giovedì, 18 Settembre 2025
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Niente taxi? All’aeroporto si va col bus

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Niente taxi? E allora all’aeroporto si va in bus. Nella giornata di ieri, infatti, Ataf ha svolto un servizio straordinario di collegamento con l’aeroporto di Firenze.

GRANDE AFFLUENZA. Nel pomeriggio, a causa dello stato di agitazione dei tassisti, si è registrata una grossa affluenza di passeggeri che, dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, dovevano raggiungere lo scalo di Peretola: lo spiega Ataf che, in coordinamento con Adf, ha quindi messo a disposizione quattro corse in più rispetto al normale piano d’esercizio.

CORSE STRAORDINARIE. In serata, dopo le 23.30, su esplicita richiesta di Adf è stata fatta una ulteriore corsa straordinaria di collegamento fra Santa Maria Novella e Peretola. Ogni corsa ha trsportato circa 90 passeggeri. L’esercizio ordinario di Ataf prevede 66 corse di collegamento quotidiane con l’aeroporto di Firenze, dalle 5.30 alle 23.30, con una frequenza di 30 minuti.

Donne moderne e antiche a ”confronto”. Al museo archeologico

Cosa ci fa una mostra fotografica moderna accompagnata da reperti etruschi, al museo Archeologico di Firenze? Semplice: descrivere un parallelismo tra la figura della donna moderna e la figura femminile dell’antichità attraverso il fil rouge del significato del “velo” e dello “svelarsi”. I 33 scatti sono stati realizzati dalla fotografa Fiorella Ilario in Turchia (nell’immagine uno scatto della fotografa), e ritraggono in prevalenza donne in attimi di vita quotidiana.

IL PROGETTO. Da domani pomeriggio, a partire dalle 17, sarà possibile visitare la mostra “Et In Arcadia Ego – L’eterno ritorno di Ninfa”: la rassegna fotografica nasce dal progetto realizzato dall’autrice alla Galleria degli uffizi nel 2009, con una foto scattata ad una donna seduta con indosso il suo chador, davanti alla “Primavera” del Botticelli. L’iscrizione latina ‘Et in arcadia ego’, apparsa in celebri dipinti antichi e rimasta nei secoli mai concordemente interpretata, è stata usata come titolo a questo lavoro fotografico per mettere a confronto da una lato un aspetto dell’attuale condizione femminile e dall’altro gesti e consuetudini delle donne antiche, raffigurati nei reperti archeologici esposti nel percorso della mostra. “La questione velo affonda le radici nell’antichità classica: coprirsi la testa o il volto  era un’abitudine usata non solo dalle donne, ma anche dagli uomini – spiega la direttrice del museo Carlotta Cianferoli –  Si vuole sottolineare il valore di questo gesto, del ‘velarsi’ o ‘svelarsi’ che si tramanda ma che non in tutte le culture ha lo stesso significato”.

ETRUSCHI. I reperti archeologici con i quali le fotografie ‘dialogano’ sono tutti di origine etrusca, e fanno parte di quella sezione del Museo del territorio in fase di riallestimento. Il più significativo dei pezzi esposti è il ‘Bottarone’, un sarcofago in alabastro del II secolo a.C. proveniente da Monteriggioni (Siena), raffigurante un uomo e una donna: lui la cinge con il braccio destro, e lei si ‘svela’. “Questo gesto è un segno di profonda intimità tra i due – spiega la direttrice – teso a simboleggiare il legame che li unisce, quello del matrimonio e ci fa capire che lei è sua moglie e non una donna qualsiasi”. La seconda urna funeraria,  sempre in alabastro, raffigura i capostipiti della famiglia etrusca Calisma Socu: entrambi sono ‘velati’ dallo stesso mantello, ma qui è la donna che cinge le spalle del marito: “La società etrusca – continua a spiegarci la direttrice – era l’unica delle civiltà classiche che godeva di rapporti paritari tra uomo e donna”.

