domenica, 29 Giugno 2025
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“Salvi” gli edifici sull’Arno

E’ quanto stabilisce la delibera approvata dalla giunta comunale, su proposta dell’assessore all’urbanistica Gianni Biagi, e che già oggi ha iniziato l’iter nelle commissioni consiliari in modo da approdare il consiglio comunale per la discussione e il successivo via libera definitivo.

“Sulla base del regio decreto del 1904 le strutture realizzate entro i 10 metri dall’Arno non sono sanabili – spiega l’assessore Biagi -. Per questo è stato negato il condono e quindi, visto che di fatto sono abusi edilizi effettuati da privati, devono essere demoliti oppure, come prevede la legge regionale 1 del 2005, possono essere acquisite nel patrimonio pubblico”. Ma le strutture come appunto le sedi dei Canottieri comunali e della Rari Nantes, il Teatro Lido e il Centro Anziani, il ristorante La Greppia sono già di proprietà pubblica, nello specifico del Comune. Senza contare che, come evidenziato dagli atti che si sono succeduti negli anni, si tratta di edifici assimilabili ad opere pubbliche realizzati da privati ma di proprietà comunale, e che quindi non necessitavano di specifiche concessioni. “Dichiarando il loro ‘prevalente interesse pubblico’ – aggiunge l’assessore Biagi – si garantisce il mantenimento in essere degli edifici e delle attività”.

La delibera prevede inoltre che siano mantenute le attuali destinazioni o comunque destinazioni pubbliche o di pubblico interesse e che per la sede dei Canottieri si provveda alla “progettazione e realizzazione delle opere necessarie per la messa in sicurezza idraulica”.

Novità a Palazzo Strozzi e alla Strozzina

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In occasione della grande mostra “Cina. Alla Corte degli Imperatori. Capolavori mai visti dalla tradizione Han all’eleganza Tang” (Palazzo Strozzi 7 marzo – 8 giugno 2008), domenica 18 Maggio dalle 15,00 alle 18,00 Palazzo Strozzi propone uno speciale momento di incontro per conoscere l’arte e la cultura cinese attraverso l’affascinante mondo della calligrafia, a cura di Paola Billi e Nicola Piccioli dell’Associazione Culturale FeiMo – Contemporary calligraphy.“Profumo di inchiostro e magici pennelli” è il primo dei due momenti in cui si articolerà il pomeriggio. Inchiostri e pennelli diventeranno il mezzo con cui pensieri, idee e sentimenti prenderanno forma; poi con “La tigre e il dragone: giochiamo con i caratteri cinesi”, su lunghe strisce di carta di riso (fino a 10 mt) genitori, bambini, ragazzi potranno divertirsi a sperimentare con i pennelli i caratteri cinesi fino a comporre un comune grande “dipinto” pieno delle emozioni della giornata.Per i più piccoli che non possono partecipare alla scrittura collettiva, tante attività loro dedicate come ascoltare favole e racconti cinesi, colorare immagini riprese da oggetti dell’antico oriente.Infine un momento goloso concluderà il pomeriggio con un assaggio di dolci cinesi e latte e cacao, gentile omaggio di Mukki Latte.Per gli adulti, sono previste due visite guidate gratuite alla mostra, appuntamento alla biglietteria alle 15.30 e alle 17.00 (biglietto di ingresso Euro 8,00). Questa è una delle iniziative con cui esordisce il progetto “Diventa Amico di Palazzo Strozzi”, che ha tra i suoi scopi più importanti quello di coinvolgere le famiglie, i genitori, i bambini per “vivere” intensamente l’esperienza della visita ad una mostra d’arte. Diventando “Amico di Palazzo Strozzi”, ogni socio potrà usufruire di speciali vantaggi per la sua famiglia, e con solo ¤ 1 in più ogni bambino potrà avere la sua tessera personale. Info Tel. 055 2776461 [email protected]
Intanto, al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, negli spazi sotterranei del palazzo, fino al 30 giugno è visitabile l’installazione multimediale interattiva dell’artista olandese Marnix De Nijs. Correndo su un tapis-roulant si può vedere, al buio, le immagini di una Firenze notturna, deserta, come non si era mai vista. L’esperienza di de Nijs si intitola “Exploded Views – Remapping Firenze”. L’opera è costituita da due tapis-roulants industriali posti di fronte ad un maxischermo su cui scorrono immagini filmate o in computer grafica: grazie alla forza fisica che il fruitore dell’opera impiega correndo, scaturiscono le immagini in 3D di una Firenze onirica, con un compendio di suoni registrati nella città stessa. L’opera di de Nijs è stata sostenuta dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e rientra nel programma di “Olandiamo? – Festival culturale in occasione dei 50 anni dell’Istituto Olandese di Firenze”.
Orari: 15.05 – 08.06.2008 tutti i giorni 10-20 giovedì 20-23 chiuso lunedì
10.06-30.06.2008 tutti i giorni 12-20 chiuso lunedì
Ingresso: Euro 5,00 (per 5 ingressi in un mese) Ridotto Euro 4,00

