L’immobile in questione è una “vecchia conoscenza” della polizia municipale, perché nel corso di un decennio era stato al centro di controlli e sopralluoghi per abusi edilizi e perché utilizzato, pur non avendone le caratteristiche, come abitazione. Si tratta del magazzino di uno storico palazzo in via Pandolfini che nelle ultime settimane è tornato nel mirino degli agenti del nucleo edilizio della polizia municipale che, dopo ispezioni e verifiche, hanno riscontrato nuove violazioni. Tanto che è scattato il sequestro preventivo e cinque persone sono indagate per reati che vanno dall’abuso edilizio alla violazione delle disposizioni delle norme in materia di tutela dei beni culturali fino al danneggiamento del patrimonio storico e artistico.
I controlli sono iniziati il mese scorso. Gli agenti del nucleo edilizio hanno scoperto che erano in corso nuove opere edili in due distinte unità immobiliari derivate dal magazzino. Dagli accertamenti è emerso che i lavori erano eseguiti senza avere alcun permesso, tanto meno il necessario nulla osta della Soprintendenza ai beni artistici e culturali. Inoltre una parte dell’immobile è risultata già abitata, malgrado fossero in corso i lavori. In concreto si tratta di interventi abusivi eseguiti dove, in passato, erano già stati eseguiti lavori senza autorizzazione tanto che erano state emesse ben tre ordinanze per ripristinare lo stato di legalità.
Dopo un primo sopralluogo, necessario per capire cosa succedeva all’interno dell’ex magazzino, la polizia municipale ha effettuato una serie di verifiche incrociate per ricostruire la storia dell’immobile e per capire chi fossero gli autori dei nuovi lavori, la loro natura e per risalire allo stato precedente. Da queste verifiche è anche emerso che, malgrado la situazione illegittima dell’immobile, sono in corso delle compravendite.
Per questo è scattato il sequestro preventivo. I sigilli sono stati apposti subito dopo un secondo sopralluogo da cui è risultato che i lavori proseguivano ancora senza nessuna autorizzazione. Il fascicolo è stato consegnato alla Procura della Repubblica segnalando la posizione di cinque persone al pubblico ministero che ha assunto la direzione delle indagini. I reati ipotizzati vanno dall’abuso edilizio, alla violazione delle disposizioni delle norme in materia di tutela dei beni culturali, al danneggiamento del patrimonio storico e artistico.