Baruffa questa mattina in Consiglio regionale. Cinque manifestanti hanno fatto ingresso in aula indossando un burqa, per protestare contro la bocciatura di una mozione della Lega che prevedeva il divieto di indossare capi di abbigliamento che coprono il volto.
VOLTO COPERTO. Sotto il velo si nascondevano alcuni componenti del Circolo La Martinella di Firenze. L’iniziativa ha colto di sorpresa l’aula, gettando nello scompiglio la seduta, che si è interrotta per alcuni minuti, necessari ad allontanare i manifestanti e riportare l’ordine tra i consiglieri inferociti (soprattutto nelle fila del Pdl).
ROTTURA. Le parole più pesanti sono arrivate dal consigliere Pdl Nicola Nascosti, che in quel momento stava parlando della crisi edilizia. “Con questa iniziativa si conclude l’alleanza con la Lega Nord”. “Noi avremmo tutto da guadagnare da un’eventuale fine dell’alleanza col Pdl in Toscana – replica il capogruppo leghista Gambetta Vianna – . Chi ha qualcosa da perdere da una rottura sono proprio gli ‘azzurri’. Ho saputo che il Pdl accusa la Lega Nord di aver orchestrato tutta la protesta, ma la paternità del gesto è de ‘La Martinella’. Il Pdl, a quanto pare, voleva strumentalizzare a proprio favore l’iniziativa di questo circolo culturale per accaparrarsi le prime pagine dei giornali”.
MOZIONE. La mozione presentata dalla Lega Nord prevedeva il “divieto di indossare abiti che coprono il volto”, come appunto il burqa, ed è stata respinta qualche tempo fa. A suggerire la mozione erano stati proprio i componenti della Martinella. “Non siamo legati a nessun partito – hanno spiegato questa mattina – non ce l’abbiamo con l’Islam ma vogliamo che la legge sia rispettata. In Italia ben tre norme vietano di girare mascherati e quindi anche con il burqa”.
BLITZ. Per mettere in pratica il blitz i cinque (quattro uomini e una donna), si sono regolarmente accreditati all’ingresso, senza velo, indossando il burqa solo in ascensore. “Il Consiglio regionale ha respinto la mozione, noi allora non violiamo alcuna legge e possiamo essere ammessi ovunque”. I nomi dei cinque sono comunque stati messi a verbale dal presidente del Consiglio.