoff e per un miliardo della Provincia di Firenze

Dopo la fine della dinastia dei Medici iniziò un lungo periodo di declino per il parco di Pratolino che durò fino alla seconda metà dell’Ottocento quando il principe Paolo Demidoff, discendente di una famiglia di ricchissimi industriali di origine russa che nel diciannovesimo secolo si era insediata a Firenze, comprò a scatola chiusa tutta la tenuta dagli Arciduchi d’Asburgo-Lorena e ci fece la sua villa. Il prezzo fissato era di 300.000 lire in oro.

Scattò così un imponente piano per restaurare edifici, i monumenti e le condotte che alimentavano fontane, giochi d’acqua e costruzioni. La Paggeria, un immobile che nel progetto originario del parco mediceo di Pratolino era un complesso secondario, fu ampliata e ristrutturata diventando Villa Demidoff: da qui il nome con cui molti a Firenze identificano ancora oggi il Parco mediceo di Pratolino.

Villa Demidoff Firenze

L’ultima discendente dei Demidoff a possedere la tenuta e ad abitarci è stata la principessa Maria Demidova, di cui nel 2025 si celebrano i 70 anni dalla morte. Dopo la sua scomparsa si aprì un nuovo capitolo di decadenza per il parco di Pratolino: la maggior parte degli arredi e dei cimeli accumulati dai Demidoff furono venduti all’asta, la tenuta fu venduta a una società immobiliare, parte dei terreni vennero ceduti facendo calare la superficie da 204 a 155 ettari. Infine, nel 1981 l’area fu acquistata dalla Provincia di Firenze (l’attuale Città Metropolitana) per un miliardo di lire e aperta al pubblico nel 1985.

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