mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il clan dei Casalesi in Toscana: cinque arresti per usura e non solo

Operazione della guardia di finanza: ordinanza di custodia cautelare in carcere per cinque persone (due campani, tre toscani) accusati di usura, estorsione ed esercizio di abusiva attività finanziaria. Sarebbero ricorsi alle intimidazioni tipiche del metodo mafioso.

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Operazione “Diamante”: cinque arresti per usura, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

CINQUE ARRESTI. Alle prime ore di oggi, finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di PT di Firenze hanno dato il via all’operazione “Diamante”, che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque persone (due campani, tre toscani) accusati di usura, estorsione e dell’esercizio di abusiva attività finanziaria. Avrebbero fatto ricorso alle intimidazioni tipiche del metodo mafioso.

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CLAN DEI CASALESI. Contemporaneamente alle misure cautelari sono stati sequestrati beni per un valore pari a circa 200mila euro. L’organizzazione criminale – spiega la guardia di finanza – inserita all’interno del noto clan dei Casalesi, ha avuto un ruolo di primo piano nelle zone della provincia di Caserta, soprattutto nella gestione di sale da gioco e scommesse. Le somme di denaro così acquisite sono state, in parte, reimpiegate in Toscana, concedendo, grazie al sostegno e alla mediazione di soggetti fiorentini,  prestiti usurai a imprenditori in difficoltà (nove le vittime accertate).

VIOLENZE E INTIMIDAZIONI. Le vittime che non riuscivano a far fronte alle pressanti richieste degli esosi tassi di interesse subivano violenze e intimidazioni (anche ricorrendo all’uso delle armi).

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GLI ARRESTATI. Ai soggetti campani – spiegano le fiamme gialle – la misura restrittiva è stata notificata in carcere, in quanto nel settembre dello scorso anno erano stati raggiunti da un’altra misura cautelare per un’indagine condotta dagli stessi finanzieri del G.I.C.O. di Firenze/Perugia e dai carabinieri del R.O.S. di Perugia, nell’ambito dell’operazione “Apogeo”, all’epoca coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Perugia. Gli stessi sono risultati segnalati per gravi precedenti di polizia e uno di loro è già stato a suo tempo arrestato per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

LE VITTIME. Tra le vittime anche imprenditori nel settore della ristorazione di Firenze. Le minacce hanno spaventato fortemente le vittime che, solo in un caso, hanno trovato il coraggio di denunciare. L’elemento di congiunzione tra i due gruppi, i campani da un lato e i fiorentini dall’altro, è stato individuato in C.P. (di anni 66), fiorentino legato ai casertani da un rapporto di conoscenza trentennale tra le rispettive famiglie. Questi assicurava i preliminari contatti tra le vittime e i finanziatori campani, curando anche tutte le successive fasi volte al perfezionamento delle trattative ponendo in essere comportamenti violenti ed intimidatori.

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TASSI. Gli arrestati non esitavano, inoltre, a “sistemare” le cose di persona, raggiungendo ovunque le proprie vittime (spesso a bordo di auto di grossa cilindrata) anche accompagnati da veterani della malavita casertana, la cui sola presenza consentiva agli aguzzini di dettare le proprie condizioni. Le “modalità operative” sono state sempre le stesse: alla consegna del denaro seguiva il rilascio di assegni post-datati che, in genere, non sono quasi mai onorati a causa dello stato di difficoltà in cui versavano le vittime. I titoli di credito, rinnovati periodicamente, facevano lievitare vertiginosamente i tassi applicati (ben oltre il 400%). In alcune occasioni i sodali tenevano summit tra loro per meglio organizzare e gestire le loro azioni criminali presso gli alberghi e ristoranti gestite dalle loro vittime.

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