La Regione Toscana si costituirà parte offesa nel procedimento penale contro i responsabili della tragedia del Giglio. Ai sensi dell’art. 90 del Codice di procedura penale, secondo il quale è consentito alla Regione intervenire per la lesione degli interessi da essa tutelati in materia di protezione civile, trasporto marittimo per i servizi di continuità territoriale, infrastrutture portuali di interesse regionale. La parte offesa può presentare memorie ed indicare elementi di prova.
L’INCIDENTE “NON PUO’ RESTARE IMPUNITO”. “Ciò che è accaduto all’isola del Giglio non può restare impunito – afferma il presidente Enrico Rossi – C’è un bisogno di verità e di giustizia. Tutti i cittadini si augurano di conoscere in tempi rapidi come sono andati realmente i fatti, di sapere chi ha sbagliato e chi paga per gli errori e per i danni causati alle persone, all’ambiente e al contesto sociale, economico e civile. Per questo abbiamo preso questa decisione. Presenteremo una memoria e porteremo tutti gli elementi di prova sui danni che la Costa Concordia ha provocato agli interessi che la Regione vuole e deve tutelare. La Regione interverrà già a partire da questa fase iniziale delle indagini”.
DANNI PROVOCATI. Secondo il parere dell’avvocatura regionale quando ci sarà un rinvio a giudizio la Regione potrà costituirsi parte civile nel processo e quindi avanzare la richiesta di risarcimento danni. La Regione potrà far valere oltre al danno all’immagine i dammi al turismo, al trasporto marittimo per i servizi di continuità territoriale, alle infrastrutture portuali, richiedere le maggiori spese sostenute per il servizio di protezione civile ed eventualmente per l’assistenza sanitaria garantita.
L’AMBIENTE MARINO. Il dipartimento Arpat di Grosseto, lo scorso martedì mattina ha effettuato un sopralluogo bordo di una motovedetta della Guardia Costiera nei pressi del relitto della nave per prelevare campioni di acqua al fine di ricercare l’eventuale presenza di idrocarburi. Gli operatori Arpat visivamente non hanno riscontrato sulla superficie del mare chiazza di idrocarburi od altre sostanze oleose. Successivamente sono stati effettuati 5 campionamenti di acqua di mare: uno circa a centro nave a dritta della medesima, gli altri tre rispettivamente a prua, al centro e l’ultimo a poppa sul lato sinistro della nave. Il quinto campionamento è stato effettuato al largo, a circa un miglio di distanza dalla Concordia. I campioni sono stati inviati al laboratorio Arpat di Area Vasta di Siena. Nei giorni successivi presso l’isola del Giglio si è recato anche il battello oceanografico Arpat, “Poseidon”, che ha effettuato ulteriori campionamenti nelle acque del Giglio. Stamani, dal laboratorio, hanno anticipato che sui campioni prelevati martedì 17 gennaio non sono stati rilevati idrocarburi.
Costa, lunga attesa per la rimozione del relitto. Tempi minori per il carburante