Florentia, torna Sottani

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Ed il ritorno di Sottani dopo le esperienze a Recco (dove ha vinto Scudetto, Coppa Campioni e Coppa Italia) e Cremona era un sogno anche del Presidente Andrea Pieri: “Il mio sogno era riportare la Rari fra i fiorentini e riportare i campioni alla Rari. Oggi abbiamo inserito il primo tassello di questo percorso”. Non solo, Pieri ha annunciato che: “Il nostro centroboa Radu rimarrà con noi. Nonostante le tante offerte, Cosmin ha scelto la Rari e questo fa onore alla nostra società. Sottani e Radu, assieme a Bruschini, saranno il riferimento per i nostri giovani”.

Nella prossima settimana, infine, l’annuncio del nuovo tecnico. Per sostituire Risso si pensa o ad una soluzione interna: Furio Ferri (tecnico delle donne) o Dusan Popovic (tecnico delle giovanili) oppure un allenatore preso da fuori. Potrebbe rientrare nel lotto anche Riccardo Tempestini.

Stop alla vendita di case Erp

Hanno votato a favore tutti gli esponenti di maggioranza, contro Paolo Marcheschi (Fi-PdL) e Andrea Agresti (An), si è astenuto Luca Paolo Titoni (Udc). La delibera sarà presto in Aula per il voto definitivo. La sospensione delle vendite – è stato spiegato in commissione – non interverrà sulle cessioni in corso e su tutte quelle situazioni in cui è già stata concordata la cifra, per non ledere i diritti acquisiti.

“Questo stesso Consiglio regionale – ha ricordato l’assessore alla casa, Eugenio Baronti, intervenendo in commissione – aveva chiesto nel 2006 un quadro complessivo della situazione, ad oggi inesistente. E’ anche per rispetto delle sue prerogative che a questo punto si rende necessario sospendere le vendite per predisporre un monitoraggio completo”.

Dopo la definizione delle modalità da parte della Giunta, ci saranno due mesi di tempo per le rendicontazioni e dopo altri tre mesi al massimo, in base al quadro completato, verranno rimodulati i piani di cessione. “L’edilizia pubblica è ad un passaggio delicato e importante – ha commentato il presidente D’Angelis (Pd) – Occorrono nuove politiche e forti investimenti. Ma prima di tutto occorre avere un monitoraggio completo, su questo maggioranza e opposizione concordano”. D’accordo sul provvedimento si sono dette Monica Sgherri (Prc), che ha definito “doverosa” la sospensione delle vendite, Bruna Giovannini (Sd), che ha ricordato il parere favorevole unanime del Consiglio delle autonomie locali, e Alfonso Lippi (Pd), per il quale “una pausa di verifica ci vuole”.

Contrario invece Paolo Marcheschi (Fi-PdL), per il quale il provvedimento è “sbagliato nella forma e nel contenuto” e “bisognerebbe almeno introdurre sanzioni per il mancato rispetto dei tempi delle rendicontazioni”. Posizione “intermedia” infine per Luca Titoni (Udc) che ha apprezzato il rispetto delle prerogative del Consiglio regionale da parte dell’assessore ma ha anche concordato con Marcheschi sulla necessità di introdurre sanzioni.

Smog, in arrivo 28 milioni

Ammontano a 28 milioni di euro le risorse che la Regione ha deciso di investire nel PRRM, piano regionale per il risanamento e il mantenimento della qualità dell’aria 2008-2010. A queste si aggiungono le risorse statali, per un totale di circa 43 milioni di euro. Il piano interverrà su mobilità, riscaldamento, attività produttive, informazione e sensibilizzazione, puntando alla riduzione delle emissioni con politiche integrate che coinvolgono più settori. Ne ha parlato l’assessore Anna Rita Bramerini alla commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale, presieduta da Erasmo D’Angelis, che ha deciso di attivare le consultazioni entro la fine del mese, per portare il Piano al voto dell’Aula appena possibile.

