martedì, 23 Aprile 2024
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Costa Concordia, 300milioni di dollari per la rimozione

La rimozione della Costa Concordia costerà 300milioni di dollari. Un'impresa mai compiuta prima e da realizzare in tempi brevissimi, prima che si inabissi, riducendo al minimo i rischi ambientali. L'obiettivo è quello di rimuoverla entro febbraio 2013.

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La rimozione della Costa Concordia costerà 300milioni di dollari. Un’impresa mai compiuta prima e da realizzare in tempi brevissimi, prima che si inabissi, riducendo al minimo i rischi ambientali. L’obiettivo è quello di rimuoverla entro febbraio 2013.

IL PROGETTO. Il progetto per rimuovere la nave finita sugli scogli grazie alla manovra azzardata di Schettino, è esso stesso un azzardo. A realizzarlo saranno la Titan Salvage, la società americana leader mondiale nel recupero dei relitti, e l’italiana Micoperi, azienda specializzata nella costruzione di piattaforme petrolifere. La Costa le ha scelte per un motivo molto semplice spiegato da Gianni Onorato: il loro progetto rispondeva meglio degli altri a tutti i requisiti indicati. E cioè portare via la nave intera con il minimo rischio e la massima sicurezza, con le migliori garanzie per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia delle attività turistico economiche dell’isola del Giglio. Una sfida ciclopica che sia la Titan sia la Micoperi, si dicono sicure di vincere.

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CERTEZZE. “Il progetto è interamente realizzabile e sarà realizzato”, sottolineano gli americani. “Siamo sicuri di potercela fare” aggiungono gli italiani della Micoperi, che vanno anche oltre. Il tempo stimato per la rimozione è infatti di 12 mesi: ma visto che ogni giorno che passa aumentano i rischi per l’ambiente, l’obiettivo è metterci meno. “Pensiamo di rimuovere la nave prima di un anno e speriamo di riuscirci entro febbraio”. Dunque, poco più di nove mesi se i lavori partiranno entro la settimana.

LE FASI. Il progetto prevede 4 fasi e un punto fermo: “la protezione dell’ambiente avrà la massima priorità in tutte le fasi dei lavori”, così come le istituzioni statali e locali avevano ripetutamente chiesto. “Il nostro obiettivo – confermano Titan-Micoperi – è che non rimanga traccia del nostro lavoro. Auspichiamo di poter salvare il 90% della vegetazione presente sul fondale”. Ecco perché il primo passo sarà la mappatura e la rimozione di tutta la vegetazione attorno alla nave, che verrà conservata in appositi contenitori e rimessa al suo posto quando la Concordia sarà solo un ricordo. La seconda fase è forse una delle più delicate e prevede la stabilizzazione della nave, per evitare che scivoli sul fondo durante le operazioni: verrà assicurata con dei grossi cavi e dei pali, piantati nel fondale. Questa operazione – ha spiegato il commissario per l’emergenza Franco Gabrielli – dovrà necessariamente essere conclusa entro il 31 agosto, data individuata dagli esperti come limite ultimo per evitare di correre rischi troppo grossi. “Che la Concordia possa rompersi, deformarsi o scivolare sul fondo è la scoperta dell’acqua calda – ha detto il capo della Protezione Civile non a caso – e nel novero delle possibilità nessuno può escludere che la Concordia possa scarrocciare sul fondo. Ma allo stato il pericolo non è imminente. Quel che è certo è che la nave non può stare così per lungo tempo e in ogni caso rappresenta un rischio per l’ambiente. Più passa il tempo e più aumentano i rischi”.

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LA PIATTAFORMA. Una volta messa in sicurezza, verrà costruita sul fondo una piattaforma su cui poggerà la nave una volta raddrizzata. Per metterla dritta la Titan-Micoperi utilizzerà dei cassoni pieni d’acqua, posizionati su entrambi i lati. L’ultima fase sarà lo svuotamento dei cassoni dall’acqua e il riempimento con l’aria, per riportare la Concordia a livello di galleggiamento e trainarla lontano dal Giglio. L’intero costo delle operazioni sarà a carico della Costa e delle assicurazioni. Ma lo Stato non starà a guardare. “L’Italia non ha firmato nessuna cambiale in bianco – dice Gabrielli – seguiremo passo passo le fasi con verifiche e controlli” praticamente quotidiani.

IL MONITORAGGIO. Del monitoraggio si occuperà l’Osservatorio che verrà istituito nei prossimi giorni, che sarà presieduto da un rappresentante della Regione Toscana e risponderà al Commissario. Se tutto andrà come previsto, a poco più di un anno dal naufragio, la Concordia sarà solo un brutto ricordo per gli abitanti del Giglio. Ma la Costa non lascerà l’isola. “Il nostro impegno continuerà anche dopo per il ripristino dei fondali – ha promesso Onorato – continueremo a fare il nostro dovere, come abbiamo fatto fin da quella notte”

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