Per la prima volta dal dopoguerra la soglia dei morti sul lavoro scende sotto i mille casi l’anno. Nel 2010, infatti secondo l’Agenzia Dire, le cosiddette “morti bianche” sono state 980 a fronte delle 1.053 dell’anno precedente, con una flessione pari al 6,9%. Scendono anche gli infortuni (-1,9%) che nell’ultimo anno sono passati da 790 mila casi a 775 mila, registrando un calo di 15 mila denunce di incidente. Lo rivela il Rapporto annuale Inail2010, presentato questa mattina a Roma alla Camera, alla presenza del presidente Gianfranco Fini e del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Andamento decrescente dell’infortuni. “Il confronto tra il 2009 e il 2010 conferma l’andamento decrescente degli infortuni, anche se in misura molto piu’ contenuta rispetto al periodo 2008-2009, con una contrazione dell’1,9% dei casi denunciati , da 790 milaa 775 milae un numero di decessi, da 1.053 a 980, pari al 6,9%che, per la prima volta dal dopoguerra, scende sotto i mille casi – sottolinea il presidente dell’Inail Marco Fabio Sartori -. Complessivamente, nel periodo 2001-2010, tenendo conto dell’aumento dell’occupazione (+5,9%), il dato percentuale diventa eclatante con una flessione del 28,4% – aggiunge Sartori, sottolineando che il risultato del 2010 non era affatto scontato. Nel 2009 c’era stato infatti un calo record (-9,7%, che rappresenta la riduzione piu’ alta dell’ultimo quindicennio. Non solo, ma un terzo circa della diminuzione complessiva era dovuto alla grave crisi economica e occupazionale. “Personalmente temevo che, per una sorta di effetto-rimbalzo il 2010 evolvesse in una ripresa del fenomeno infortunistico con un riallineamento ai livelli piu’ consolidati degli anni precedenti- aggiunge Sartori-. Cosi’ non e’ stato e la diminuzione degli infortuni nel 2010, pur in un certo permanere della crisi, rappresenta un risultato di particolare rilievo anche stimando il calo reale”. La diminuzione degli incidenti, secondo Sartori, non sarebbe quindi ascrivibile al taglio dei posti di lavoro e al numero crescente di persone in cassa integrazione per effetto della particolare situazione economica del paese. Al netto dell’effetto della perdita di quantita’ di lavoro, valutata attraverso le Ula, unita’ di lavoro equivalente dell’Istat, emerge infatti che in termini reali il calo sia stato pari all’1,2% per gli infortuni in generale e al 6,2% per quelli mortali.
Bene l’agricoltura. L’analisi settoriale 2009-2010 mostra che e’ l’agricoltura a conseguire il risultato migliore in termini di infortuni (-4,8%), seguita dall’Industria (-4,7%) e dai servizi, in controtendenza, con un lieve aumento (pari allo 0,4%). Sensibile anche la diminuzione dei decessi in tutti i rami di attivita’: agricoltura (-10,2%), industria (-9,7%) e servizi (-3,0%). Scomponendo i settori, riduzioni molto elevate si verificano nella metallurgia (-37,8%) e nel Commercio (-26,3%), mentre il dato delle Costruzioni (-6,1%) e’ allineato al valore medio generale (-6,9%). In controtendenza il settore dei Trasporti (+9,8%). Gli infortuni “in itinere” ( percorso casa-lavoro-casa )scendono nel 2010 del 4,7%. Contenuta invece (-1,5%) la riduzione degli infortuni “in occasione di lavoro” (avvenuti all’interno del luogo di lavoro, nell’esercizio effettivo dell’attivita’) che rappresentano circa il 90% del complesso delle denunce. La situazione e’ analoga per i casi mortali: scendono del 5,5% le morti in occasione di lavoro e del 10,9% quelle in itinere. Da segnalare la crescita (+5,3%) degli infortuni occorsi ai lavoratori per i quali la strada rappresenta l’ambiente di lavoro ordinario (autotrasportatori merci, autotrasportatori di persone, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale, ecc.). I casi sono passati dai 50.969 del 2009 ai 53.679 del 2010, il valore piu’ alto dal 2005, primo anno di rilevazione strutturale e completa del dato.