“Servono segnali forti, la situazione è grave ed è inutile andare avanti a palliativi – ha commentato D’Angelis (Pd) – Il piano regionale è convincente ma soprattutto a noi servono serie politiche nazionali. Qui possiamo far fronte alle emergenze locali, ma se tra i caselli di Firenze Sud e Firenze Nord dell’autostrada continuano a transitare ogni anno 100 milioni di veicoli con un aumento annuo del 3%, c’è poco da fare: occorrono interventi strutturali, bisogna potenziare treni, tramvie, metropolitane di superficie, incentivare i carburanti ecologici, e sono interventi che richiedono una cornice nazionale con risorse”. “E’ inutile passarsi la palla da un governo all’altro – aggiunge il vicepresidente della commissione, Andrea Agresti (An) – Pensare che da un momento all’altro sia possibile invertire la tendenza è assurdo, ma da qualche parte bisogna cominciare. Il traffico veicolare pesa ma pesano ancor più le caldaie: e allora, la Regione cominci in modo perentorio dagli interventi sugli edifici pubblici, e poi incentivi misure anche sugli altri settori”. “Il piano regionale – ha aggiunto – contiene una serie di dati utili, che però si fermano per lo più al 2005: ci vorrebbe invece è un aggiornamento continuo della situazione, per poter intervenire anche con la flessibilità necessaria”.

I DATI

Questi alcuni numeri contenuti nella documentazione presentata dall’assessore: dal 1995 al 2005 le emissioni di PM10 sono diminuite del 2%. Migliora la situazione sulla mobilità e sull’industria, mentre sul fronte del riscaldamento le emissioni in dieci anni sono costantemente aumentate. Le 24 centraline di rilevamento dello smog hanno fatto segnare nel 2007 717 casi di sforamento dei limiti: nel 2000 i casi erano 1280. Dal 2002 al 2006 i Comuni con valori di inquinanti superiori ai limiti di legge sono passati da 32 a 20. La situazione complessiva quindi migliora, ma ancora molto resta da fare. “Il piano ha l’obiettivo di mettere in sinergia i diversi interventi da perseguire, fornendo un quadro di coerenza alla programmazione – ha affermato l’assessore – Fra le misure che introdurremo, l’incentivazione fiscale per i veicoli a GPL e metano, la sperimentazione dei filtri antiparticolato per i mezzi del trasporto pubblico locale, gli interventi per la sostituzione delle vecchie caldaie, i limiti di emissione per i nuovi impianti produttivi nelle aree di risanamento”.

“E’ da tempo che l’opposizione denuncia l’insufficienza degli interventi – ha ricordato Paolo Marcheschi (Fi-PdL) – Quello delle polveri sottili è un problema complesso, che riguarda il traffico ma riguarda anche altri settori, a partire dalle attività produttive. In questi anni abbiamo visto che blocchi del traffico, targhe alterne, ticket di ingresso alle città servono a poco. Per capire dove intervenire serve allora una sforzo maggiore anche sul fronte della ricerca”. “Non ho molta fiducia nelle azioni del Governo – ha detto Mario Lupi (Verdi) – A livello regionale dovremmo agire su più livelli, nel micro e nel macro, mettendo insieme ad esempio la diminuzione del traffico, l’incentivazione alla filiera corta per evitare trasporti inutili, l’efficienza energetica, le energie rinnovabili”. Monica Sgherri (Prc) ha ricordato una recente ricerca dell’Organizzazione mondiale di Sanità secondo cui, se anche tutti gli interventi strutturali previsti a Firenze per rientrare nei limiti di legge fossero messi in atto, gli sforamenti ci sarebbero lo stesso. “Una questione che andrebbe approfondita”, ha affermato, ribadendo poi una preoccupazione particolare per l’area della piana fiorentina. Bruna Giovannini (Sd) infine ha messo l’accento sulla necessità di politiche “interdipartimentali” che permettano azioni più complessive. “Se si tolgono collegamenti ferroviari primari a città importanti, come Arezzo ma non solo – ha detto – Come possiamo poi pensare di intervenire per limitare il trafficio privato su gomma?”. La commissione tornerà ad occupersi del piano con le consultazioni fissate per la fine del mese.

Tramvia, chiude via Il Prato

Via Il Prato sarà a senso unico nel tratto compreso tra piazzale di Porta a Prato e via Magenta. I veicoli in uscita dal centro e dalla zona della stazione dovranno quindi utilizzare via della Scala che, sempre da lunedì, sarà riaperta alla circolazione di tutti i mezzi. Riguardo l’uscita dal settore D, si consiglia di usare prevalentemente la direttrice Ponte Vespucci – Fonderia.

Previsti cambiamenti anche in via Rucellai dove, sempre da lunedì 19 maggio, sarà istituito un doppio senso di circolazione. Nella stessa via scatteranno anche divieti di sosta. Per quanto riguarda il trasporto pubblico, saranno modificati gli itinerari delle linee Ataf 9, 16, 17, 22, 27, 29, 30, 35, 57, 91, 93 e 72: i bus utilizzeranno via della Scala.

