I dati sono stati presentati oggi al convegno “Vecchie e nuove poverta‘” che si è tenuto a Firenze su iniziativa della Federazione Pensionati (Fnp) della Cisl.
Le donne continuano a scontare un tasso di occupazione inferiore a quello maschile in tutte le fasce di età, mentre a soffrire gli effetti del precariato sono soprattutto i giovani: il 40% degli under 30 toscani ha infatti un contratto a termine. Gli immigrati regolari sono stimati dalla Caritas in 355 mila, il 10% della popolazione, ai quali vanno aggiunti almeno altri 30 mila irregolari. Complessivamente contribuiscono per l’11% al pil toscano, secondo una stima di Unioncamere del 2007. I pensionati rappresentano il 23,3% della popolazione e il 56% dei toscani che vivono soli. Le loro pensioni nel 40% dei casi sono inferiori ai 500 euro mensili e solo nel 7% dei casi superiori a 1.500 euro.
“Anche nella nostra regione – ha detto Mauro Scotti, segretario della Fnp toscana -, che pure nel panorama nazionale si contraddistingue per un buon livello di benessere complessivo e di coesione sociale, ci sono disparità e disuguaglianze che, se non governate, tenderanno ad accentuarsi. Troppo spesso, tuttavia, invece di individuare percorsi e strategie comuni per combattere povertà ed esclusione sociale, si tende a cercare nell’altro la causa della propria condizione. Ma i pensionati che sottraggono risorse ai giovani o gli immigrati che rubano il posto agli italiani sono solo specchietti per le allodole, che rischiano di innescare uno scontro tra poveri che non risolve i problemi di nessuno ma è funzionale a chi anche nella crisi continua ad arricchirsi“.
“La crisi – ha detto il segretario generale della Cisl toscana, Riccardo Cerza – ha reso la situazione drammatica, perché manca l’elemento fondamentale del lavoro: ci sono 150 mila persone in Toscana in seria difficoltà, l’ammortizzatore sociale ‘famiglia’, che finora ha retto attingendo ai risparmi, sta finendo le sue risorse e la ripresa occupazionale ancora non arriva. Per questo chiediamo alla politica di non perdersi in polemiche sterili, ma concentrarsi su quello che oggi è il problema dei problemi: l’uscita dalla crisi e la ripresa del lavoro“.