LA MOSTRA. All’inaugurazione della mostra saranno presenti, oltre alla direttrice del Museo Archeologico Cianferoni, l’autrice Fiorella Ilario, Francesca De Luca, direttore del Dipartimento Arte del Cinquecento e Seicento della Galleria degli Uffizi ed il filosofo Sergio Givone, Ordinario di Estetica e filosofo. La mostra fotografica sarà esposta fino al 15 aprile; gli orari in cui è possibile vederla sono dal martedì al venerdì dalle 8.30 alle 19, il sabato e la domenica dalle 8.30 alle 14 (chiuso il lunedì). Il costo del biglietto è di 4 euro.

La Cupola del Brunelleschi? Tranquilli, sta bene

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I fiorentini possono dormire sonni tranquilli: la Cupola del Brunelleschi sta bene. Parola di esperti. 

IL CONVEGNO. A confermare la buona salute della Cupola del Brunelleschi sono i dati del monitoraggio in corso da 60 anni. Un patrimonio di informazioni, unico caso al mondo su un monumento di questo genere, capace di far conoscere in tempo reale eventuali variazioni delle sue condizioni, come di intervenire per la sua futura tutela. E’ quanto emerso dalla prima giornata del convegno ‘Il monitoraggio delle grandi fabbriche storiche ‘aperto stamani al Centro arte e cultura dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Lo scopo dell’incontro, promosso dall’Opera di Santa Maria del Fiore in accordo con la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Firenze e Pistoia, è stato quello di presentare per la prima volta la grande quantità di informazioni raccolte sul capolavoro del Brunelleschi e confrontarle con altre esperienze internazionali.

LE LESIONI. In questo lungo periodo sono stati raccolti più di 6 milioni di dati che hanno permesso di ricostruire l’evoluzione delle principali lesioni della cupola e il suo attuale trend. Questi dati costituiscono un patrimonio di conoscenza unico e prezioso per proseguire nel lavoro di salvaguardia del monumento. Una delle più grandi cupole in muratura al mondo è, infatti, soggetta a un complesso sistema di lesioni, in lentissima evoluzione. Le maggiori sono quelle che interessano le vele pari nella parte absidale che misurano oramai circa 6 cm di ampiezza. Di queste, le due principali lesioni hanno avuto un’iniziale rapido incremento negli anni dopo il completamento della cupola, registrando un modesto incremento costante di circa 5,5 mm/secolo. Un aumento talmente modesto da non porre problemi di stabilità, nemmeno per i prossimi secoli, se, in assenza di eventi particolarmente traumatici, il trend fino ad ora registrato sarà confermato.

MONITORATA. Nel periodo di circa 17 anni, dal 1978 al 1996, nel quale è stato montato il ponteggio per il restauro delle pitture murali, gli incrementi delle lesioni hanno subito una drastica diminuzione. Tali effetti di rallentamento, una volta che il ponteggio è stato rimosso, si sono via via attenuati. Si tratta quindi di valutare, con estrema prudenza, la possibilità di studiare una cerchiatura provvisoria e reversibile, riprendendo l’indicazione, più volte discussa nel corso dei secoli, a partire da Vincenzo Viviani, allievo di Galileo, che per primo la formulò nel 1695; ma anche Carlo Fontana, Giovan Battista Nelli e, recentemente, Andrea Chiarugi. La cupola fiorentina, infatti, è l’unica tra le grandi cupole che non sia stata cerchiata (a parte il Pantheon, che ha una struttura particolare). Dal 1952, la cupola fiorentina è monitorata con strumenti di tipo meccanico, i cui dati sono stati regolarmente registrati dai tecnici dell’Opera di Santa Maria del Fiore.

