domenica, 22 Dicembre 2024
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Ponte alla Vittoria compie 70 anni

Quello che conosciamo oggi fu inaugurato nel settembre 1946. Ma ''l'orginale'' era sospeso. Storia del Ponte alla Vittoria

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Non uno ma tre ponti, che custodiscono la storia di quattro leoni “dimenticati” e del sogno di una “terza corsia” sull’Arno. Ma andiamo per gradi. In principio fu sospeso. Poi fu soppiantato dal moderno cemento. Infine, dopo essere caduto sotto le mine tedesche, è risorto.

Ponte alla Vittoria, nella veste in cui lo conosciamo oggi, compie settant’anni: fu inaugurato il 24 settembre 1946 dopo che gli alleati decisero di farlo ricostruire d’urgenza. L’ultimo a saltare in aria, difeso invano dai partigiani, ma il primo a rinascere. Allora come adesso era un’arteria di comunicazione strategica.  Una funzione che ebbe fin dalle origini.

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Dal Ponte Sospeso a Ponte alla Vittoria

Il “nonno” di Ponte alla Vittoria si chiamava Ponte San Leopoldo: nel 1835 il Granduca Leopoldo II ne ordinò la costruzione per collegare la via regia Pisana e Livornese alla strada per Pistoia. Ci vollero due anni di cantieri per tirare su la struttura, una passerella di ferro sostenuta da cordoni ancorati a due coppie di alti piloni.

Per attraversare il ponte sospeso – da cui deriva il nome della vicina via del Ponte Sospeso – bisognava pagare dazio. Ponte sospeso che rimase in servizio fino al 1932: accanto al “vecchio” collegamento, che ormai versava in cattive condizioni, fu costruito il ponte “gemello”, questa volta in cemento (foto).

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I quattro leoni del ponte

Il collegamento in ferro fu demolito e i quattro leoni che ne ornavano i due imbocchi hanno adesso “casa” altrove: una coppia sorveglia viale degli Olmi, nel parco delle Cascine, a due passi dalla fermata della tramvia, mentre l’altra si trova ai piedi del viale del Poggio Imperiale.

Il nuovo ponte, intitolato alla vittoria nella Prima Guerra Mondiale, durò dodici anni: all’alba del 4 agosto 1944 venne abbattuto dai tedeschi. Oggi sul “nuovo” Ponte alla Vittoria sfreccia ogni giorno un serpentone di auto, tanto da essere “famoso” per gli ingorghi.

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La terza corsia su Ponte alla Vittoria?

Per questo, in tempi recenti era stata ipotizzata la “terza corsia” sull’Arno, ossia di ampliare la carreggiata, con un’idea dell’archistar Santiago Calatrava: fuori i marciapiedi, “sospesi” ai lati del ponte, dentro – al posto dei percorsi pedonali – una corsia in più per senso di marcia. La bozza di progetto, lanciata nel 2002 durante i lavori per il sottopasso di piazzale Vittorio Veneto (che inizialmente doveva avere anch’esso tre corsie per verso), è poi finita nel cassetto.

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