A finire sotto la lente degli inquirenti, sono state le carte che riguardano i finanziamenti pubblici al ”Giornale della Toscana”, la cui società editrice vede tra i suoi fondatori anche Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl.
INDAGATI. Verdini è adesso indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato, insieme ad altre diciotto persone. Da questa mattina le fiamme gialle stanno effettuando perquisizioni e sequestri, nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dalla procura di Firenze. In corso di esecuzione anche un sequestro conservativo di per dieci milioni di euro riconducibili ad alcuni degli indagati.
I FONDI. Secondo la procura di Firenze, i 17 milioni di euro di finanziamenti pubblici versati alla società Ste, editrice del Giornale della Toscana, dal 1998 ad oggi, sarebbero illeciti. Stando all’accusa, la cooperativa “Nuova Editoriale” che detiene il 51 per cento della Ste, sarebbe solo di facciata e alimentata dai soli versamenti statali. I pubblici ministeri non ipotizzano però che questi fondi soldi abbiano avuto destinazioni diverse da fini editoriali. La legge prevede che per ottenere finanziamenti pubblici la società editrice debba essere costituita almeno al 51% da una cooperativa. Accertamenti analoghi sono in corso sulla società “Settemari”, editrice del settimanale fiorentino “Metropoli”.
P3. Le indagini ono un nuovo filone dell’inchiesta sui Grandi eventi e, in base a quanto si apprende, si incrocerebbero pure con quelle romane sulla cosiddetta P3. Nei giorni scorsi la procura di Firenze ha chiuso un’altra inchiesta che vede coinvolto il coordinatore nazionale del Pdl, quella sulla gestione della banca Credito cooperativo fiorentino di cui Verdini è stato presidente: cinquantacinque gli avvisi di chiusura indagine notificati. Tra gli indagati figurano lo stesso Verdini e Marcello dell’Utri.
LA REAZIONE DI VERDINI. “Alla luce di quanto è accaduto oggi, posso solo affermare di essere offeso e costernato – ha commentato in una nota Denis Verdini – Il risultato di questa ‘brillante’ iniziativa, che ha portato al sequestro dell’intero immobile del Giornale della Toscana, è stato invece quello di rischiare di mandare sul lastrico e in mezzo ad una strada non meno di trenta lavoratori e le rispettive famiglie per un reato che non esiste, se non nella fervida immaginazione dei pm. Ma quale truffa”.