In vista di questi cambiamenti di viabilità e di quelli che seguiranno legati ai prossimi lavori della tramvia, in via Alamanni è stato installato un nuovo semaforo in via Iacopo da Diacceto all’angolo con viale Fratelli Rosselli. L’impianto semaforico sarà acceso venerdì 16 maggio e regolerà l’ingresso dei veicoli da via Diacceto su viale Rosselli.

Adozioni, strada lunga e costosa

Non ci sono regole precise che possono identificare il bravo genitore, ci sono solo linee generali che permettono agli psicologi e agli assistenti sociali di capire se un bambino potrà avere una vita serena con quella determinata coppia. La legge però deve stabilire delle regole e, per questo, chi vuole adottare un bambino deve avere alcuni requisiti: innanzitutto i futuri genitori devono essere sposati da almeno tre anni, devono avere minimo 18 anni e massimo 45 anni un coniuge, 55 l’altro, in più del bambino adottato.

Ciò vuol dire che se la futura madre ha 47 anni ed il futuro padre 56, la coppia può adottare un bambino non più piccolo di 2 anni. Questi sono i criteri di idoneità minimi necessari sia per adozioni nazionali che internazionali, ma per queste ultime, poiché l’abbinamento con il bambino adottabile è deciso dall’Autorità straniera, le regole sono più rigide: spesso infatti è richiesto anche il possesso della casa.

Infine, gli aspiranti genitori adottivi devono essere idonei ad educare e istruire, ed in grado di mantenere i minori che intendono adottare. Per questo occorre una valutazione più complessa del rapporto di coppia, che spetta ai Tribunali dei minori. La prima tappa per chi desideri adottare un bambino straniero è proprio qui, in tribunale: all’ufficio di cancelleria civile, la coppia dovrà presentare la “dichiarazione di disponibilità” all’adozione internazionale. Se è tutto in regola, inizia il percorso per ottenere l’idoneità. I servizi degli Enti locali hanno il ruolo importante di conoscere la coppia e di valutarne le potenzialità genitoriali, raccogliendo informazioni sulla loro storia personale, familiare e sociale. Obbiettivo di questo lavoro è stendere una relazione da inviare al Tribunale, che fornirà al giudice gli elementi di valutazione sulla richiesta della coppia. Dopodiché, entro 2 mesi, il Tribunale convocherà i coniugi e potrà, se opportuno, disporre ulteriori approfondimenti.

A questo punto il giudice deciderà se emettere un decreto di idoneità che una volta rilasciato, verrà inviato alla Commissione per le adozioni internazionali. La coppia in possesso dell’idoneità potrà iniziare, entro un anno dal rilascio della stessa, la procedura d’adozione rivolgendosi ad uno degli enti autorizzati ed è proprio in questa fase che i due futuri genitori potranno orientarsi verso un paese tra quelli nei quali opera la struttura.

L’ente, una volta ricevuta dall’autorità straniera la proposta di incontro con il bambino da adottare, informerà la coppia e li assisterà svolgendo tutte le pratiche necessarie. Se gli incontri si concludono con un parere positivo anche da parte delle autorità del paese straniero, l’ente trasmetterà gli atti e le relazioni sull’abbinamento adottando-adottanti alla Commissione per le adozioni internazionali in Italia, attestando la sussistenza dei requisiti previsti dalla Convenzione de L’Aja, e autorizzerà l’ingresso e la permanenza del minore nel nostro paese.

Dopo che il bambino è entrato in Italia, e trascorso l’eventuale periodo di affidamento preadottivo, la procedura si concluderà con l’ordine, da parte del Tribunale per i minorenni, di trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile.

Con questo passaggio il bambino diventerà definitivamente un cittadino italiano e un membro a tutti gli effetti della nuova famiglia multi-etnica. Riuscire a valutare i tempi di adozione è molto difficile: il percorso italiano è ben delineato, ma quando entrano in ballo le autorità straniere le attese si possono allungare. Per quanto riguarda i costi, la coppia deve tenere conto di due fattori: il fronte italiano, dove le cifre richieste sono ben determinate e dipendono dall’Ente individuato, e quello straniero, dove il contributo cambia a secondo del paese prescelto.

