venerdì, 13 Dicembre 2024
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Un volume sulla terracotta di Impruneta

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Il volume è stato promosso dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze in occasione delle celebrazioni per i settecento anni della terracotta imprunetina, la cui tradizione nasce ufficialmente con il più antico documento ad oggi noto, ovvero la riforma degli statuti della corporazione dei “mezzinai e orciai”, firmata dal notaio Ser Benintendi di Guittone da Santa Maria Impruneta il 23 marzo 1308 anno fiorentino.
Il volume ripercorre agilmente le tappe di questa lunga storia che è giunta fino a noi, intrecciandosi indissolubilmente alle vicende del paese di Impruneta e caratterizzando in maniera decisiva, con il caldo colore rosso della terracotta, il paesaggio rurale e urbano circostante, con la città di Firenze soprattutto: dalla sorprendente cupola brunelleschiana, ai preziosi pavimenti medicei della Biblioteca Laurenziana e di Palazzo Vecchio, fino alle architetture in laterizio, come il Palazzo Budini-Gattai, quello di Federico Zuccari o ancora gli edifici militari, dalla cinquecentesca Fortezza da Basso, alla Scuola di Guerra Aerea costruita nel parco delle Cascine negli anni 1937-1940.
Dopo un primo capitolo sulla storia della manifattura della terracotta nel territorio di Impruneta, il quaderno offre un breve excursus sui campi di applicazione di questo materiale, così umile ed antico eppure estremamente duttile e vitale. Ampiamente impiegata nella fabbricazione di materiali per l’architettura, la terracotta era un tempo usata anche per la foggiatura di vasellame domestico sia per la mensa che per la cucina e per la dispensa, ma anche conche da bucato e forse scaldini. Di questa straordinaria varietà di manufatti, oggi non restano che i monumentali orci da olio, vanto delle fornaci imprunetine, dove ancora sono foggiati interamente a mano. Non più impiegati come contenitori da derrate, gli orci sono per lo più ambientati in parchi e giardini, accanto alle altrettanto famose conche da agrumi.
Le abilità della lavorazione, tramandate di generazione in generazione, sono rivelate nel terzo capitolo del volume, dove si racconta della raccolta, macinazione ed impastatura dell’argilla, della nobile tradizione del “lavoro quadro”, ovvero la fabbricazione di mattoni e tegole, e del “lavoro tondo”, cioè la foggiatura di orci, conche e vasi, e poi, attraverso le fasi di rifinitura e di essiccamento, della difficilissima arte della cottura a fuoco di legna, entro quei forni alla romana rimasti immutati da tempo immemorabile.
Sono infine proposti alcuni itinerari alla scoperta della terracotta di Impruneta, passeggiando tra chiese, musei e palazzi di Firenze e dintorni.

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