mercoledì, 30 Aprile 2025
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Investito, muore un 64enne

E’ morto in ospedale l’uomo investito ieri sera mentre stava attraversando la strada. La vittima, un uomo di 64 anni, la notte scorsa era stata investita da un’auto.

L’incidente è avvenuto in località San Concordio, in viale Europa. La vittima abitava a Chiesina Uzzanese, in provincia di Pistoia. Sul posto sono intervenuti il personale del 118 e una pattuglia della polizia stradale del distaccamento di San Marcello Pistoiese.

Sono in corso alcuni accertamenti per ricostruire la dinamica dell’incidente che ha provocato la morte dell’uomo.

“Commando” cinese rapina locale

L’azione è sembrata quella di un vero e proprio “commando” armato. In sei hanno infatti rapinato, in piena notte, un locale di Fucecchio, gestito e frequentato da cinesi.

I fatti sono accaduti intorno alle 4.30 di notte, quando sei cinesi – incappucciati e armati di pistole e coltelli – hanno minacciato e bloccato sette persone fra cui il titolare del circolo, la barista e i clienti.

Li hanno legati con delle fascette di plastica da elettricista e li hanno rinchiusi in una stanza dopo averli derubati di collanine e anelli, telefoni cellulari e del fondo cassa.

Viola, c’è Cristiano Zanetti

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Un nuovo rinforzo per la Fiorentina: dalla Juventus arriva il centrocampista Cristiano Zanetti.

E’ la stessa società viola a comunicare di aver “acquisito a titolo definitivo le prestazioni sportive del calciatore Cristiano Zanetti dalla Juventus Fc”.

Il centrocampista – spiega ancora la Fiorentina attraverso il suo sito – ha sottoscritto un contratto biennale con opzione per un terzo anno. Il calciatore verrà presentato giovedì 13 agosto nel ritiro di San Piero a Sieve.

Lu.C.C.A., nuovi eventi in arrivo

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Il nuovo centro per l’arte contemporanea della Toscana, che ha aperto i battenti lo scorso 9 maggio, ha già al suo attivo, oltre alla mostra, numerose aperture serali, happening e installazioni temporanee, che hanno preso vita negli spazi del museo e hanno contribuito a farne un punto di incontro e un nuovo indirizzo della vita culturale lucchese. La mostra, curata da Francesca Romana Morelli insieme al direttore del museo Maurizio Vanni è allestita all’interno del cinquecentesco Palazzo Boccella, sede del museo, e chiuderà i battenti il prossimo 23 agosto per preparare le sale ad accogliere la prossima esposizione, che verrà inaugurata il 12 settembre.

Le anticipazioni. Mentre “Un Mondo visivo nuovo” è agli sgoccioli, il Lu.C.C.A. già si prepara ad ospitare nuovi eventi, a partire da settembre. Dal 25 del prossimo mese e fino all’1 ottobre, in concomitanza con Lucca Comics&Games (evento promosso dal Comune di Lucca, con il sostegno della Provincia), al Lu.C.C.A. verranno esposti (nell’area lounge e nel seminterrato) i manifesti dell’edizione 2009 del festival ispirati all’ “Evoluzione della specie”, tema principe di questa edizione del Lucca Comics&Games, scelto ad hoc per onorare il 150° anniversario della teoria di Charles Darwin e il bicentenario della nascita dello scienziato. Sempre in collaborazione con il Comune di Lucca, dal 14 novembre al 6 dicembre, il Lu.C.C.A. sarà parte attiva del Lucca Digital Photo Fest con l’installazione “Living the apple” di Patrizia Dottori, che prenderà vita nell’area lounge, e  con una proiezione video del vincitore del Photo contest della scorsa edizione (sala videoarte).

La mostra. L’evento Un mondo visivo nuovo. Origine, Balla, Kandinsky e le astrazioni degli anni ’50, a cura di Francesca Romana Morelli e Maurizio Vanni, affronta il dibattito scaturito all’interno del gruppo Origine, formato nel 1950 da Mario Ballocco, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi e Ettore Colla. L’esperienza del Gruppo Origine si chiuse nell’aprile del 1951 e l’anno successivo nacque la Fondazione Origine, centro di riferimento internazionale per l’approfondimento delle problematiche e la divulgazione dell’arte astratta. La Fondazione opererà sino al 1958, con il coinvolgimento di un ampio numero di artisti: Emilio Vedova, Atanasio Soldati, Afro, Antonio Sanfilippo, Carla Accardi, Pietro Consagra, Toti Scialoja, Giulio Turcato, Edgardo Mannucci, Mimmo Rotella.