FONDI. Un importantissimo salto qualitativo è stato determinato dall’intervento diretto dello Stato che, nell’arco di un quindicennio (1980-1996), ha stanziato circa sei milioni di euro. Di questi ingenti fondi oltre un milione è stato impegnato per l’installazione di un nuovo sistema di monitoraggio, la sua manutenzione e l’interpretazione dei dati fino al 1999; circa un milione e mezzo sono stati destinati per l’allestimento e la manutenzione del cantiere, mentre circa tre milioni sono serviti per effettuare rilievi, indagini e documentazione, nonché i restauri delle pitture murali e della lanterna. Il nuovo sistema automatico, attivo dal 1988, è stato impostato sulla base delle fondamentali indicazioni fornite dal Rapporto elaborato nel 1985 dalla Commissione presieduta da Guglielmo De Angelis D’Ossat, ed è costituito da 165 strumenti che misurano le variazioni delle lesioni, delle temperature, degli spostamenti relativi e delle quote della falda freatica. L’insieme delle risorse di rilevamento messe al servizio della Cupola, la promuove come la principale grande fabbrica storica sottoposta a un così complesso controllo elettronico.

PREVISIONI. Grazie ai dati raccolti in un così ampio arco di tempo, è stato anche possibile realizzare, presso il Dipartimento di Statistica dell’Università di Firenze, un primo modello statistico del comportamento atteso della cupola: un moderno strumento di previsione che consentirà di prevedere l’eventuale variazione delle lesioni in funzione dei cambiamenti termici, permettendo di verificare, in tempo reale, eventuali anomalie nel suo comportamento. L’esempio della Torre di Pisa è a tale proposito significativo: la Torre è stata, infatti, “raddrizzata” sotto monitoraggio continuo. L’Opera di Santa Maria del Fiore, in accordo con la Soprintendenza, intende continuare nell’analisi del grande patrimonio di dati raccolti al fine di utilizzare le preziose informazioni per una sempre più approfondita conoscenza e tutela del monumento.

Emergenza sangue, ancora una catena di sms ”bufala”

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Sms di emergenza sangue, occhio alla nuova “bufala”.

LA CATENA “BUFALA”. Sta circolando infatti una nuova catena di sms “bufala”, con una richiesta di sangue. Questo il testo del messaggio: “Giralo per favore. Bimbo di 17 mesi necessita sangue gruppo B positivo per leucemia fulminante. Fai girare sms è urgente. Mi fido di te, inviala a tutti i tuoi numeri, è importantissimo”. Nel testo compaiono anche un nome e un numero di cellulare.

“QUEL SANGUE NON SERVE”. Dal Centro Regionale Sangue fanno sapere che, al numero in questione non risponde nessuno, il bambino citato nel messaggio è ormai grande, è stato trapiantato dieci anni fa, non ha mai avuto bisogno di sangue e sta bene. “Peraltro – aggiunge Simona Carli, direttore del Centro Regionale Sangue – di sangue B positivo ne abbiamo addirittura in eccedenza”.

L’ASSESSORE. Non è la prima volta che circolano sms o mail con richieste di questo tipo. “Sono messaggi scorretti, fuorvianti e pericolosi – dice l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – e chiediamo ai cittadini che li ricevono di non rilanciarli. Il rischio è che in questo modo le persone affluiscano ai centri trasfusionali in maniera disordinata, creando solo confusione. Chi vuole fare un gesto di solidarietà, vada pure a donare, ma non in seguito a sollecitazioni di questo tipo”.

L’APPELLO “VERO”: ”Venite a donare sangue per i bambini”

”Non siamo ospiti a casa nostra”: e gli avvocati disertano l’inaugurazione

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Si inaugura il Palagiustizia, ma senza avvocati.

LO “SCIOPERO”. Lunedì 23 gennaio – giorno del taglio del nastro dell’opera – gli avvocati fiorentini non parteciperanno infatti all’inaugurazione del nuovo palazzo. A renderlo noto è stato il presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Firenze Sergio Paparo, che ha scritto una lettera aperta al presidente della corte d’appello di Firenze, Fabio Massimo Drago, e al sindaco di Firenze Matteo Renzi.