L’ente, infatti, ha un referente all’estero che deve stipendiare e quindi ha bisogno di un supporto economico. A tutte queste voci ci va ovviamente aggiunto il fatto che gli incontri tra adottato e adottante si tengono nel paese di origine del bambino, e di conseguenza la coppia deve mettere in conto anche le spese dei vari viaggi. Per fare qualche esempio: adottare un bambino indiano con il Ciai, il Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, costa indicativamente 14mila euro (costi per i sevizi resi in Italia alle coppie 3.500 euro, per i servizi resi in India 6mila euro, spese viaggio e alloggio 4mila euro), mentre per adottare un bambino in Albania con l’Aibi, l’organizzazione Aiuti per i Bambini, si spende indicativamente 12.500 euro (costi per i sevizi in Italia 3.500 euro, in Albania 5.700 euro, spese viaggio e alloggio, l’Albania richiede tre viaggi, 3.500 euro).

 

“Io, abbandonato e adottato (due volte)”

La sua lingua adesso se non se la ricorda più: è un pezzo che non prova nemmeno a ripescarla in qualche cassetto della memoria. Diciamo che parla un bel livornese aperto, mezzo pisano, una cosa strana. E che se lo incontri, non ti viene nemmeno in mente che la sua sia la storia di un bimbo adottato, nato e vissuto in Romania fino a quando aveva dieci anni. Qui sotto sono i genitori a parlare, a raccontare cosa vuol dire adottare un bimbo. Questa pagina invece se la prende lui, un lui che chiamiamo Giovanni per non farci troppo gli affari degli altri. Ha diciannove anni, adesso vive in provincia di Pisa. Ma la sua storia è passata anche da Firenze: una tappa breve e sicuramente dolorosa. Perché Giovanni ha vissuto una doppia adozione, chiamiamola così. È arrivato in Italia, quando aveva dieci anni, dall’orfanotrofio di una piccola città vicino a Costanza, grazie ad un’adozione internazionale voluta da una famiglia fiorentina. Pesava 27 chili, se lo ricorda ancora: “L’orfanotrofio, come ci si può immaginare, non era un bel posto – racconta – io mi ricordo ancora dei pasti a base di spaghetti cotti nel latte, oppure la polenta”. E insieme a questo, altri ricordi in bianco e nero: “Eravamo in tanti, e non mi dimentico delle violenze subite, qualcosa di simile ad atti di bullismo da parte dei ragazzini più grandi”. E lasciato alle spalle (si fa per dire) tutto questo, Giovanni è arrivato in Italia. Un mese per iniziare a parlare le prime parole di italiano, sei mesi di idillio con la nuova famiglia. Solo che poi le cose non sono andate come dovevano: “C’erano dei problemi – spiega – delle difficoltà ad accettarmi, probabilmente. E così il Tribunale decise di non confermare l’adozione, dopo due anni di affido”.

E per Giovanni, dopo due anni passati con questa nuova famiglia, si aprì un processo all’inverso, una cosa che fortunamente non capita spesso. Dall’orfanotrofio ad una casa vera, da una casa vera a una casa-famiglia. A Brozzi, nella casa di accoglienza San Giorgio. Un posto dove ha passato un altro anno: un posto che somigliava a una casa, ma che casa non era. Difficile capire, da fuori, che spiegazione si possa dare un bambino di un’esperienza del genere, di qualcosa che somiglia a un doppio abbandono, di uno sballottamento da un posto all’altro in attesa di mettere le radici da qualche parte: “Nella casa famiglia mi trovavo bene – ricorda – anche se il primo impatto fu difficile. Mi è servita molto come esperienza, a riguardare indietro. Mi ha insegnato a cavarmela, mi ha reso più forte. E credevo che ormai il mio destino sarebbe stato di rimanere lì fino ai 18 anni”.

Sbagliato. Un bel giorno è arrivata un’altra famiglia, a bussare in cerca di Giovanni: “In verità all’inizio non ne volevo neanche sentir parlare, dopo l’esperienza fatta con la prima famiglia – racconta –. Poi il prete che ci seguiva nella Casa mi convinse dicendomi che poteva essere l’ultima opportunità per non finire in strada a 18 anni”. E cosi è stato. Giovanni è stato adottato dalla nuova famiglia, e ora il resto è un fardello di ricordi pesanti, ma almeno allontanati. “A volte ci penso, e mi resta il desiderio – spiega – di incontrare mio fratello, che era all’orfanotrofio con me. Mi piacerebbe ritrovarlo e anche conoscere la mamma. Magari prima o poi ci riuscirò”. Intanto però un lieto fine c’è già, una nota tenera dopo tanto buio. Arrossisce Giovanni: “Sì, mi sono fidanzato. E la mia ragazza viene dalla Romania come me, ed è stata adottata da una famiglia italiana quand’era piccola”.

