“L’auto? Piuttosto la lascio sulle strisce. Al parcheggio di San Donato no, troppo lontano, e poi è a pagamento”. Un avvocato arriva trafelato e parcheggia dove il parcheggio non c’è, lungo il marciapiede. I posti auto nell’area di sosta del nuovo Palazzo di giustizia alle 9 del mattino sono già finiti.
CONTRADDIZIONI. Dentro il gigante di vetro regna la giustizia, fuori la sosta selvaggia. In compenso, il sotterraneo di San Donato, a poche decine di metri, rimane desolatamente vuoto. E’ una delle contraddizioni di Novoli, il vecchio quartiere dormitorio che oggi un risiko di progetti sta trasformando nel nuovo quartier generale della città. Dal Polo delle Scienze sociali, aperto nel 2001, al multiplex e alla cittadella commerciale, dalla sede madre della Cassa di risparmio e quella della Regione, al complesso residenziale disegnato da Léon Krier: nati dal recupero della vecchia area Fiat, con loro Novoli sta diventando la vera porta d’ingresso, il biglietto da visita della città. Tra poco arriveranno anche la tramvia e il nuovo stadio alla Mercafir, oltre al Palagiustizia fresco di inaugurazione.
MOBILITA’. Ma, per il momento, non tutti i tasselli sembrano incastrarsi alla perfezione. A partire proprio dalla mobilità. Problema particolarmente sentito dai togati che hanno traslocato uffici e faldoni dal centro. Per molti di loro il Palagiustizia di Novoli è “funzionale ma scomodo”. Per i posti auto innanzitutto, considerati “insufficienti”. “Dobbiamo litigare ora per il posto, figuriamoci quando si sarà trasferito tutto il penale”, spiega un’avvocatessa. Da un lato, come dimostra il parcheggio di San Donato deserto, i giuristi fanno un po’ di resistenza a sposare le nuove abitudini. Dall’altro hanno un timore oggettivo: quello del cortocircuito del traffico su viale Guidoni e viale Redi quando la sede giudiziaria, in autunno, sarà a pieno regime. “Già oggi – racconta un avvocato – per uscire con l’auto dalla rotato- ria di viale Forlanini è un’impresa”.
“ODISSEA”. La dottoressa B., giudice di pace, la macchina non ce l’ha, ma anche per lei arrivare al nuovo ufficio è una piccola odissea quotidiana: da via Masaccio, dove vive, va in bus fino a Campo di Marte, da lì in treno fino a Rifredi e poi ancora in bus. “Un’ora ad andare e una a tornare”, spiega. E sogna una “navetta dal centro per soli avvocati”. Un giudice confida: “Al nuovo Palazzo ci verrò solo per le udienze”. Poco importa se è a due passi da aeroporto e autostrada, quel che conta è che “è troppo lontano da centro e stazioni”, spiega. “Nessuna pista ciclabile e pochi bus”, gli fa eco un avvocato. Anche se in realtà le fermate del 5 e del 22 che servono il Palazzo sui due lati del viale sono praticamente deserte: scende solo una ragazza venuta per testimoniare. Gli avvocati, del resto, non si fidano. “Se il bus ritarda, non posso dire al giudice di prendersela con l’Ataf”, spiega uno di loro. Un suo collega spera nella tramvia che collegherà Peretola con Santa Maria Novella. Anche se, altro neo del puzzle, il Sirio si fermerà a qualche centinaio di metri dal palazzone, prima di immettersi su via di Novoli. “Un po’ lunga da fare a piedi”, commenta.
TRAMVIA: Verso i cantieri nella strettoia