Per questi artisti l’arte astratta appare il linguaggio più adeguato a scandagliare e a interpretare la natura del proprio tempo e ad andare alle radici della coscienza del fare arte. Il principio e il rigore funzionale della forma rispondono alla convinzione che  le “immagini” pure ed elementari e la “percezione visiva” sono per l’uomo contemporaneo gli strumenti ideali per intraprendere questa esplorazione conoscitiva. In mostra circa  cinquanta opere (tra dipinti e sculture), molte delle quali apparse nelle mostre dell’epoca, sulla rivista della Fondazione “Origine” o appartenute agli stessi artisti e architetti; nel complesso queste evidenziano le ricerche dei singoli artisti nelle fasi del periodo preso in considerazione. Il percorso espositivo si divide in quattro sezioni: una sezione introduttiva per conoscere i protagonisti del gruppo, con foto dell’epoca, documenti originali e numeri di “Arti visive”, l’organo letterario della Fondazione. Il cuore della mostra è dedicato ai fondatori di Origine: Ballocco, Burri, Capogrossi e Colla, rappresentati da circa tre opere ciascuno. Le sale più piccole sono dedicate a Piero Dorazio e Achille Perilli, che ebbero un ruolo incisivo nei primi anni della Fondazione Origine e a tutti quegli artisti che segnarono il percorso da un astrattismo rigoroso, come Atanasio Soldati e Mario Nigro, verso l’informale in tutte le sue declinazioni: Accardi, Vedova, Afro, Sanfilippo, Turcato, Mimmo Rotella e un vecchio maestro ancora interessato alla sperimentazione quale Enrico Prampolini.

Una terza sezione è dedicata invece ai “padri” storici, quali Kandinsky, Sonia Delaunay e Balla. Una grande sala accoglie un’opera di maestri stranieri con cui gli artisti di Origine trovarono delle affinità elettive: da Hans Hartung a Corneille, da Arp a Sebastian Matta, da Max Bill a Ben Nicholson.
Conclude l’itinerario espositivo una quarta sezione che mostra le strade individuali prese in seguito da alcuni protagonisti, documentate da un’opera eseguita tra gli anni ’60 e ’70  ciascuna di grande impatto visivo: Capogrossi, Colla, Dorazio, Burri, Ballocco e Perilli.

Ingresso mostra:
Dal martedì alla domenica ore 10.00 – 19.00
Intero: 7 euro
Ridotto: 5 euro

Info:
Lu.C.C.A.
Via della Fratta, 36 – Lucca
Tel. O583 571712
Fax 0583 950499
[email protected]
www.luccamuseum.com

Si festeggia San Lorenzo

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Il corteo, dopo aver toccato Palazzo Vecchio, dove si sono uniti il gonfalone con l’assessore Stefania Saccardi, il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani e il presidente del Quartiere 1 Stefano Marmugi, ha raggiunto la Basilica di San Lorenzo per la Santa Messa con l’offerta dei ceri da parte dell’assessore Saccardi e la benedizione alla città di Firenze.

LA FESTA. La festa di San Lorenzo costituisce da sempre l’occasione del ricordo dei legami fra la città e la prima chiesa consacrata del centro di Firenze, addirittura nel 393 dopo Cristo da Sant’Ambrogio. San Lorenzo costituisce festa popolare per eccellenza nella storia della città. Questa fu valorizzata soprattutto dall’insediarsi della famiglia Medici nel quartiere di San Lorenzo con la costruzione del palazzo che Cosimo il Vecchio commissionò a Michelozzo nel 1444 e da allora la famiglia Medici volle associare alla Basilica la “Cappella di famiglia” portando alla sepoltura tutti gli esponenti principali: da Cosimo il Vecchio “pater patrie” fino ad Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina sepolta nella sacrestia.

La festività costituisce anche un omaggio alla coscienza popolare della città che ha sempre vissuto questa giornata come un’occasione di ritrovo e di incontro della comunità anche con la tradizionale distribuzione di cocomero e lasagne in piazza San Lorenzo a conclusione della giornata.

