“È molto difficile studiare la specie umana – ha detto il professore rispondendo alle domande dei giornalisti – e se mi chiedete come sarà l’uomo del futuro, dico che il problema non è il ‘come’, ma il ‘quanto’ continueremo ad evolverci. Viviamo in una situazione in cui il nostro controllo sull’ambiente è molto forte e saranno decisive le scelte che faremo rispetto a questo controllo. Il futuro è nelle nostre mani e le decisioni prese andranno ad impattare direttamente sulla nostra specie. Non c’è molto tempo“. A dimostrazione di questo, ha detto Schwartz, valga il caso della fuoriuscita del petrolio nel Golfo del Messico: credevamo di controllare una risorsa che ci ha dato la possibilità di produrre energia, ma ora abbiamo perso questo controllo e le ricadute sono molto pesanti.
“I problemi che ha di fronte l’intera umanità – continua – sono unici poiché siamo chiamati per la prima volta a trovare risposte efficaci da innumerevoli eventi che accadono nello stesso momento e con elevata intensità e con effetti da evitare per le eccezionali caratteristiche catastrofiche. Si tratta di una sinergia negativa di calamità che non solo minaccia la sopravvivenza della nostra specie ma di tutte le forme di vita del nostro pianeta”.