È un Isolotto in bianco e nero quello conservato in otto grandi armadi che prendono tutta una parete della stanza all’interno delle baracche verdi. Dietro le grigie ante c’è l’Isolotto delle lotte operaie, delle messe in piazza, del “prete ribelle” Don Enzo Mazzi, di cui quest’anno ricorre il terzo anniversario della morte.
È stato Sergio Gomiti, vicario negli anni Sessanta di Don Mazzi, suo grande amico e anima insieme a lui della Comunità di base, a raccogliere con pazienza oltre 3mila articoli di quotidiani e periodici, 2mila foto, centinaia di registrazioni audio, 1.200 lettere arrivate da tutto il mondo dopo la cacciata di Enzo Mazzi, rimosso dall’incarico di parroco dell’Isolotto nel 1968, e la creazione di una delle prime comunità cristiane di base in Italia, che non riconosce le gerarchie della chiesa di Roma.
Nel 1969 ne nacquero oltre trecento in tutto lo Stivale, oggi sono una manciata. Sergio ha addirittura conservato e trascritto una bobina del 1967, la più vecchia delle trecento custodite nell’archivio, su cui è inciso un discorso che Giorgio La Pira tenne durante una messa.
C’era una volta l’Isolotto
“Un tempo all’Isolotto abitava un insieme di persone che erano avverse l’une con le altre, dal punto di vista politico, sociale e culturale: c’erano operai della Galileo e poliziotti, democristiani e mangiapreti. Di quella gente ormai ne è rimasta poca: il quartiere si è trasformato”, racconta Sergio. “Ho sempre sofferto per queste divisioni: con Enzo volevamo creare una chiesa che fosse una famiglia”.
Sergio Gomiti, 83 anni, occhi vispi e celesti, spirito combattivo, da una vita cura questo archivio e continua a occuparsene nonostante l’età. “L’ho fatto nascere io”, dice orgoglioso.
L’Isolotto 60 anni fa
È arrivato all’Isolotto come cappellano quando aveva 23 anni, ha iniziato a dire messa nel 1957 quando la chiesa del quartiere era costruita per metà: mancava l’abside.
Da allora ha iniziato a mettere nel cassetto tutto ciò che gli sembrava importante: dalle liturgie che insieme a Don Mazzi traducevano in italiano (ben prima che il Concilio Vaticano II decidesse l’addio alle messe in latino), ai programmi della domenica in cui al rituale si univa la discussione sui temi di attualità: il Vietman, le lotte operaie di casa nostra, i problemi del rione.
L’archivio (foto: Il Reporter – GC)
L’archivio della comunità di base
Nel 1995 i documenti che dopo la cacciata dalla parrocchia erano stati affidati ad alcune famiglie, sono stati raccolti in modo sistematico; dal 2004 l’archivio è riconosciuto come di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica della Toscana. Oggi è curato da due esperti, grazie ai contributi arrivati dalla chiesa Valdese, e progressivamente tutto il materiale viene digitalizzato per proteggerlo dal passare del tempo.
Online è possibile consultare gran parte dei documenti dell’archivio storico della Comunità di base dell’Isolotto.