sabato, 20 Aprile 2024
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Esplosione a Marrakech: ”Io, seduto in quel bar tre giorni fa”

''In piazza Djmaa el Fna sono stato pochi giorni fa, ad inizio settimana. E prima di tornare a Fes, dove avevo base, mi sono fermato a sorseggiare un tè alla menta con alcuni amici proprio all’Argana, che con il Cafè de la Paix, ha una delle terrazze più belle della vecchia medina'': il racconto testimonianza di Antonio Passanese.

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Quando si parla di Marocco, la prima città che viene in mente è sicuramente Marrakech, il centro vitale e turistico del regno di Mohammed VI. I kamikaze che, secondo le ultime notizie provenienti da Al Arabiya, questa mattina avrebbero seminato terrore e morte nella piazza simbolo di questa città, e di un intero popolo, con molta probabilità volevano colpire la vicinanza del governo all’occidente.

POCHI GIORNI FA. In piazza Djmaa el Fna sono stato pochi giorni fa, ad inizio settimana. E prima di tornare a Fes, dove avevo base, mi sono fermato a sorseggiare un tè alla menta con alcuni amici proprio all’Argana che, con il Cafè de la Paix, ha una delle terrazze più belle della vecchia medina, dove poter ammirare uno tra i luoghi storici e sempre vivi di Marrakech, tra incantatori di serpenti, cantastorie, venditori di pozioni berbere e baracchini dove con pochi dirham si può bere un’ottima spremuta d’arancio. Non sono stato molto a Marrakech, il tempo di salutare persone che non vedevo da un po’, di fare un giro nei souk che sono proprio dietro l’Argana e poi di ristorarsi proprio in quel cafè e su quella terrazza. Una scelta dettata assolutamente dal caso. Un paio d’ore di relax prima di tornare nella Firenze magrebina, a Fes.

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MONDO ARABO. La vita nelle medine va avanti sempre allo stesso modo, con gli stessi rituali. Nulla farebbe pensare a situazioni di pericolo, e dire che anche il Marocco sia stato toccato dalla rivoluzione che sta investendo buona parte dei paesi che si affacciano sul Mare Nostrum è sicuramente un’esagerazione. Certo, di manifestazioni ce ne sono state e ce ne sono, ma non come in Tunisia, Egitto, Libia o Siria. Poche persone con pochi cartelli per chiedere più lavoro, salari più adeguati e più democrazia.

TURISMO. Sono tornato in Italia da poche ore e già pensavo al prossimo viaggio, naturalmente in Marocco. La notizia di questo attentato mi ha scosso perché, a questo punto, credo di essere un miracolato. Poteva accadere tre giorni fa e tra le vittime ci sarebbero stati molti italiani – tutti quelli seduti nei tavolini accanto al mio –, me compreso. Chi ha colpito in Djemaa el Fna vorrebbe che questa nazione Nordafricana diventasse una fucina di islamisti radicali, pronti a punire gli infedeli in una logica quasi medievale di guerra santa. Vogliono che Mohammed VI venga isolato dalla comunità internazionale e che i turisti scelgano altre mete, sicuramente non arabe. Fortunatamente però la gente comune non è sulla stessa lunghezza d’onda e ovunque si andrà, da Tangeri a Ouarzazate, da Essaouira a Rabat, tutti condanneranno questi omicidi, senza se e senza ma, che con l’Islam nulla hanno a che fare. Perché i marocchini sanno bene che buona parte dell’economia è retta proprio dal turismo, e se un domani il flusso di visitatori dovesse inspiegabilmente terminare in molti non avrebbero neanche la possibilità di comprarsi un pezzo di pane.

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