“NON SIAMO OSPITI A CASA NOSTRA”. Gli avvocati fiorentini – spiega una nota – lamentano di aver appreso dell’inaugurazione del nuovo palazzo di giustizia solo dalla comunicazione del presidente della corte d’appello. “E’ un evento che l’avvocatura fiorentina attende da oltre un secolo – scrive il presidente Paparo – non possiamo accettare che l’Ordine forense sia considerato alla stregua di uno dei tanti soggetti ai quali, di certo più tempestivamente, è stato rivolto l’invito per l’inaugurazione. Non possiamo essere considerati meri ospiti del palazzo di giustizia che è la nostra casa”.

L’ESCLUSIONE. Inoltre – continua il comunicato – Paparo si dice sorpreso per l’esclusione degli avvocati dall’organizzazione dell’evento inaugurale, “anche in considerazione dell’impegno e della disponibilità che l’Ordine ha manifestato per la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia. Ci saremmo aspettati un segno tangibile di considerazione nei confronti di noi avvocati”. Il presidente Paparo ha scritto anche al ministro della giustizia Paola Severino, che sarà presente all’inaugurazione del nuovo palazzo di giustizia, garantendo la disponibilità del consiglio dell’ordine degli avvocati di Firenze a un incontro con il guardasigilli.

Si impicca in carcere, sarebbe uscito nel 2014

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Un detenuto 29enne, originario di Lucca, si è tolto la vita nel carcere a custodia attenuata Gozzini, comunemente noto come ‘Solliccianino’, a Firenze. Il ragazzo si è impiccato con le tendine delle finestre del carcere in cui era detenuto per spaccio e rapina.

MORTI NEI CARCERI. Sarebbe dovuto uscire il 29 giugno del 2014, fra due anni, il 29enne che si è tolto la vita a ‘Solliccianino’. E invece la sua corsa verso la libertà finisce così, con l’ennesimo suicidio tra le mura di un carcere. ”Quella delle morti in carcere, per suicidio o per cause naturali – commenta il Sappe – si sta configurando come una vera e propria ecatombe”.

Il Governo: ”Servono nuove norme sulle rotte”. Ecco quelle a rischio

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Il Governo ha dichiarato che c’è bisogno che l’Italia limiti, con apposite norme, il passaggio delle navi e grosse navi, dalle zone a rischio ambientale o troppo vicine alla costa. Nel nostro Paese ci sono molte zone rischiose che devono essere salvaguardate e mantenute in perfetto stato. Insomma, meglio rinunciare ad un ‘inchino’ di una nave che alle bellezze del nostro territorio.

IL GOVERNO VERSO NUOVE NORME SULLE ROTTE. Bisogna limitare il passaggio delle navi nelle zone a rischio ambientale o troppo vicine alla costa. Il governo sta così pensando ad un provvedimento legislativo che imponga nuove norme sulle rotte a rischio. Questo è stato annunciato dal ministero per l’Ambiente, Corrado Clini nel corso dell’informativa al Parlamento sull’incidente di venerdì 13 gennaio, facendo anche riferimento ad una legge dello scorso anno, la numero 51, che gia’ prevede che il suo ministero e quello delle infrastrutture possano introdurre come misure precauzionali ”limitazioni nelle aree a rischio”. Potrebbe già essere questa una prima risposta alle polemiche sui passaggi dei ‘bisonti’ del mare nelle aree a rischio, polemiche che per altro non suonano nuove ma che si accentuano dopo il naufragio.

