“Le belle tasse”, un gioco di ruolo per capire a cosa servono e perché è giusto pagarle.
L’INIZIATIVA. Appuntamento nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, questa mattina, per l’iniziativa “Le belle tasse”, gioco di ruolo per far comprendere ai “contribuenti di domani” un concetto fondamentale: solo attraverso il sacrificio individuale (attraverso il pagamento delle tasse) si può raggiungere un interesse collettivo. Il gioco è stato diretto dal professor Franco Fichera, ideatore del gioco, ordinario di diritto tributario presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli (autore del libro “Le belle tasse. Ciò che i bambini ci insegnano sul bene comune”, Einaudi, Torino 2011 – www.lebelletasse.com ). Impegnati oltre 100 studenti delle quarte e quinte delle primarie fiorentine ‘Giotto’ e ‘Fanciulli’. L’evento rientra ne ‘Le Chiavi della Città’, il pacchetto di iniziative e progetti formativi che l’assessorato all’educazione offre ai ragazzi delle scuole dell’infanzia, delle primarie e delle secondarie di primo grado, è organizzato dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze e dall’assessorato all’educazione e conclude il percorso formativo che le Fiamme Gialle fiorentine hanno intrapreso nel corso dell’anno scolastico 2012/2013 negli istituti di Firenze e provincia che ha visto protagonisti, complessivamente, oltre duemila studenti.
L’OBIETTIVO. L’obiettivo principale – viene spiegato – è stato quello di diffondere tra gli studenti il concetto di ‘sicurezza economica e finanziaria’. Partendo dal ruolo rivestito dalla Guardia di Finanza quale organo di polizia che ha come compito principale quello di garantire la ‘legalità economica’, durante gli incontri sono stati approfonditi temi inerenti la lotta all’evasione fiscale e il controllo sulla spesa pubblica, il contrasto alla contraffazione di marchi e alla pirateria audiovisiva e informatica, la lotta al traffico e uso delle sostanze stupefacenti. Il gioco de “Le belle tasse” è finalizzato a far comprendere ai giovani studenti l’importanza del versare le tasse e il suo fine sociale. La sede dell’aula consiliare del Comune di Firenze è stata scelta per dare un senso di “istituzionalità” al gioco e far sentire maggiormente coinvolti i bambini in un’attività che può sembrare puramente ludica ma che si carica di importanti significati. Gli scolari simulano una comunità, con alcuni alunni che svolgono il ruolo di un “governo” retto da un primo ministro mentre i restanti scolari rappresentano i comuni cittadini. Nel Salone dei Duecento è stata allestita anche un’apposita scenografia fatta di sagome (realizzate dalla scuola di scenografia dell’Accademia delle Belli Arti di Firenze) che richiamano i principali capitoli di spesa dello stato (sanità, scuola, trasporti, ecc.).
IL GIOCO. La durata del gioco è stata di circa 2 ore. Gli alunni, che fino all’ultimo sono stati tenuti all’oscuro del funzionamento del gioco, sono stati portati nell’aula consiliare e lì, il professor Fichera, con l’aiuto degli insegnanti, ha individuato 10 bambini destinati a formare il ‘Governo’ (tra cui il ‘Capo del Governo’), 5 bambini con il ruolo di esattori e 5 con il ruolo di amministratori. Tutti gli altri si sono accomodati sugli scranni dell’aula con il ruolo di cittadini della comunità. A ciascuno sono state distribuiti, in modo casuale, sacchetti contenenti monete di cioccolato in quantità diseguale (a rappresentare la diversa distribuzione della ricchezza di una data collettività), un modulo da riempire (che rappresenta la dichiarazione dei redditi da compilare) e una penna. Dopo l’introduzione del professor Fichera, che ha spiegato il significato delle tasse, delle spese e del dovere della solidarietà e altruismo, il “Governo” ha deciso la misura in cui tutti i membri della collettività devono concorrere alle spese pubbliche (nello specifico, il 40% delle loro fortune) mentre, coloro che sono risultati detentori di 5 “monete”, sono stati esentati dal pagare le “imposte”; tutti, quindi, hanno compilato la dichiarazione (calcolando quanto dovuto) e hanno versato agli esattori le “tasse dovute” in termini di monete di cioccolata. Il “Governo” ha ordinato agli esattori di recarsi presso i contribuenti e di ritirare la dichiarazione e di incassare le “tasse/monetine di cioccolato”. Una volta conteggiate le monetine incassate, il “Governo” ha comunicato a tutti l’ammontare delle tasse dovute e la cifra incassata, evidenziando l’eventuale ammanco, che costituisce “l’evasione”. Le monete incassate dal Governo sono state distribuite per ogni voce di spesa importante (scuola, sanità, trasporti, difesa, politiche sociali); per la mancanza di monete a causa dell’evasione, oltre a non soddisfare le “esigenze pubbliche”, è stato sottolineato lo scarso senso civico della comunità. L’esperimento si è chiuso con il commento finale del professor Fichera che ha illustrato agli studenti che cosa è successo, il perché delle tasse e delle spese, per quali motivi è importante pagare le tasse e chi sono gli evasori.