domenica, 22 Dicembre 2024
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Petrone: il primo divo viola

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Splendida estate del 1931 per i fiorentini. Il sogno si era realizzato: la Fiorentina era in serie A! La prima cosa da fare era attrezzare una squadra tale da competere alla pari con le veterane della serie A.


A Firenze erano già giocatori importanti quali Ballanti, Vignolini, Pizziolo, Neri, Galluzzi e Rivolo, ma bisognava fare di più. Arrivò dalla Triestina il terzino Gazzarri, dal Legnano il mediocentro Bisogno, dal Bologna il livornese Alfredo Pitto e dal Padova Prendato. Mancava però il centravanti, lo sfondatore, il macinatore di reti. Era il tempo degli oriundi, il primo tempo anzi. Libonatti, Stabile, Chini, Cesarini, Orsi, Fedullo, Sallustro già brillavano di viva luce sui nostri campi e dalla primavera del 1931 partirono dalla sede viola cablogrammi per il Brasile, l’Argentina, l’Uruguay: venivano in risposta segnalazioni, proposte, conferme.

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Finalmente anche a Firenze arrivò l’oriundo. La squadra viola aveva assunto Pedro Petrone, centravanti di Montevideo, campione del mondo del 1930. Era una notizia bomba, perchè Petrone era un nome grosso della scena del calcio mondiale.

Il 6 agosto 1931 sbarcò a Genova da un lussuoso transatlantico, insieme ad altri calciatori sudamericani destinati a squadre italiane.
Pedro Petrone non era più giovanissimo: si diceva che avesse già superato la trentina al momento del suo arrivo a Firenze.
I giornali scrissero, invece, che era nato nel 1906 (attribuendogli pertanto solo 26 anni) in Basilicata da genitori lucani: più tardi fu provato però che aveva visto la luce a Montevideo.

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I fiorentini rimasero entusiasti dell’acquisto e subito cominciarono a sognare ad occhi aperti, ma l’oriundo cominciò subito a fare le bizze. Venuto in Italia senza scarpe da gioco e non essendoci ancora allo stadio il mastro calzolaio, cominciò a girare tutti i negozi di Firenze per trovare un paio di calzature che gli stessero bene ai piedi.
Un paio di scarpe usate in allenamento gli procurarono alcune escoriazioni, sì che il divo marcò visita e si fece mettere a riposo. Bisognò telegrafare a Montevideo, perchè si provvedesse ad inviare le scarpe personali dell’atleta.

Petrone, intanto, approfittando dell’improvviso congedo, andò a Bologna: pretesto, quello di salutare l’amico e compatriota Sansone.
Le malelingue sussurrarono che l’atleta non si trovasse bene a Firenze e che fosse andato a trattare il proprio ingaggio con la società rossoblù. Non era vero nulla.
Petrone andò a Bologna proprio per quello che aveva detto e intanto, col suo pallino fisso cercò un paio di scarpe che potesse agevolmente calzare. In via Rizzoli trovò quello che voleva! Finalmente!

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Felice, Don Pedro tornò a Firenze e provò il prezioso calzare. Tutto bene. Tanto bene che, durante un allenamento della Fiorentina sul campo della Giglio Rosso al viale dei Colli, dette un calcio così ben assestato al pallone, che questo volò oltre la rete di protezione ed infranse una vetrata del vicino chalet. La Fiorentina, scrisse la stampa “è ben lieta di pagare il piccolo danno, felice del ritrovato buon umore del suo prezioso acquisto”.

Gli allenamenti si fecero più frequenti e una settimana prima dell’inizio del campionato, venne inaugurato anche il nuovo stadio del Campo di Marte con un incontro internazionale di club: scende a Firenze l’Admira di Vienna. Uno squadrone!

I viola schierarono: Ballanti, Gazzarri, Vignolini, Pizziolo, Bigogno, Pitto, Prendato, Busini, Petrone, Galluzzi (Bonesini), Rivolo e vinsero 1-0 con gol di Petrone. Apriti cielo! Se l’uruguaiano era già un beniamino della folla per la sua fama, ora, per i tifosi, la squadra si identificava già nell’asso sudamericano.