IL SINDACO DI VENEZIA. Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, aveva annunciato che una decisione sulla limitazione delle rotte sarebbe stata presa entro marzo, al termine di un confronto con l’autorità portuale proprio per trovare una soluzione. “Il sindaco può bloccare il passaggio di una nave se ci sono problemi di grave sicurezza e incolumità, come per la salute pubblica, ma non ha una specifica competenza sul traffico nei canali marittimi” aveva spiegato in mattinata il primo cittadino veneziano. “La questione – aveva spiegato Orsoni – l’abbiamo affrontata da tempo con uno specifico protocollo con l’Autorità Portuale e con la quale ci siamo dati tre mesi di tempo per trovare le soluzioni che permettano di alleggerire il traffico davanti a San Marco”.

LE ROTTE A RISCHIO. Tra le rotte più a rischio troviamo il Santuario internazionale dei Cetacei, un’area marina preziosa per la biodiversità, interessata da oltre 10.000 transiti commerciali ogni anno, senza considerare i privati. Nell’alto Tirreno ci sono poi aree di enorme pregio naturalistico come i parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano, della Maddalena, delle Cinque Terre, come l’Argentario, il Golfo dei Poeti, Lerici, Portofino, la Corsica, le Bocche di Bonifacio o il ponente ligure. C’e’ poi tutta l’area marina della laguna di Venezia, con i problemi connessi alle passeggiate nel bacino di San Marco di quelli che il ministro Clini ha definito ”condomini galleggianti”. Ma anche la Sardegna del sud, con capo Carbonara, lo Stretto di Messina, e le isole Eolie.

Giglio, la Regione si costituisce parte offesa. Primi risultati analisi marine

Giglio, identificate due vittime. Schettino sospeso da Costa / VIDEO – FOTO

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Ieri la Concordia si è mossa ancora, ruotando di un metro e mezzo verso l’abisso. Il mare continuerà ad ingrossarsi fino a raggiungere il culmine domani con l’arrivo del maestrale che porterà onde alte fino a 4 metri. Ma dopo la giornata di stop di ieri, oggi sono riprese le ricerche dei dispersi sia nella parte sommersa che in quella emersa. Resta alto il livello di preoccupazione per l’ambiente marino dell’Arcipelago. “C’è già un danno ambientale, molto contenuto” relativo “ai fondali dell’Isola del Giglio”, ha detto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini che ha inoltre spiegato che e’ in programma l’avvio dello svuotamento dei serbatoi, ma solo dopo la fine del recupero persone all’interno della nave naufragata.

I DISPERSI. Ieri è stata accertata l’identità di una delle vittime, si tratta di Sandor Feher, ungherese membro dell’equipaggio. Mentre una donna dispersa è stata rintracciata in Germania. La signora Gertrud Goergens è viva. Entrambi sono stati cancellati dalla lista dei dispersi facendo scendere il numero a 24, di cui non si hanno ancora notizie. Mancano ancora all’appello i sei italiani Girolamo Giuseppe, 30 anni membro dell’equipaggio; Dintrono Maria, biellese; Trecarichi Maria Grazia, siciliana; Virzì Luisa Antonia, siciliana; Arlotti Dayana, 5 anni; Arlotti Williams, riminese padre della piccola Dayana. Dodici tedeschi Bauer Elisabeth (f); Ganz Christina Mathi (f); Ganz Norbert Josef (m); Grube Gabriele (f); Hoer Egon (m); Neth Margarethe (f); Schall Inge (f); Stumpf Siglinde (f); Werp Brunhild (f); Werp Josef (m); Galle Horst (m); Schroeter Margrit (f). I due francesi Blemand Michael (m); Litzler Mylene (f). Gli statunitensi Heil Barbara (f) e Heil Gerald (m). L’indiano Rebello Russel Terence e la peruviana Soriamolina Erika Fani entrambi membri dell’equipaggio.

MICROCARICHE ESPLOSIVE. Oggi i sommozzatori del Gos della Marina Militare faranno esplodere quattro microcariche per sfondare i vetri delle cabine situate lungo il muro sommerso della nave a meno di 18 metri di profondità. Questo permetterà ai sommozzatori di ispezionare in sicurezza più spazio possibile anche grazie all’ausilio di videocamere a fibra ottica.