Firenze celebra la Liberazione

L’Amministrazione comunale ricorda solennemente il 65° anniversario della Liberazione di Firenze dell’11 agosto del 1944. Martedì  (domani) sono in programma diverse iniziative che cominceranno alle 7 del mattino con i rintocchi della Martinella (la campana posta sulla Torre di Arnolfo).

Alle 10.30 in piazza dell’Unità Italiana ci sarà la deposizione di corone da parte delle autorità civili, religiose e militari al monumento ai caduti di tutte le guerre. Al termine della cerimonia partirà il corteo diretto a Palazzo Vecchio, che sarà aperto dal tricolore, dalla bandiera del Comitato toscano di Liberazione nazionale e da quella del Corpo volontari della Libertà, con al seguito il gonfalone di Firenze, della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e degli altri comuni dell’area fiorentina, oltre ai labari della federazione delle associazioni partigiane e delle associazioni d’arma e combattentistiche.

La cerimonia nel Salone dei Cinquecento si aprirà con il saluto del sindaco Matteo Renzi, poi sarà la volta dell’orazione ufficiale, che quest’anno sarà tenuta dal presidente dell’Anpi Silvano Sarti. Al termine, il consueto ricevimento per tutti gli ospiti offerto dall’Amministrazione comunale nel Cortile di Michelozzo. Le celebrazioni si concluderanno la sera in piazza Signoria, dove alle 21 si terrà il tradizionale concerto della Filarmonica Rossini.

Tre morti sulle Alpi Apuane

Incidente in montagna: tre alpinisti sono morti sulle Alpi Apuane. L’incidente è avvenuto sabato eri sera nella zona del monte Altissimo (1.589 metri). I cadaveri sono stati avvistati in un profondo canalone ieri mattina, intorno alle 7, dall’equipaggio di un elicottero impegnato nelle operazioni di ricerca, sul versante massese della catena montuoso.

Le tre vittime sono originarie della provincia di Pistoia. L’allarme era stato lanciato dai loro familiari.

14 flaconi di metadone in borsa, denunciata

Gli agenti si erano insospettiti perchè la donna stava discutendo in strada, animatamente, con un tunisino.

Da un controllo è emerso che in borsa nascondeva 14 flaconi di metadone, e a carico della donna è scattata una denuncia per detenzione di metadone ai fini di spaccio.

Identificato, il tunisino che era con lei è stato denunciato perchè sprovvisto di documenti, per violazione della normativa sul soggiorno.


Un percorso per rivivere la Firenze del Risorgimento

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“L’idea è di attivare, in collaborazione con l’Associazione Museo dei ragazzi, un percorso specifico all’interno di Palazzo Vecchio dedicato alla Firenze del Risorgimento e delle assemblee elettive”.

 

Il percorso, che comprenderà il Salone de’ Dugento, il Salone dei Cinquecento e altri ambienti, racconterà la trasformazione risorgimentale del palazzo dove ancora oggi si riunisce il consiglio comunale e che fu anche sede del parlamento italiano quando Firenze era capitale del Regno d’Italia. Nell’occasione l’intenzione del presidente Giani è individuare un luogo all’interno del Salone dei Cinquecento dove collocare i tre scranni e i tre busti di altrettanti personaggi illustri di Firenze negli anni in cui fu capitale: ovvero Bettino Ricasoli (presidente del consiglio), Ubaldino Peruzzi (sindaco di Firenze) e Adriano Mari (presidente del Parlamento). Oggetti che, al termine della mostra sui 150 anni dell’Unità d’Italia che si è tenuta nella Sala d’Arme, sono tornati nel deposito comunale alle Oblate accanto al museo Firenze com’era.

“Inoltre – ha aggiunto il presidente Giani – vorrei collocare nel Salone dei Cinquecento la statua di Pio Fedi dal titolo ‘La civiltà toscana’ che fu donata a Firenze dal re Vittorio Emanuele II il giorno in cui il plebiscito del 1860 che sancì l’entrata della Toscana nel Regno d’Italia”.

Nell’occasione Giani, che è anche presidente dell’Associazione Museo dei Ragazzi, ha anche illustrato i dati delle persone che hanno preso parte alle visite guidate organizzate dal Museo dei Ragazzi. Nei primi sei mesi dell’anno gli accessi sono stati 37.580.

