venerdì, 18 Ottobre 2024
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Cambio fornitore energia elettrica: quando conviene e come fare il confronto

La guida per orientarsi nel mercato libero: cosa sapere prima del passaggio a un nuovo gestore e cosa controllare per risparmiare in bolletta

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Con il passaggio al mercato libero, molti utenti si sono trovati di fronte a una giungla di tariffe in cui è difficile capire cosa conviene e quale sia il migliore prezzo: per fare il cambio di fornitore di energia elettrica ci sono degli aspetti che conviene analizzare per il confronto dei costi. A differenza di altri settori, per la luce la comparazione non è così immediata e non è facile capire con quale offerta risparmiare di più.

Sono previste penali o costi per il cambio di fornitore di energia elettrica?

A livello generale il cambio di fornitore di energia elettrica è gratuito per numerose aziende, ma è buona regola controllare bene il contratto sottoscritto con il precedente gestore, per capire se ci sono penali di uscita. Dal 1° gennaio 2024 infatti l’autorità nazionale di regolamentazione (Arera) consente agli operatori di prevedere nei nuovi contratti costi per il recesso anticipato (ossia per chi richiede il passaggio prima della fine naturale dell’accordo), per quelli con prezzo bloccato o in cui la durata delle condizioni economiche o dello stesso contratto sia stata fissata per un periodo determinato di tempo.

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Nonostante questa possibilità, la stragrande maggioranza delle società per ora non ha applicato penali. In ogni caso la loro presenza deve essere esplicitata in modo chiaro nei documenti che il consumatore sottoscrive. Quindi la prima regola per scegliere (o cambiare) un buon fornitore di energia elettrica nel mercato libero è spulciare bene il contratto, da cima a fondo. Discorso diverso nei primi 14 giorni di adesione (vedi sotto).

Quanto tempo serve per il cambio del fornitore della luce?

Quando si fa un cambio di fornitore di energia elettrica nel mercato libero bisogna prendere in considerazione i tempi per il passaggio, che non è immediato. Per “transitare” da un gestore a un altro basta fare richiesta alla nuova società che, una volta firmato il contratto, si occuperà delle pratiche per la variazione. È bene chiarire che in questo periodo di attesa non c’è rischio di restare senza luce: se si sono saldate regolarmente tutte le bollette non ci saranno interruzioni di servizio e l’elettricità sarà fatturata dal vecchio operatore.

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Il tempo necessario per il cosiddetto switching (cambio da un fornitore all’altro) va da uno a due mesi. Di norma, spiega l’authority nazionale sul suo sito, se il nuovo gestore avvia la procedura entro il decimo giorno del mese, il cambio potrà essere attivato dal primo giorno del mese successivo. Altrimenti la pratica slitterà in avanti di un altro mese. Nel malaugurato caso in cui l’utente rimanga senza un fornitore (ad esempio per il fallimento dell’azienda) la luce non sarà “tagliata”, si entrerà nelle cosiddette Tutele graduali, una via di mezzo tra il vecchio mercato tutelato e quello libero.

Scegliere il fornitore di energia elettrica nel mercato libero: come orientarsi e risparmiare

Per quanto riguarda il confronto delle tariffe tra i diversi fornitori di energia elettrica, ci sono alcuni aspetti da verificare prima di fare il cambio, ecco come orientarsi. Le varie aziende propongono contratti a prezzo fisso, in cui la tariffa dell’energia elettrica viene stabilita alla sottoscrizione e rimane uguale per un periodo determinato di tempo (ad esempio 12 o 24 mesi), oppure a prezzo variabile (detto anche indicizzato), ossia di mese in mese il costo della materia prima varia in base alla quotazione sul mercato (in base al PUN, il Prezzo Unico Nazionale) più un contributo in centesimi di euro per ogni kWh (il cosiddetto spread). Il PUN può essere controllato sul sito del Gestore Mercati Energetici (GME): gme.mercatoelettrico.org o sui motori di ricerca.

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Nel mercato libero conviene di più il prezzo fisso o quello variabile? Dipende. Allo stesso modo dei mutui, il prezzo fisso è più alto di quello applicato in quel dato momento sul mercato, però mette al sicuro da aumenti improvvisi, come successo con lo scoppio della guerra in Ucraina. D’altro canto con un prezzo bloccato non si può godere di risparmi in bolletta quando il costo dell’energia cala. Dunque se si hanno bassi consumi e il prezzo dell’energia tende a una diminuzione potrebbe essere conveniente un prezzo variabile, ma va presa in considerazione anche la propria propensione al rischio di un aumento del costo e bisogna tenersi aggiornati sulla quotazione dell’energia, per evitare brutte sorprese quando arriva il “conto”.

