Firenze culla del Rinascimento, certo. Centro storico riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, assodato. Che la nostra città rappresenti uno dei capolavori mondiali dal punto di vista artistico e architettonico è un dato incontrovertibile.
GRANDI NOMI. La bella Fiorenza è il risultato di secoli di storia e di cultura. Tuttavia, nella periferia fiorentina, l’urbanizzazione in molte parti sregolata avviata nella seconda metà del Novecento – e non ancora del tutto arrestata – sembra aver creato un paesaggio urbano anonimo e disarmonico, privo di un’identità urbanistica e architettonica definita e riconoscibile. Eppure, tra palazzoni anni ’60, magazzini e complessi residenziali in serie, si trovano edifici di recente costruzione che portano la firma di grandi nomi dell’architettura e dell’urbanistica nazionale e internazionale. Molto spesso si tratta di siti pubblici o di edilizia popolare, progetti affidati a professionisti per riqualificare e riorganizzare lo spazio urbano. Molto spesso il progetto originario ha subito delle trasformazioni più o meno funzionali. E molto spesso la presenza della firma prestigiosa ha provocato aspettative e delusioni, apprezzamenti e polemiche. Nel Q5 il caso più eclatante, che continua a dividere, è quello del nuovo Palazzo di Giustizia – ormai pronto ad aprire i battenti – progettato da Leonardo Ricci negli anni ’80.
OPERE. Altra opera realizzata da un nome illustre dell’architettura è il Polo universitario di via Forlanini, progettato da Adolfo Natalini e inaugurato nel 2004. Il complesso comprende sette edifici che ospitano le facoltà di Giurisprudenza, Scienze Politiche ed Economia, la mensa, la biblioteca e alcuni servizi per gli studenti. Stile architettonico e materiali usati hanno sollevato non poche critiche, tuttavia resta il dato di fatto della creazione di una cittadella universitaria all’interno del tessuto urbano, più o meno funzionale, più o meno sostenibile. Un’opera quasi interamente realizzata, e che invece sembra avere caratteristiche di sostenibilità e funzionalità, è il parco di San Donato, tra via di Novoli e viale Guidoni: 12 ettari di verde che, insieme al parcheggio sotterraneo e alle residenze adiacenti, sono frutto di un progetto ambizioso nelle dimensioni e nel numero di firme coinvolte, dal primo progetto degli anni ’80 di Leonardo Ricci e del paesaggista americano Lawrence Halprin fino al definitivo piano di Leon Krier, attuato da Roberto Gabetti e Aimaro Isola. Ma c’è anche il caso di interventi volti a recuperare situazioni di fatiscenza e poca funzionalità, come quello delle cosiddette “navi” delle Piagge, per le quali dai primi anni 2000 a oggi, con il progetto dell’architetto De Carlo e le proposte di giovani urbanisti, si è cercato di predisporre il recupero e la riorganizzazione.
RIQUALIFICAZIONE. A oggi sono state effettuate opere di riqualificazione e ricostruzione, nonché la predisposizione di alcune aree e servizi pubblici che hanno parzialmente migliorato le carenze infrastrutturali e viarie della zona. Infine, sono da menzionare anche i due grandi grandi “contenitori” dismessi della zona, opere di archeologia industriale che rappresentano elementi rilevanti dal punto di vista urbanistico e culturale: l’ex Meccanotessile e l’ex Manifattura Tabacchi. “Si tratta di elementi pregevoli, caratterizzanti il tessuto urbano di Firenze, da tutelare e valorizzare”, spiega il professor Massimo Preite, vicepresidente dell’Associazione italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale. E chissà che un giorno, insieme all’immortale cupola del Brunelleschi, simbolo di Firenze non diventerà anche qualche opera di “rinascimento contemporaneo”.