“Si tratta di un numero assolutamente di rilievo perché si riferisce esclusivamente a visite guidate. È una ulteriore testimonianza del successo di questa formula che nel corso degli anni ha consolidato il suo successo. Grazie all’Associazione Museo dei ragazzi è stato possibile considerare Palazzo Vecchio non soltanto come un museo da visitare in modo fugace, ma come una realtà da leggere attraverso la conoscenza di quello che è avvenuto in queste stanze, anche dal punto di vista istituzionale”.

Il presidente ha poi sottolineato il successo delle due visite introdotte di recente: le Memorie del sottosuolo e i quartieri monumentali con il camminamento di ronda. Il primo percorso dedicato alla storia romana di Firenze viene effettuato una volta al mese e dall’inizio dell’anno i visitatori sono stati 523 mentre la lista di attesa ha superato quota 1.000. La seconda visita, iniziata il 1° luglio con due tour giornalieri, ha visto la presenza di 612 persone e anche in questo caso la lista di attesa non è breve.

 

Carcerato?No, agricoltore

Si allevano anche pesci ed animali da cortile. E un ex detenuto, dopo aver frequentato i corsi organizzati all’interno del carcere sempre da Arsia l’anno scorso, ha già trovato lavoro in un’azienda di Greve in Chianti.

L’agricoltura nelle carceri, come possibile percorso per il reinserimento dei detenuti nella società, non è una novità assoluta. Esperienze simili ci sono anche in altre parti d’Italia e fuori Italia.

Il modello messo in pratica alla Gorgona sarà però ora replicato in tutta la regione. Arsia e Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Toscana hanno infatti firmato un accordo che mira ad estendere la formazione sull’agricoltura e sulla ruralità a tutto il sistema carcerario toscano. In modo strutturato, a partire dagli istituti di Sollicciano, Prato, San Gimignano e Volterra, dove i prodotti, anziché coltivati, potrebbero essere lavorati e trasformati. Ovunque con un duplice obiettivo: aiutare il recupero dei detenuti, facilitare la loro integrazione e sostenere lo sviluppo rurale. Lo hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa sull’isola, insieme al presidente Martini, l’amministratore dell’Arsia Maria Grazia Mammuccini, il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Maria Pia Giuffrida e il direttore della Casa di reclusione di Gorgona Carlo Mazzerbo.


Meno di duecento abitanti, settanta sono detenuti. Alla Gorgona mediamente non abitano più di duecento persone. Quasi tutte legate al carcere: tra i settanta e gli ottanta detenuti (ma in passato sono stati anche 160), una trentina di poliziotti e i pochissimi abitanti, alcune decine, che vivono nelle case del demanio del vecchio villaggio dei pescatori. Luisa, 80 anni passati, ci vive tutto l’anno. Gli altri, eredi dei Citti, Dodoli e Frascati che nell’Ottocento furono i primi colonizzatori, tutti originari di Bagni di Lucca, spesso vanno e vengono. A questi si aggiungono i familiari in visita ai carcerati, d’estate le famiglie dei poliziotti, qualche turista giornaliero che arriva due o tre volte la settimana da Rosignano e lavoratori di passaggio. In futuro potrebbero forse arrivare anche scolaresche, per gite di tre giorni.


Domanda e selezione per scontare la pena alla Gorgona.
La colonia penale a indirizzo agro-zootecnico – così è definito l’istituto di pena della Gorgona – mette in pratica di fatto quanto sancito dall’articolo 27 della Costituzione, che prevede il recupero dei carcerati e non solo la repressione dei reati. Non tutti i carcerati però possono scontare la pena alla Gorgona. Lo spiega il direttore dell’istituto Carlo Alberto Manerbo. Si deve anzitutto fare una domanda. Si deve passare una successiva e severa selezione, per la natura di regime aperto dell’istituto e l’autodisciplina che dunque è richiesta. Non vengono accettati tossicodipendenti e alcolizzati, stupratori, chi si è macchiato di crimini verso i bambini o chi appartiene alla criminalità organizzata. Il fine pena non deve inoltre essere superiore ai dieci anni.


