Con l’arrivo della nuova ondata di caldo, denominata Ulisse, c’era da aspettarselo che anche l’agricoltura e la produzione ne avrebbero risentito. La Coldiretti oggi ha comunicato che gli allevamenti colpiti dalla siccità sono circa 25.000.
IL CASO. La denuncia di questa situazione è partita da un allevatore di Volterra, Bartolomeo Carta, il quale è costretto a portare l’acqua al campo attraverso due cisterne da cinquanta quintali l’una per rifornire gli abbeveratoi e dissetare le sue pecore. Le elevate temperature di questo periodo e la mancanza di pioggia hanno infatti trasformato i pascoli in deserti, quasi totalmente privi di risorse d’acqua e di erba. Roberto Nocentini, Presidente dell’Associazione Regionale Allevatori, spiega: “I pascoli sono secchi e gli allevatori sono già costretti ad utilizzare, per dare da mangiare agli animali, il fieno, intaccando pesantemente le riserve invernali. In Toscana, in estate, di solito, gli animali si alimentano con l’erba dei pascoli, cosa che riduce notevolmente i costi di gestione”. È lo stesso allevatore a sottolineare come se le pecore non mangiano anche la produzione di latte ne risente e l’erba secca rischia di rendere gli animali meno fertili e produttivi.
LA PROBLEMATICA. In questa situazione non solo il costo dell’alimentazione sarà del 70% – 80% in più al giorno, ma anche la produzione di latte potrebbe subire delle perdite che si stimano tra il 30% – 40% per un valore che si aggira intorno ai venti, venticinque milioni di euro. Nocentini sottolinea che questo è un fatto storico eccezionale in Toscana dove l’erba non è mai mancata, ma aggiunge che finite le scorte di fieno, ormai prossime, gli allevatori saranno costretti ad acquistare le foraggere con un notevole aumento dei costi di produzione.
NON SOLO SICCITÀ. Il problema è ulteriormente aggravato dal fatto che le già scarse risorse d’acqua vengono assalite da cinghiali, daini e cervi. Gli ungulati, cresciuti a dismisura tanto da essere considerati un’emergenza sociale, sono rimasti anch’essi privi d’acqua a causa della siccità e si sono spinti sempre di più ad abbeverarsi nei pozzi e nei laghetti perché assetati, privando però gli animali allevati, come bovini, ovini ed equini, della loro riserva d’acqua. Sono così circa 700 mila gli animali che hanno difficoltà ad abbeverarsi con esiti pesanti sulla quantità delle produzione e sul benessere degli animali.