Firenze è in overtourism? Tredici milioni e mezzo di turisti hanno visitato la città e l’area fiorentina nel 2018, stando solo alle presenze ufficiali. Un aumento del 50,8% dal 2008. Il boom del turismo nelle città d’arte ha travolto Firenze fino al punto di rottura. Perché un limite esiste, ogni città ha una capacità di carico massima dettata in primis dalle sue caratteristiche fisiche. Oltre la quale cominciano i problemi.
Overtourism a Firenze
Quando è troppo è overtourism: si definisce così l’influenza negativa che il turismo ha su una destinazione, o parte di essa, a discapito della qualità di vita percepita dai residenti e dell’esperienza dei turisti stessi (la professoressa Patrizia Romei ne spiega bene le caratteristiche nell’intervista a Il Reporter di settembre 2019).
Oggi a Firenze ci sono 11 mila Airbnb, 8 mila nell’area Unesco (erano la metà nel 2015). In centro si incontrano 217 esercizi di somministrazione alimentare per chilometro quadrato. L’abitudine del “mordi e fuggi” è ancora dura a passare, nonostante gli sforzi dell’amministrazione. Si scende in gruppi dal pullman, magari dopo esser scesi prima dalla nave da crociera, e in un paio d’ore – se non meno – si ha giusto il tempo per una corsa tra i monumenti, una foto ricordo e un panino al volo prima della prossima città d’arte o outlet. Poco più che guardare una cartolina e alla città non rimane nulla se non il traffico e la folla.
Non è facile governare l’overtourism, fenomeno nuovo ma ingrossato in fretta, a Firenze come nelle altre capitali del turismo. La questione ha occupato buona parte delle cronache agostane e d’altra parte qualunque fiorentino che si sia avventurato verso piazza della Signoria durante l’estate capisce bene di cosa si sta parlando.
Da almeno tre anni il Comune ha adottato politiche di salvaguardia contro l’altrimenti inevitabile mutazione del centro storico in “mangificio” e “Disneyland del Rinascimento”. È il momento di aumentare il passo (l’assessora Del Re anticipa alcuni dei suoi piani nell’intervista a Il Reporter di settembre 2019).
Le città alleate di Firenze e la lotta all’overtourism
Vero è che nessuno ancora ha trovato la formula perfetta. Anche per questo è utile guardarsi intorno, in Europa e nel mondo, perché globale è la dimensione del problema. Cosa si è fatto nelle città alleate di Firenze?
Venezia, la laguna affonda. Ticket d’ingresso e contapersone
Città simbolo nel mondo dell’overtourism, a Venezia i 122.000 residenti nel centro storico del 1965 sono oggi ridotti a 54.000. Dal 1° settembre, chi varca il ponte della Libertà, unico collegamento veicolare tra la città lagunare e la terraferma, paga un “contributo di accesso”. Un biglietto, niente di meno. All’inizio di 3 euro per tutti senza distinzioni ma già dal prossimo anno scatteranno gli aumenti a tariffa variabile, fino a 10 euro nei giorni da “bollino nero”. A febbraio arrivano i conta-persone, distribuiti nei punti nevralgici della città vecchia insieme a sensori per il rilevamento dei flussi. Tutto trasmesso in tempo reale a un “cervellone” elettronico capace di processare l’enorme mole di dati per deviare i flussi in caso di sovraffollamento ed elaborare previsioni precise sul numero degli arrivi. È appena l’inizio di quel che sarà il turismo nell’era dei big data.
Barcellona, stop alle crociere nella capitale del Mediterraneo
Nel 1990 i turisti erano 1,7 milioni. Nel 2017 sono stati 32 milioni, meno di 9 dei quali hanno effettivamente pernottato in città. I flussi, a Barcellona, si concentra nel triangolo tra La Rambla, la Sagrada Familia e il Parc Güell, attraverso aree intensamente residenziali nelle quali, semplicemente, è impossibile espandere lo spazio a disposizione. L’attuale sindaca Ada Colau lanciò l’allarme nel 2014, ancora prima di venire eletta: “Il turismo di massa incontrollato finisce per distruggere quelle stesse cose che in principio avevano reso una città attrattiva: l’atmosfera unica della cultura locale”. Due anni fa ha approvato un dettagliatissimo piano per lo sviluppo del turismo sostenibile che fissa gli obiettivi del 2020. Intanto la capitale catalana – dove le proteste dei residenti contro l’invasione sono sempre più frequenti – studia il taglio delle navi da crociera e il blocco all’espansione dell’aeroporto (il settimo in Europa per traffico).
Amsterdam: dove il turismo si promuove al contrario
A lanciare l’allarme è il rapporto Perspective 2030. Se nel 2018 i turisti sono stati 18 milioni, la stima al ribasso è che nel 2030 toccheranno i 29 milioni, sempre che si ponga un freno alla crescita esponenziale dell’ultimo decennio. Altrimenti si sfioreranno i 42 milioni di arrivi all’anno in una città di 800mila abitanti. Una situazione che la tollerante Olanda non tollera più. L’ente nazionale di promozione del turismo ha smesso di promuovere Amsterdam: non ce n’è più bisogno, ora si spinge fuori dalla capitale.
Tra i punti fermi del piano, rendere tutti i Paesi Bassi ugualmente appetibili per il turista, sostenibilità prima di tutto, giusto bilanciamento tra vantaggi e svantaggi del turismo. E Amsterdam corre ai ripari: stop alla costruzione di nuovi hotel e negozi di souvenir, limite di 30 giorni l’anno per chi affitta casa su Airbnb e simili, multe salatissime da pagare sul posto per chi si comporta da incivile. Con una campagna di sensibilizzazione che compare a chiunque cerchi su Google informazioni per un viaggio.