 

Cosa dice la legge
Primo obiettivo: sconfiggere il traffico di minori


La Convenzione de L’Aja del 29 maggio 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, è il principale strumento per garantire i diritti dei bambini e allo stesso tempo i diritti di chi desidera adottarli. Il primo obbiettivo è sconfiggere qualsiasi traffico di minori. L’Italia ha aderito a questo patto, insieme a molti altri paesi, con la legge 476 del 31 dicembre 1998. La legge ha reso obbligatorio l’intervento dell’ente autorizzato in tutte le procedure di adozione internazionale, modificando la precedente disciplina che permetteva, invece, di rivolgersi anche direttamente alle autorità straniere. Queste organizzazioni sono soggetti alla vigilanza della Commissione, che può revocare l’autorizzazione. Il 31 ottobre 2000 è stato pubblicato il primo albo degli enti autorizzati, che viene aggiornato sul sito www.commissioneadozioni.it.

Due genitori raccontano
“I bambini non sono tuoi ma poi ti somigliano”

Chiara e Francesco, i nomi sono di fantasia, ma la loro storia è verissima e racconta di una doppia adozione: una bimba dell’est e un neonato italiano. “All’inizio eravamo un po’ perplessi all’idea di adottare un bambino. Avevamo qualche timore, la paura di non sentirlo nostro, poi ci siamo convinti, anche grazie ad un corso di formazione organizzato dall’Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie”. E si sono convinti talmente tanto che hanno fatto “il bis”. Prima, nel 2004, hanno adottato una bimba dell’est europeo: “Ci sono voluti, in tutto 3 anni”. Poi, l’anno successivo, hanno adottato un neonato italiano: “Era stato abbandonato dalla mamma, e il Tribunale ci chiamò immediatamente”. E adesso? “Adesso dobbiamo pensarci per ricordarci che sono adottati! E come spesso accade, questi bambini hanno finito per somigliarci”.

 
La storia di un padre “adottante”
“L’adozione? Per me è prima di tutto un valore”

“Per me l’adozione è prima di tutto un valore, qualcosa di meraviglioso che consente di donare una famiglia”. Marco (anche qui il nome è di fantasia) la sua esperienza di “babbo adottivo” la commenta così. Lui e sua moglie, tanti anni fa, hanno adottato una bimba dalla Bulgaria: “Ci sono voluti in tutto tre anni, e ci sentiamo già fortunati perché forse oggi ce ne sarebbero voluti ancora di più”. Quando l’hanno presa con loro, la loro bambina aveva due anni e mezzo: “Dopo non le abbiamo mai nascosto la sua storia, ne abbiamo sempre parlato liberamente, già da quand’era piccola spiegandogliela come una favola. È cresciuta con una sorella, nostra figlia biologica, esattamente come io sono cresciuto con mio fratello. E ad una cosa la abbiamo sempre educata: a non odiare, mai, nemmeno per un momento, chi l’aveva abbandonata”.

Scambisti, un mondo nascosto

Luci spente nel lungo e stretto corridoio, soffusi barlumi accennano i letti consumati nelle stanzette che si susseguono. Vagano coppie, uomini e donne in cerca di uno scambio di partner. Single, uomini, per lo più, senza una meta precisa. Il silenzio, sull’eco delle note che arrivano dalle scale, è violato solo dall’ansimante godere e dai sussurri degli approcci. “I tempi sono cambiati -intonano una discussione due coppie veterane- qualche anno fa ci si divertiva veramente. C’era molta più gente, quasi da non poter passare. Si andava da una stanza all’altra ed era molto più immediata l’intesa”. Chiarisce e poi si corregge il prestante quarantenne, imprenditore in carriera: “C’era voglia di “trombare” (ops), scusate “di fare l’amore”” .

Una stonante forma di rispetto che si accorda però con il loro spirito: “Se non ti senti pronto o non ti va di fare qualcosa, non ti devi sentire obbligato. Ci mancherebbe altro. Si fa perché vuoi farlo veramente”. Vanno alla ricerca di una consapevole e voluta complicità di eccitamento. A volte le coppie giocano fra loro e poi ognuna si apparta senza scambio. Sfuggire alla noia di una relazione che comincia a sentir pesare gli anni passati? “Siamo sposati da 27 anni -racconta una donna, una mamma di due figli, 17 e 26 anni- le cose cambiano, si appiattisce tutto”. E allora si ricerca la novità, nel locale o a casa, l’importante è “farlo strano”. “Tutto è cominciato quando lui mi ha tradita -continua- sono stata molto male quando l’ho scoperto. E subito dopo mi ha proposto di frequentare questo tipo di locale, mi ha sconvolta ancora di più. Poi però ci ho pensato, così non mi tradisce più”.

