giovedì, 28 Marzo 2024
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Addio all’orologiaio storico dell’Isolotto

Il rione saluta il signore delle lancette. Scomparso la scorsa estate, Gianpaolo Fibbi aveva appena festeggiato 50 anni alla guida della sua orologeria. Viene a mancare un altro artigiano storico

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Era la passione a muovere gli “ingranaggi” di Gianpaolo Fibbi, classe 1942, orologiaio storico dell’Isolotto. Una passione che lo spingeva ad andare in bottega anche di domenica mattina: con il bandone abbassato metteva le mani, precise come quelle di un chirurgo, sui pezzi più complicati, pendole e sveglie, mentre ascoltando vecchie registrazioni ripassava la sua parte prima di salire sul palco del teatro “La Fiaba”. Sì, perché dietro il bancone covava un amore per le commedie in vernacolo.

È il figlio Alessandro a ricordare questo maestro delle lancette, uno dei pochi nella zona: Gianpaolo se n’è andato il 20 agosto, portato via da un tumore. Quasi un mese prima aveva festeggiato cinquant’anni alla guida della sua attività: aveva iniziato il 27 luglio 1967 in un piccolo laboratorio di riparazioni in via dei Gerani, poi nel ‘71 il trasloco in via Libero Andreotti, quando tutto intorno  esistevano solo campi. Gianpaolo è entrato nel cuore del rione.

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“Il giorno del funerale mi sono voltato e ho visto la chiesa dell’Isolotto, che è bella grande, piena di persone, dentro e fuori: vuol dire che mio padre ha lasciato qualcosa – racconta commosso Alessandro Fibbi – il quartiere ha dato una risposta così forte che mi verrebbe da abbracciarlo tutto: grazie alle tante offerte raccolte abbiamo devoluto oltre 1100 euro all’Airc”.

Adesso il futuro della bottega è incerto

A settembre l’Orologeria Fibbi ha riaperto con orario part-time e con mamma e figlio al lavoro. “Lo gestiamo fin che possiamo, per non chiudere, poi si vedrà”, rivela Alessandro. Il rischio è che questo “saper fare” vada perso. “Certo, mio padre mi ha insegnato a fare riparazioni, ma è la passione che fa l’orologiaio e quella non si può imparare”, aggiunge.

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Una cosa è certa: di Gianpaolo Fibbi, artigiano che ha rimesso a posto le lancette di mezzo quartiere, rimane un ricordo vivo. “Mi porto dietro un’immagine fin da bimbo: lui con l’occhialino che guarda gli ingranaggi degli orologi e un banco pieno di ruzzole e rotelle”.

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