La mostra, frutto di un insieme di competenze congiunte e preceduta da un’imponente bibliografia, è stata presentata a Firenze anche dall’étoile Carla Fracci, da poco Assessore alla Cultura della Provincia di Firenze, la quale ha però lasciato subito la parola a James Bradburne e Cristina Acidini.
L’idea alla base di Candida Höfer a Firenze è scaturita nel corso di una discussione tenutasi alla fine del 2006 fra James Bradburne, che è Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e il gallerista Ben Brown, che rappresenta Candida Höfer a Londra. La Fondazione Palazzo Strozzi era nata da poco, ma è stato chiaro fin dall’inizio che la sua missione sarebbe stata quella di presentare Firenze al mondo, e di contribuire al “nuovo Rinascimento” della città fungendo da catalizzatore per eventi culturali di livello internazionale. Allora come adesso, la Fondazione considera l’arte contemporanea un mezzo importante per raggiungere questo scopo, e l’opera di Candida Höfer sembra cogliere alla perfezione il concetto secondo cui «l’arte contemporanea non è quello che si fa, ma come lo si fa». Gli austeri ritratti di spazi interni della Höfer hanno come soggetto ambienti storici, ma visti con una sensibilità profondamente contemporanea, postmoderna. In particolare, il progetto ha dato voce al bisogno di presentare Firenze come un tutto unico, contemporaneo vitale, piuttosto che come un insieme di risorse diverse che si contendono l’attenzione.
Candida Höfer è specializzata in fotografie di grande formato (le dimensioni medie di queste impressionanti immagini è di 200 per 250 cm ), meticolosamente composte, che ritraggono interni vuoti e spazi sociali che colgono la “psicologia dell’architettura sociale”. Sale di biblioteche, musei, teatri, caffè e università, oltre a dimore e palazzi storici, di cui Firenze vanta esempi fra i più straordinari al mondo, sono i soggetti chiave della mostra. Quest’artista esplora interni evocativi e deserti, privi di presenze umane che “sono una distrazione alla visione dello spazio” come afferma la fotografa tedesca. Le sue immagini diventano come un’enciclopedia degli spazi all’interno dei quali l’umanità ha raggiunto la grandezza: biblioteche, cattedrali, musei dove, nonostante non siano visibili esseri umani, le loro tracce sono ben evidenti.
La Höfer produce questi magnifici ritratti di interni senza ritoccare digitalmente o alterare le immagini. La sua tecnica di lavorare esclusivamente con fonte di luci esistenti le permette di cogliere i dettagli più intricati in ogni fotografia .
Il catalogo della mostra è edito da Artout-Maschietto Editore, Firenze.
Galleria di Palazzo Medici Riccardi
Orario di apertura: aperto: tutti i giorni 9.00-19.00, chiuso mercoledì, ingresso gratuito.