Le ricerche di Roberta Ragusa proseguono. I militari stanno passando al setaccio i campi di proprietà della famiglia Logli. Ispezionato anche il pozzo.
SENZA ESITO. Senza esito, fino ad oggi, le ricerche di Roberta Ragusa che vanno avanti da domenica 13 maggio, giorno in cui un centinaio di militari sono scesi in campo per la maxi-battuta di ricerca. Sono stati passati al setaccio campi, coltivazioni, grotte, cavità carsiche e il fiume Morto. Anche il lago di Massaciuccoli non ha aiutato gli investigatori. Alcun esito, nessun corpo. Roberta ha ancora attorno a se, il vuoto. Un vuoto che potrà essere colmato, se così si può dire, nei cuori di chi l’amava, soltanto quando il corpo ritornerà alla sua famiglia, a quei parenti sparsi tra la Toscana ed il Lazio, ai suoi amici ma soprattutto ai suoi figli.
I PARENTI. E sono propri i parenti di Roberta, la famiglia Ragusa-Alpini, ad aver inviato al quotidiano La Nazione, una lettera aperta che racchiude tutto il dolore di una famiglia che attende da oltre quattro mesi, il ritorno, di almeno un corpo, della loro Roberta. Ma insieme al dolore si leggono anche i ricordi e la speranza, quella, appunto, di ritrovarla e riportarla a casa, per sentirla vicina e saperla non più sola in qualche luogo buio e sperduto. E ancora una volta, l’appello di cercarla ancora e non dimenticarla.
SOLUZIONE. Ed è proprio la paura di una soluzione introvabile, che sembra allontanarsi sempre di più, a spaventare parenti e amici di Roberta. Paura di vedere anche il caso Ragusa, finire senza una fine, senza un punto fermo, senza un colpevole e senza un corpo su cui piangere. Una paura che è alimentata da precedenti casi di scomparse e omicidi, come il caso Scazzi, Yara, Melania Rea e tanti tantissimi altri nomi che vanno a formare un elenco interminabile di scomparsi senza un corpo e senza colpevoli. Ma la speranza, in alcuni casi, si fa più forte della paura. Quella speranza di non vedere un altro caso irrisolto in Italia, quella speranza di restituire almeno un corpo su cui piangere.
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