L’altro dubbio: conviene più la luce monoraria (con lo stesso costi tutto il giorno) o bioraria (con fasce diverse, in base alle quali si spende di più durante il giorno e meno di notte)? Anche qui dipende: basta prendere una calcolatrice e fare i conti sulla propria situazione. Sulle bollette sono riportati i consumi divisi in fasce orarie (F1, F2 e F3): sarà sufficiente moltiplicare questi valori per le tariffe praticate dal gestore per fare un confronto tra monoraria e bioraria. In genere, se si hanno consumi medi, la differenza si attesta in pochi euro l’anno. I consumi energetici possono essere controllati anche online sul portale www.consumienergia.it, accedendo con Spid.

Le tariffe dell’energia: cosa verificare quando si fa un cambio di fornitore

Quindi il primo aspetto da controllare è la tariffa dell’elettricità, espressa in Kilowattora (kWh), ma attenzione a non farsi abbindolare dal “miglior prezzo” e da falsi risparmi in bolletta. Prima del cambio bisogna verificare anche il CCV, ossia il costo di commercializzazione e vendita: costi fissi stabiliti dal singolo fornitore che paghiamo indipendentemente dai consumi.

Ad esempio se non usiamo la luce per un anno intero, pagheremo comunque questa voce, che al momento va da un minimo di circa 96 euro l’anno (8 euro al mese, 16 euro se si ha una bolletta bimestrale) in su. In caso di bassi consumi, è conveniente scegliere una tariffa con un CCV basso, anche se paghiamo leggermente di più la materia prima, invece che un contratto con un costo della luce inferiore, ma con costi fissi alti.

Altro aspetto da controllare è il contratto, per verificare l’eventuale presenza di costi per il recesso anticipato o per servizi aggiuntivi, che possono gonfiare le bollette. Tutto è riassunto nel documento con le condizioni tecnico economiche (CTE) che ogni fornitore di energia elettrica è tenuto a consegnare: un utile strumento per confrontare le tariffe. Il paragone può essere fatto anche sul Portale Offerte dell’Arera, inserendo i dati e i propri consumi: www.ilportaleofferte.it 

Cambio del fornitore di energia elettrica senza consenso: entro quando fare recesso

Con il passaggio al mercato libero, le associazioni dei consumatori segnalano frequenti truffe legate al cambio di operatore tramite “telefonate pirata“: call center che chiamano i cittadini spacciandosi per il gestore che ha in carico l’utenza, danno informazioni errate e poi, anche con il sotterfugio della registrazione della chiamata, avviano la procedura del cambio di fornitore di energia elettrica.

Come difendersi? Prima di tutto non fare nulla per telefono o tramite rappresentanti che propongono contratti porta a porta, meglio controllare i vari documenti online e fidarsi di società che conosciamo. Se comunque caschiamo nel tranello, il consumatore ha diritto a 14 giorni per il ripensamento, per annullare il cambio di fornitore e tornare con il vecchio. Il modulo andrà inviato via raccomandata, mail, pec o fax.

Le cose da sapere in sintesi

  • Leggere bene il documento con le condizioni tecnico economiche (CTE) che ogni gestore è obbligato a fornire prima della firma del contratto, anche per verificare eventuali costi di recesso anticipato o servizi aggiuntivi a pagamento;
  • Tenere conto che il cambio tra un fornitore di energia elettrica e l’altro non è immediato, può durare da 1 a 2 mesi;
  • Scegliere se conviene più un prezzo fisso dell’energia o un prezzo variabile, monorario o biorario in base ai propri consumi e alla propria propensione al rischio;
  • Controllare il costo di commercializzazione e vendita (CCV), tariffe fisse che l’utente paga indipendentemente da quanto consuma;
  • Tenere presente che è possibile il recesso gratuito dopo aver sottoscritto un’offerta. Ci sono 14 giorni dal momento in cui si riceve copia del contratto per esercitare il diritto di ripensamento e tornare al vecchio fornitore
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