Il campionato fu brillante e la folla era felice. Felice per il comportamento della squadra e felice per l’esordio brillantissimo dell’artillero: Petrone vinse in quel 1931-32 la classifica dei cannonieri alla pari con Schiavo, con 25 reti!

La Fiorentina finì il campionato al quarto posto, con 39 punti. Come esordio in serie A non era davvero male.

Il 1932-33: è il secondo anno della Fiorentina in serie A. L’anno delle conferme.
Petrone tornò a Firenze dopo le ferie, il 23 agosto 1932 acclamatissimo, e osannato, si dichiarò lieto ed orgoglioso di giocare ancora nella “sua” Fiorentina. Centinaia di tifosi lo accolsero alla stazione e lo accompagnano a casa. Il giorno dopo ad un cronista de La Nazione dichiarò: “sono cose che fanno bene al cuore ed io vedrò di esserne riconoscente ai fiorentini cercando di soddisfarli pienamente nella prossima stagione calcistica”. Saranno, lo si vedrà, promesse di marinaio…

I giocatori della squadra viola, intanto, erano già a Tarcento, in Friuli, per il ritiro pre campionato. Petrone vi arrivò con qualche giorno di ritardo, naturalmente, ma venne accolto con grande simpatia. Al suo giungere vi furono musiche e fanciulle..
Ma la musica la suonava Vignolini agitando una latta di petrolio vuota e le fanciulle erano…Pitto truccato da Miss Universo 1932 con in mano un omaggio floreale fatto di sedani, spinaci e carote che baciò sulle guancie Petrone sporcandolo di rossetto.

Dopo un buon precampionato però, il torneo non andò come doveva andare: vi furono più delusioni che gioie. Partite cominciate bene finite male, incontri inchiodati sullo 0-0, vittorie scontate in partenza che non si realizzarono.

L’immissione dei nuovi oriundi non dette l’effetto sperato e non giovò all’armonia della squadra.
Ben presto ci si trovò di fronte ad una netta rivalità tra italiani ed oriundi, che si diceva soverchiassero con la loro personalità gli atleti di casa ed in questo stato di cose chi ci rimetteva era anche il buon Petrone.
Il divo infatti, cominciò a fare i capricci, ad arrivare tardi agli allenamenti, ad alzare la cresta e le pretese e a non andare più molto d’accordo nè con i vecchi compagni, nè con i compatrioti.
Finchè il “caso Petrone” scoppiò in tutta la sua gravità e su questo “caso”esistono due versioni.

La prima dice che l’allenatore Fellsner, durante un allenamento, sì irritò molto dopo aver invitato invano per tre volte Petrone a battere un calcio d’angolo. Al terzo colpo di fischietto Pedro avrebbe preso la via degli spogliatoi e non si sarebbe mai più fatto vedere.
La seconda versione, non si sa se più o meno attendibile, assicura che, durante una partita di campionato con la Triestina, il 19 febbraio 1933, Fellsner ordinò a Petrone di scambiare il posto con Prendato. L’ala destra fu costretta più volte a rinnovare l’invito al centravanti che, ormai imbizzito, rispose malamente.

L’allenatore non potette tacere al Presidente l’accaduto, nè Ridolfi – che era solito assistere alle partite da un comunissimo posto numerato e non dalla tribuna d’onore – poteva non essersi accorto di quanto era successo. Pertanto il Marchese comminò a Petrone la multa di 2000 lire e la sospensione a tempo indeterminato dalla formazione viola.

Da quel giorno tutto precipitò: in poche ore, anzi, la Fiorentina cambiò volto. Petrone in un batter d’occhio fece le valigie e se la filò, “insalutato ospite”, lasciando la moglie a Firenze a sbrigare le ultime faccende.

A Genova, l’ormai ex centravanti della Fiorentina trovò pronto un piroscafo che faceva rotta per il Sud America.
Anche Fellsner, ritenuto responsabile di debole condotta, fu congedato dall’inflessibile Ridolfi che ben sapeva quale fosse la migliore medicina per guarire la squadra.

Finì così la leggendaria epopea dell’Artillero Pedro Pedrone, alla Fiorentina.

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