Aveva diciannove anni quando fu arrestato il 6 febbraio del 1944. Deportato prima al campo di Fossoli e poi ad Auschwitz il 16 maggio non può dimenticare quei momenti, nonostante gli anni passati. “Sono sopravvissuto alla cremazione di un milione e trecento mila persone – dice Fiano – Ho tra le narici l’odore di carne umana bruciata”.
“Anche se le tenebre di quel tempo sono ormai passate – ha continuato – bisogna ancora essere vigili e credere che un uomo migliore e diverso possa esistere. Il ricordo aspetta tutti noi al varco del futuro, riproponendoci il passato; occorre conoscere, capire”.