mercoledì, 30 Aprile 2025
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Rapina al portavalori con esplosivo e fucili: sette persone in carcere

Il commando armatao era entrato in azione lo scorso 22 marzo a Capalle, simulando un incidente stradale: il colpo aveva fruttato 700mila euro. Tra le persone finite in carcere ci sono anche due guardie giurate: una di loro, il giorno della rapina, era l’autista del blindato.

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Sette persone sono finite in carcere per la rapina al portavalori avvenuta lo scorso marzo.

IN CARCERE. La Squadra Mobile della Questura di Firenze, questa mattina, ha proceduto all’esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Firenze dottoressa Cipriani, nei confronti di persone ritenute appartenenti a un gruppo criminale che – alle 9 del  22 marzo scorso, in località Capalle, nel comune di Campi Bisenzio  – aveva messo in atto una rapina ai danni di un portavalori, rubando ben 700mila euro.

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L’INCIDENTE. Il commando, armato di pistole e fucili, nonché di un ordigno esplosivo, aveva simulato un incidente stradale con uno scooter rubato: le guardie giurate erano uscite dal furgone per prestare soccorso al conducente dello scooter ed erano state immobilizzate dal gruppo criminale. Le indagini effettuate dal personale della quinta Sezione della Squadra Mobile fiorentina avrebbero però accertato il coinvolgimento – nell’organizzazione del piano – di due guardie giurate, fra cui quella che, il giorno della rapina, era l’autista del blindato.

LE INDAGINI. Le immagini acquisite dagli investigatori – spiegano dalla Questura – avrebbero infatti permesso di appurare che non c’era stata collisione tra lo scooter – condotto da uno dei rapinatori – e il furgone portavalori: da questo gli invetigatori sarebbero risaliti alla “compiacenza” della guardia che conduceva il blindato. Gli autori della rapina utilizzavano sim intestate a ignari cittadini cinesi, tutte acquistate nello stesso dealer fiorentino. Le successive investigazioni avrebbero poi permesso di attribuire le utenze telefoniche ai personaggi destinatari delle misure restrittive che, nel corso delle intercettazioni, dialogavano continuamente per chiarire i dubbi sulla spartizione del denaro.

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L’ERRORE. I rapinatori – “grazie alla collaborazione delle guardie giurate”, spiega la Questura – erano a conoscenza del fatto che il portavalori conteneva ben un milione e 200mila euro, ma “per errore” ne avevano presi “solo” 700mila: la restante parte, ben 500mila euro, non era stata prelevata da nessuno, perché dimenticata all’interno del blindato, sotto un giubbotto antiproiettili. Le guardie giurate sottoposte – anch’esse – a monitoraggio telefonico e ambientale – viene spiegato ancora – avrebbero usato eccezionali cautele: sarebbero state, infatti, in possesso di un rilevatore di microspie per verificare la presenza di cimici all’interno delle auto private.

L’ALTRO COLPO. Nel corso delle indagini sarebbe stato accertato anche il possesso, da parte degli indagati, di numerose armi (come pistole e fucili a pompa) che sarebbero servite per consumare – di lì a poco – un’altra rapina. Anche in questo caso, “avvalendosi delle guardie giurate, i malviventi  progettavano di assaltare un caveau per rapinare  ben 180.000.000,00 euro”, racconta la Questura. I soggetti destinatari delle misure restrittive, oltre alle due guardie giurate, “vantano una curriculum criminale di tutto rispetto: alcuni di essi, infatti, sono stati arrestati, in passato, per omicidi e per la partecipazione ad associazioni di stampo mafioso”. Nel corso delle indagini, inoltre, sono stati  sequestrati 40mila euro a carico di uno degli arrestati.

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