In carcere per imparare un lavoro. Ci sono detenuti che ristrutturano edifici, elettricisti, meccanici, macellai. Italiani e stranieri. Un anziano cinese con un cappello di paglia che sarebbe perfetto in un una risaia manda avanti il grande orte. Altri si occupano del pollaio o degli animali da cortile.

Durante il giorno i circa settanta detenuti del carcere svolgono ogni genere di lavoro. Si deve a loro la ristrutturazione di Cala dello calo, l’unico insediamento urbano dell’isola.Coltivano ortaggi, olivi e viti. Allevano all’aperto animali domestici, dalle vacche alle api, ma anche le famose orate vendute poi nei supermercati Coop di tutta la costa Toscana. Gestiscono un macello anche’esso appena ristrutturato, un caseificio, un mulino per produrre il mangime degli animali, un frantoio per fare l’olio e una cantina per il vino. Per questo sono anche pagati. Ma soprattutto, aspettando il giorno in cui estingueranno la pena, acquisiscono una professionalità da spendere poi al loro rientro in società. Imparare un lavoro per i carcerati è in fondo l’unico modo per avere un futuro una volta tornati in libertà.


Trenta chili di pecorino al giorno. L’azienda agricola del carcere attualmente è organizzata prevalentemente per l’autoconsumo, anche se riesce comunque a soddisfare solo il 25% del fabbisogno dell’intero istituto. Alcuni prodotti sono venduti ai turisti in visita.

I numeri comunque sono interessanti. 300 chili di olio prodotti ogni anno dai quasi 1500 olivi, 8.000 litri di vino risultato di 1,6 ettari di vigne, quasi 30 chili al giorno di pecorino, provola, ricotta ed altri formaggi, tra le 30 e le 40 tonnellate di orate allevate ogni anno e commercializzate poi sulla costa.


Orate ‘galeotte’, un esperimento praticamente unico. Quello dell’allevamento delle orate è un esperimento quasi unico al mondo: un impianto di acquacoltura interamente gestito dai carcerati, un esperimento avviato otto anni fa. A pochi metri dalla costa cinque grandi reti sommerse, saldamente ancorate al fondale e capaci di contenere fino a 15 mila pesci ciascuna, racchiudono orate che arrivano come avannotti e vengono alimentate con mangimi biologici, di origine non animale, privi di antibiotici, fino a quando all’età di 16-18 mesi sono pronte per essere pescate.


Grande spazio alla zootecnia. Oltre ai pesci si alleva naturalmente anche altro. La zootecnia assume un’importante significativa nell’isola. Le vacche, bianche e nere o dal manto bruno, lucidissimo, hanno un aspetto sereno e a prendersi cura di loro è Luigi, sei anni ancora da scontare. Una mucca da latte mediamente in Italia vive 3-4 anni. Sulla Gorgona sono molto più longeve. Pupa ha dodici anni, Giovanna dieci. “E’ indice di benessere e di quanto bene sono trattate – spiega il veterinario – Ai detenuti insegniamo che se tratti bene la natura o un animale, loro ti rendono molto. Le vacche della Gorgona fanno trenta litri di latte al giorno. E questa è anche una lezione civile che vale per la vita, una volta che saranno fuori”.

Nell’azienda del carcere vengono allevati una cinquantina di capi di bovini da latte, sei cavalli e tre asinelli sardi. Tutte curate con l’omeopatia. Oltre un centinaio sono i capi ovini, più di trenta le capre. E poi ancora una ventina di scrofe e centinaia tra polli, faraone, tacchini, anatre, fagiani e piccioni. L’azienda conta anche quindici arnie di api per la produzione di miele.


Oli essenziali e piante per le città. La scommessa del futuro potrebbe essere quella delle erbe aromatiche, da cui estrarre oli profumati ed essenziali, o delle piante da arredo per le città: rosmarino, elicrisi, mirto ed altre ancora. “Sulla Gorgona, che ha una vegetazione molte simile a quella della Corsica – spiega l’agronomo Francesco Preti – c’è una varietà incredibile. Ma soprattutto c’è un’interessante qualità genetica per piante che potrebbero essere utilizzate per il rivestimento degli edifici e gli arredi urbani”. Una nuova attività, che alla Gorgona si sta valutando e che per adesso è solo un progetto in embrione ma che potrebbe avere interessi sbocchi anche di mercato.