La consapevolezza sembra fare la differenza. Però resta comunque difficile separare il sesso dall’amore: “Sono gelosa da sempre -dice un’altra donna, estetista, chiacchierona e solare- quando vedo che è un po’ troppo preso, me lo porto via. Una lo ha chiamato addirittura “orsacchiotto”. “Orsacchiotto” a chi?!”. Ed è proprio il gentil sesso a restare attaccato al sentimento, mentre è il maschio a vivere la situazione con estrema scioltezza e distacco: “Ora fra di noi non si litiga più”, dice soddisfatto un direttore d’impresa.

Voglia di trasgressione? Non per queste coppie sessantottine, che si portano dietro il desiderio di libertà. Sembra esserlo però per i più giovani, misto alla curiosità e all’affanno di una ricerca invano. “Guardano, ma la maggior parte delle volte non fanno”, racconta una donna. L’evasione è il luogo: la vista, l’udito e l’immaginazione. Non si consumano alcolici perché l’adrenalina scorre già naturalmente nelle vene. Al piano di sotto la musica cambia. Suoni dolci e romantici accompagnano l’illusione del sentimento, ma l’odore che resta è quello del sesso.

Scambisti: a passeggio tra i gironi

Il paradiso era una stanza bianca illuminata da un grande lampadario neo-barocco. Erano bianchi il pavimento, le pareti e i drappi del baldacchino che delimitava una zona più appartata. In questo candore si aggiravano uomini distinti, donne di mezz’età in abiti succinti, venticinquenni vestiti all’ultima moda: coppie alla ricerca di altre coppie, ma anche single che venivano qui solo per guardare. Nella stanza bianca le coppie cenavano, chiacchieravano, ballavano. Gli uomini osservavano attenti signore impegnate in passi ammiccanti. Inviti ad avvicinarsi o ad estinguere la sete di voyeurismo. Sì, perché questo “paradiso” altro non era che l’ingresso di un locale di scambisti che si trovava nel centro di Firenze. Ora si è spostato fuori città. Il Reporter c’è stato a poche settimane dal cambio di gestione. Questo reportage è il risultato della nostra visita:

Suoniamo il campanello e la porta, un po’ nascosta, sembra spalancarsi automaticamente. In realtà ad aprirla è il buttafuori, un ragazzo elegante e dalla statura imponente. La “hall” del locale ha un sapore ovattato e porta ad un bancone simile a quello di un albergo. Sbuca una donna dal sorriso smagliante che ci illustra come “funziona” il locale. Per entrare bisogna diventare soci, cioè lasciare la carta d’identità, firmare un modulo e pagare 30 euro. Una volta completata l’iscrizione, veniamo accompagnati al bancone bar del “paradiso” lasciandoci con l’augurio “godetevi la serata”. Dopo poco una cinquantenne fasciata in un vestito di lattice e con un collare borchiato si avvicina. “Sei Fabio?”, chiede. La risposta è no, e allora lei si scusa spiegando che sta cercando la coppia con la quale lei e suo marito si sono dati appuntamento. Una coppia che loro non hanno mai visto prima.

Mentre gli avventori ballano sempre più disinibiti e scherzosi, ci inoltriamo nel “purgatorio” senza accorgerci di stare invertendo il cammino di Dante Alighieri. Qui ogni particolare gioca sulle sfumature del rosso. L’atmosfera diventa decisamente più calda. Carta da parati oltre la quale si alternano stanze aperte.

Un limbo aperto ai sogni erotici più segreti. Nella cosiddetta “suite” due donne sono impegnate in una fellatio. Una coppia si masturba a vicenda e un uomo osserva con attenzione. Non è il solo a guardare. Fuori dalla stanza, aggrappati alle grate che chiudono due finestrelle, ci sono tre single: un quarantenne e due ragazzi.

Nonostante la “temperatura” continui a salire, capita di dover soddisfare un piccolo bisogno fisiologico. I bagni sono una sorta di confessionale, dove le coppie parlano delle loro vite fuori dal locale. “Mia figlia sabato ha bevuto due bicchieri di vino a stomaco vuoto e si è sentita male”, si sente raccontare da una donna. “Ha 20 anni, per me si può anche ubriacare. Ma l’importante è che non prenda la macchina”. Due uomini parlano – manco a dirlo – di calcio, e in particolare dell’Inter che “quest’anno è una squadra schiacciasassi, nessuno gli può stare dietro”. Usciamo dal bagno e la nostra attenzione cade su una scaletta che porta al piano superiore. Saliamo e ci ritroviamo in una dark room. Trenta secondi dopo ci accorgiamo di non essere da soli. Una coppia di mezza età raggiunge la stanza e, mentre passa davanti a noi, la donna tenta un approccio velato con uno sguardo indagatore. La situazione diventa di colpo complicata, forse è meglio scendere e tornare nel più “sicuro” purgatorio. Ci dirigiamo verso l’ultima tappa del nostro cammino: l’inferno. Anche qui un susseguirsi di stanze, tutte nere, per dare sfogo ai giochi lussuriosi della clientela scambista. La “playroom” per eccellenza è uno spazio raccolto in cui troneggia una grande seduta nera che ricorda le poltrone da dentista. Al momento l’inferno è desolatamente vuoto, tutti sono affaccendati tra paradiso e purgatorio, e a noi non resta che salutare i nostri ospiti e andare via. E quindi uscimmo a riveder le stelle…