LO SQUARCIO SULLA NAVE (video dei vigili del fuoco):

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VERSO L’ABISSO. La Concordia ieri si è mossa nuovamente, puntando dritta verso l’abisso. Una rotazione di circa un metro e mezzo che ha provocato lo stop delle ricerche dei dispersi. Ma oggi gli uomini dei Vigili del Fuoco, della Guardia Costiera e della Marina riprenderanno le ricerche sia nella parte emersa che in quella sommersa. La paura di un ulteriore movimento è tanta, visto anche l’arrivo del maestrale previsto per la giornata di domani che porterà onde altre tra i 3 e i 4 metri. Ma la speranza di trovare qualche altro sopravvissuto è alta e le ricerche andranno avanti fino ad un nuovo ordine di stop.

SCHETTINO AI DOMICILIARI, SOSPESO DALLA COSTA. Sbagliò clamorosamente la rotta avvicinandosi eccessivamente all’Isola del Giglio. Si dimostrò incapace di gestire l’emergenza del naufragio. Abbandonò la nave quando a bordo c’erano ancora 300 persone in difficoltà, rifiutandosi di risalire a bordo, godendosi lo spettacolo in tutta sicurezza. Queste le colpe gravissime che il gip Montesarchio imputa al comandante Schettino. Ma nonostante questo non crede che ci sia un pericolo di fuga. “I reati contestati sono molto gravi e considerata la sua personalità non credo stia a casa ad aspettare che lo andiamo a prendere”, ha polemizzato il procuratore capo Francesco Verusio che ha aggiunto “stiamo preparando un ricorso al tribunale del riesame, lo presenteremo oggi o domani”. Intanto Schettino, è libero, ai domiciliare casa di Meta di Sorrento. Intanto la Costa Crociere ha sospeso il comandante dalla compagnia. ci sono stati i primi contatti tra la compagnia e i passeggeri della Concordia per determinare gli indennizzi relativi ai disagi sostenuti a causa del naufragio della scorsa settimana. Costa Crociere riferisce che li sta contattando, così come le associazioni dei consumatori.

LE IMMAGINI DELLE RICERCHE (Foto dei Vigili del Fuoco):

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LA CASSAFORTE. I sommozzatori dei carabinieri, appena riprenderanno le ricerche, cercheranno anche di entrare nella cabina del comandante Schettino per recuperare la cassaforte dove potrebbero essere custoditi documenti utili all’inchiesta. La cabina è situata a prua della nave, sulla murata di dritta e quindi nella parte sommersa. Una volta che verrà individuata, i carabinieri dovranno prelevare la cassaforte ma anche ogni altro eventuale documento o materiale all’interno della cabina che potrebbe essere utile per la ricostruzione di quanto avvenuto venerdì notte. Inoltre dovranno recuperare gli hard disk e i supporti informatici di bordo, situati nella sala comando, che insieme alla scatola nera hanno registrato ogni momento della tragica notte

Schettino a cena con Domnica prima dell’impatto, lei lo difende

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Spunta una donna nell’agghiacciante vicenda della Concordia. Il comandante Francesco Schettino era a cena con lei poco prima dell’impatto con lo scoglio. I due, dopo aver cenato sarebbero andati sulla plancia di comando.

LA DONNA. Il giallo attorno alla giovane moldava che ha cenato con il comandante si sta piano piano chiarendo. Lei si chiama Domnica Cermotan, 25enne e vive a Bucarest. Un quotidiano rumeno ha affermato che la ragazza faceva parte fino a poco tempo fa dell’equipaggio della nave. Venerdì 13 era in vacanza, in crociera, un regalo ricevuto per il suo compleanno. La donna in un intervista tv conferma che era con il comandante al momento dell’impatto e lo difende: “Ha salvato migliaia di persone”. Alle tv rumene ha raccontato inoltre che sarebbe salita sul ponte per tradurre in russo le informazioni fornite dagli ufficiali.

