Non uno ma tre ponti, che custodiscono la storia di quattro leoni “dimenticati” e del sogno di una “terza corsia” sull’Arno. Ma andiamo per gradi. In principio fu sospeso. Poi fu soppiantato dal moderno cemento. Infine, dopo essere caduto sotto le mine tedesche, è risorto.
Ponte alla Vittoria, nella veste in cui lo conosciamo oggi, compie settant’anni: fu inaugurato il 24 settembre 1946 dopo che gli alleati decisero di farlo ricostruire d’urgenza. L’ultimo a saltare in aria, difeso invano dai partigiani, ma il primo a rinascere. Allora come adesso era un’arteria di comunicazione strategica. Una funzione che ebbe fin dalle origini.
Dal Ponte Sospeso a Ponte alla Vittoria
Il “nonno” di Ponte alla Vittoria si chiamava Ponte San Leopoldo: nel 1835 il Granduca Leopoldo II ne ordinò la costruzione per collegare la via regia Pisana e Livornese alla strada per Pistoia. Ci vollero due anni di cantieri per tirare su la struttura, una passerella di ferro sostenuta da cordoni ancorati a due coppie di alti piloni.
Per attraversare il ponte sospeso – da cui deriva il nome della vicina via del Ponte Sospeso – bisognava pagare dazio. Ponte sospeso che rimase in servizio fino al 1932: accanto al “vecchio” collegamento, che ormai versava in cattive condizioni, fu costruito il ponte “gemello”, questa volta in cemento (foto).
I quattro leoni del ponte
Il collegamento in ferro fu demolito e i quattro leoni che ne ornavano i due imbocchi hanno adesso “casa” altrove: una coppia sorveglia viale degli Olmi, nel parco delle Cascine, a due passi dalla fermata della tramvia, mentre l’altra si trova ai piedi del viale del Poggio Imperiale.
Il nuovo ponte, intitolato alla vittoria nella Prima Guerra Mondiale, durò dodici anni: all’alba del 4 agosto 1944 venne abbattuto dai tedeschi. Oggi sul “nuovo” Ponte alla Vittoria sfreccia ogni giorno un serpentone di auto, tanto da essere “famoso” per gli ingorghi.
La terza corsia su Ponte alla Vittoria?
Per questo, in tempi recenti era stata ipotizzata la “terza corsia” sull’Arno, ossia di ampliare la carreggiata, con un’idea dell’archistar Santiago Calatrava: fuori i marciapiedi, “sospesi” ai lati del ponte, dentro – al posto dei percorsi pedonali – una corsia in più per senso di marcia. La bozza di progetto, lanciata nel 2002 durante i lavori per il sottopasso di piazzale Vittorio Veneto (che inizialmente doveva avere anch’esso tre corsie per verso), è poi finita nel cassetto.