Stop ai test sierologici fatti da privati: la priorità va data alle categorie a rischio e chi si muoverà in autonomia verrà denunciato alla Protezione civile nazionale chiedendo il sequestro dei kit. È quanto stabilisce un’ordinanza del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi firmata oggi.
Nei giorni scorsi erano emerse le prime iniziative di laboratori privati che offrivano la possibilità di sottoporsi a un test sierologico per rilevare l’eventuale presenza di anticorpi da coronavirus, segno di una probabile infezione.
La Toscana dice stop ai test sierologici privati
Con questa ordinanza, la Regione dice stop al “liberi tutti”: fare i test sì, ma bisogna procedere secondo un ordine di priorità. A cominciare dai soggetti più a rischio esposizione, come gli operatori sanitari, e quelli che manifestano i sintomi del contagio.
I laboratori privati che vogliano mettersi a disposizione potranno comunque eseguire i test sierologici, ma dovranno convenzionarsi con la Regione in modo da ricevere pazienti secondo l’ordine di priorità.
Altrimenti si rischia grosso. Se i laboratori procederanno a fare i test in autonomia, la Regione potrà denunciarli alla Protezione civile nazionale, chiedendo la requisizione dei kit per i test sierologici. Questo, si spiega, anche a causa della scarsità dei test sierologici rapidi a disposizione.
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L’ordinanza chiarisce anche quali siano le categorie ritenute più a rischio, sulle quali si precederà da subito con i test sierologici. Queste sono:
- Operatori sanitari e soggetti operanti a vario titolo nelle Aziende ed Enti del SSR, operatori nelle strutture sanitarie private e di altri Enti nel territorio regionale.
- Operatori e ospiti delle strutture socio-sanitarie e di accoglienza, con particolare riferimento alle RSA (Residenze sanitarie assistite)e RSD (Residenze sanitarie disabili).
- Personale del volontariato impegnato nella emergenza sanitaria e di protezione sociale in genere.
- Personale delle farmacie.
- Personale addetto agli Istituti penitenziari, con particolare attenzione al personale sanitario.
- Forze dell’ordine e Vigili del Fuoco.
- Chiunque, in forma singola o associata, svolga un’attività lavorativa di assistenza o sostegno alla popolazione anziana e/o fragile.
Altre priorità di intervento, in rapporto a comunità e gruppi identificabili, potranno essere successivamente individuati, in ragione della progressiva disponibilità dei test.
Su richiesta del medico e del pediatra di famiglia si potrà eseguire il test sierologico anche sui cittadini che manifestano sintomi che possano far sospettare l’infezione da coronavirus.
Test sierologici: privati sì, ma solo su convenzione
“Abbiamo deciso di mettere ordine nel campo dei test sierologici – ha detto il presidente Enrico Rossi in un videomessaggio trasmesso in diretta su Facebook –Faremo il test sierologico secondo un ordine di priorità che in futuro potrà anche allargarsi. Prima di tutto abbiamo pensato agli operatori sanitari, e poi a quelli delle Rsa, Rsd, strutture socio-sanitarie e di accoglienza. Al volontariato, le farmacie, le forze dell’ordine, il personale penitenziario. Anche ai singoli cittadini, se il medico o pediatra di famiglia lo riterrà necessario”.
“Ma al di fuori di queste categorie – ha precisato Rossi –, non si potranno fare i test rapidi. E i privati che vorranno farli, dovranno convenzionarsi con noi. Se il test viene effettuato al di fuori della sanità pubblica, dove viene fatto gratuitamente, per noi non ha nessun valore. Noi siamo disponibili a collaborare con il privato, ma non possiamo permettere che i cittadini vengano turlupinati, né che ci sia spreco di risorse al di fuori di un quadro di priorità stabilito dalla sanità pubblica”.
Nell’ordinanza si precisa anche che il test sierologico rapido da solo non ha valenza diagnostica. A seguito di esito positivo o dubbio del test, si dovrà procedere al test diagnostico molecolare (tampone orofaringeo).