COSTA CROCIERE. Dalle prime indiscrezioni sembrava che Domnica Cermotan non risultasse nell’elenco dei passeggeri. Ma oggi è arrivata la smentita di Costa Crociere che afferma che la ragazza si era “regolarmente imbarcata” sulla nave nel porto di Civitavecchia, aggiungendo di essere “pronta a fornire alle autorità competenti identità della persona e numero di pratica del biglietto acquistato”. Costa Crociere precisa inoltre che “le leggi vigenti, le norme di sicurezza e i sistemi di controllo che l’azienda adotta con assoluto scrupolo, non consentono l’imbarco di persone non registrate”.

Su Facebook la tragedia diventa satira. E il protagonista è il capitano / FOTO

 Facebook: la pagina pro Schettino. “Il comandante? Persona eccezionale”

Giglio, la Regione si costituisce parte offesa. Primi risultati analisi marine

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La Regione Toscana si costituirà parte offesa nel procedimento penale contro i responsabili della tragedia del Giglio. Ai sensi dell’art. 90 del Codice di procedura penale, secondo il quale è consentito alla Regione intervenire per la lesione degli interessi da essa tutelati in materia di protezione civile, trasporto marittimo per i servizi di continuità territoriale, infrastrutture portuali di interesse regionale. La parte offesa può presentare memorie ed indicare elementi di prova.

L’INCIDENTE “NON PUO’ RESTARE IMPUNITO”. “Ciò che è accaduto all’isola del Giglio non può restare impunito – afferma il presidente Enrico Rossi – C’è un bisogno di verità e di giustizia. Tutti i cittadini si augurano di conoscere in tempi rapidi come sono andati realmente i fatti, di sapere chi ha sbagliato e chi paga per gli errori e per i danni causati alle persone, all’ambiente e al contesto sociale, economico e civile. Per questo abbiamo preso questa decisione. Presenteremo una memoria e porteremo tutti gli elementi di prova sui danni che la Costa Concordia ha provocato agli interessi che la Regione vuole e deve tutelare. La Regione interverrà già a partire da questa fase iniziale delle indagini”.

DANNI PROVOCATI. Secondo il parere dell’avvocatura regionale quando ci sarà un rinvio a giudizio la Regione potrà costituirsi parte civile nel processo e quindi avanzare la richiesta di risarcimento danni. La Regione potrà far valere oltre al danno all’immagine i dammi al turismo, al trasporto marittimo per i servizi di continuità territoriale, alle infrastrutture portuali, richiedere le maggiori spese sostenute per il servizio di protezione civile ed eventualmente per l’assistenza sanitaria garantita.

L’AMBIENTE MARINO. Il dipartimento Arpat di Grosseto, lo scorso martedì mattina ha effettuato un sopralluogo bordo di una motovedetta della Guardia Costiera nei pressi del relitto della nave per prelevare campioni di acqua al fine di ricercare l’eventuale presenza di idrocarburi. Gli operatori Arpat visivamente non hanno riscontrato sulla superficie del mare chiazza di idrocarburi od altre sostanze oleose. Successivamente sono stati effettuati 5 campionamenti di acqua di mare: uno circa a centro nave a dritta della medesima, gli altri tre rispettivamente a prua, al centro e l’ultimo a poppa sul lato sinistro della nave. Il quinto campionamento è stato effettuato al largo, a circa un miglio di distanza dalla Concordia. I campioni sono stati inviati al laboratorio Arpat di Area Vasta di Siena. Nei giorni successivi presso l’isola del Giglio si è recato anche il battello oceanografico Arpat, “Poseidon”, che ha effettuato ulteriori campionamenti nelle acque del Giglio. Stamani, dal laboratorio, hanno anticipato che sui campioni prelevati martedì 17 gennaio non sono stati rilevati idrocarburi.

Costa, lunga attesa per la rimozione del relitto. Tempi minori per il carburante