L’intervista

Il buttafuori: “Pochi fiorentini. Hanno paura di essere scoperti”

Parla velocemente. A volte sembra titubante, ma descrive le situazioni con la sicurezza di chi le ha vissute da vicino. Assaporandone l’intensità. Il buttafuori di un locale fiorentino per scambisti preferisce mantenere l’anonimato.

Che tipo di clientela frequenta il locale?

Gente di tutti i tipi. Persone di mezza età ma anche ragazzi giovani, sotto la trentina. Certamente è gente che non ha problemi di soldi. Tanti liberi professionisti. Notai, dentisti, medici, commercialisti. Anche calciatori e politici.

Di Firenze?

I fiorentini sono pochi perché hanno il timore di essere scoperti da conoscenti e amici. Vige ancora una sorta di bigottismo che impedisce alle persone di vivere in libertà le loro scelte. I fiorentini che vengono prendono delle precauzioni, come lasciare la macchina molto lontana dal locale e farsi accompagnare.

Allora da dove vengono?

Soprattutto Livorno, Viareggio, Arezzo. Qualcuno da Roma.

Nel weekend c’è movimento?

Tantissimo. Il locale si riempie sempre. Molte coppie si conoscono, come in una grande comitiva, e si incontrano qui nel fine settimana.

Gira droga?

No. Forse qualcuno la consuma prima di entrare ma nel locale non se ne trova.

E viagra?

Si, quello si. Non si potrebbe fare altrimenti. Come si può pensare di avere un così elevato numero di rapporti a sera senza nessun “aiutino”. Mi riferisco soprattutto alle persone di mezza età.

Il costo dell’ingresso è uguale sia per le coppie che per i single?

No. Le coppie pagano all’incirca 30 euro. I single 150 euro e non riescono sempre ad entrare. Dipende dal numero di coppie che ci sono all’interno. Dato che i single nella quasi totalità dei casi sono uomini, bisogna che il totale venga bilanciato dalle coppie.

Cosa cerca chi frequenta questo locale?

Cerca di divertirsi. Ama cambiare partner, fare sesso di gruppo e, perché no, anche solo guardare.

Articolo di: Federica Sanna, Matteo Francini, Paolo Ceccarelli e Ludovica Zarrilli

“L’invasione” dei ragnetti rossi

Da Scandicci a Bagno a Ripoli, senza risparmiare nessun comune dell’area fiorentina, è ripartita l’invasione di decine di migliaia di piccoli ‘ragnetti rossi’. Minuscoli, delle dimensioni di un millimetro o poco più, sono apparsi come dal nulla negli ultimi giorni, destando una certa preoccupazione fra chi se li è trovati davanti.

“Sono totalmente innocui – spiega Simone Tofani, responsabile dell’Area tecnica della Cooperativa Agricola di Legnaia – e non devono essere confusi con il ‘ragnetto rosso’ che attacca le piante, vivendo sotto le foglie delle stesse. Protagonisti di questa invasione dei muri delle nostre abitazioni sono in realtà degli acaridi chiamati ‘trombidi’, assolutamente innocui per esseri umani, animali e piante, se si eccettuano i problemi che può comportare la loro pigmentazione. Infatti il loro colore rosso è fortissimo e quasi indelebile. Lo si nota se accidentalmente vengono schiacciati con le mani, lasciando la loro colorazione sulle dita per molti giorni, e peggio ancora se vengono a contatto con tessuti e oggetti”.

I ‘trombidi’ si nutrono di escrementi di volatili e sono una presenza abbastanza abituale fra fine maggio e giugno. “Siamo di fronte – ammette Tofani – a una proliferazione eccezionale, legata al caldo di questi ultimi mesi. Il pericolo maggiore è che per debellarli si intervenga in modo eccessivo con insetticidi e prodotti tossici, che poi si disperdono nell’ambiente e rischiano di essere molto più dannosi degli stessi acaridi, dando vita a fenomeni di sensibilizzazione e allergia. Il consiglio è quello di utilizzare prodotti naturali, che si trovano tranquillamente in commercio, intervenendo sempre in modo circoscritto e razionale”.