sabato, 26 Aprile 2025
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Bartali ”Giusto tra le Nazioni”, consegnati medaglia e attestato

Questa mattina, alla sinagoga di via Farini, la cerimonia di consegna della medaglia e dell’attestato di ''Giusto fra le Nazioni'' alla memoria di Gino Bartali.

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Bartali ”Giusto tra le Nazioni”, consegnati medaglia e attestato.

BARTALI. “Firenze è orgogliosa e felice che Yad Vashem abbia riconosciuto a Gino Bartali il titolo di ‘Giusto fra le Nazioni’ e che lo abbia fatto, lo scorso settembre, nei giorni dei Mondiali ciclismo. Viviamo in un tempo nel quale sembra che essere campioni significhi ottenere dei risultati sportivi, e in alcuni sport magari anche ricorrendo a sostanze proibite. Aver scelto nei giorni delle gare di inserire Bartali tra i ‘Giusti fra le Nazioni’ è stato uno straordinario messaggio per tutti noi. Per dire ai ragazzi e alle ragazze che si può essere campioni nello sport ma soprattutto bisogna essere campioni nella vita. Ringrazio Yad Vashem a nome della città di Firenze”: sono le parole del sindaco Matteo Renzi nel corso del suo discorso alla cerimonia di consegna della medaglia e dell’attestato di ‘Giusto fra le Nazioni’ alla memoria di Gino Bartali, che si è svolta questa mattina nella sinagoga in via Farini.

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LA CERMONIA. Alla cerimonia hanno partecipato anche il presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli, l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon, il rabbino capo di Firenze Joseph Levi, i tre figli di Bartali e alcuni salvati e dei salvatori che hanno portato la loro esperienza. Presenti anche gli assessori Cristina Giachi ed Elisabetta Meucci, il presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani e la presidente della Commissione pace Susanna Agostini. “La grandezza di questa città – ha spiegato il sindaco nel suo intervento – non sta solo nelle sue pietre, della sinagoga, delle chiese, dei monumenti e delle opere d’arte, sta anche nella storia delle sue persone. Bartali è un punto di riferimento straordinario e gli italiani e i fiorentini lo conoscono soprattutto per le sue vittorie sportive, però lui era molto di più”. “Era un fiorentino – ha proseguito – e non a caso diceva ‘è tutto sbagliato, è tutto da rifare’, una frase tipica dei fiorentini, un modo un po’ brontolone di vivere la vita; ed era soprattutto un grande uomo e il fatto di aver messo a rischio la propria vita per salvare delle persone innocenti che le leggi razziali e la persecuzione nazi-fascista stavano ‘combattendo’ è un gesto che ci rende orgogliosi dell’appartenenza a questa città”.

CORRIERE. Durante l’occupazione tedesca in Italia Gino Bartali, già figura pubblica molto amata e popolare per i suoi successi sportivi, si adoperò attivamente, da devoto cattolico, nell’ambito di una rete di soccorso e salvataggio guidata dal Rabbino di Firenze Nathan Cassuto assieme all’Arcivescovo della città, Cardinale Elia Angelo Dalla Costa (già riconosciuto Giusto fra le Nazioni), grazie alla quale furono messi in salvo centinaia di ebrei italiani e anche di territori che in precedenza erano stati sotto il controllo italiano, in particolare in Francia e in Jugoslavia. Bartali fece da corriere per conto di questa rete, nascondendo all’interno della sua bicicletta documenti falsi e comunicazioni varie, trasportandoli da una città all’altra e mascherando tutto come semplici allenamenti. Pienamente cosciente del rischio che correva salvando degli ebrei, Bartali consegnò documenti di identità falsi a numerosi contatti, fra i quali il rabbino Cassuto.

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MEMORIA. “Le leggi razziali furono un’atrocità immane, che noi troppo spesso facciamo finta di dimenticare – ha aggiunto Renzi -. È vero che c’è stato il nazismo, è vero che l’ideologia folle nasce da Hitler, ma è anche vero che l’Italia fu colpevole di aver proclamato delle leggi razziali che poi entrarono nel vivo della vita quotidiana”. “Accanto alla rete degli uomini e delle donne che operarono per il bene, non dobbiamo dimenticare i nostri errori, ciò che abbiamo sbagliato – ha aggiunto Renzi – Essere orgogliosi di ciò che abbiamo fatto vuol dire ricordare però anche ciò che non abbiamo fatto, dove abbiamo sbagliato, la colpa pazzesca di quegli anni”. “C’è un impegno che prendiamo oggi da qui, dalla sinagoga – ha concluso Renzi -: prendiamo l’impegno di dire alla nostra città che la memoria di quei fatti, drammatici e straordinariamente belli, non passerà. Noi non dimenticheremo, prenderemo con mano i ricordi di quel tempo e li continueremo a portare anche quando i sopravvissuti non ci saranno più, perché ciò che è accaduto è un elemento di richiamo per la dignità dell’uomo oggi”.

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