giovedì, 25 Aprile 2024
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Orgogliosi di essere italiani. Ma (molto) divisi sul federalismo

Mentre i festeggiamenti (con annesse polemiche) per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia si avvicinano, un'indagine condotta dal Laboratorio Analisi Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Siena rivela che l'opinione pubblica è largamente favorevole all’Unità nazionale. Sul federalismo, invece... Ed ecco chi è stato il politico più importante.

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Un’opinione pubblica largamente favorevole all’Unità nazionale ed orgogliosa del proprio paese, ma divisa sul federalismo e sui suoi effetti sul paese e la sua economia.  E’ quanto rivela un’indagine realizzata dal Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (LAPS) dell’Università degli Studi di Siena per conto della Regione Toscana e del Comune di Siena tra il 24 gennaio ed il 7 febbraio scorsi, su un campione di 803 individui, rappresentativo della popolazione italiana, stratificato per sesso, età, titolo di studio e area di residenza.

LA RICERCA. L’inchiesta rivela che l’89% degli italiani giudica l’unità d’Italia una cosa molto o abbastanza positiva, l’86% è molto o abbastanza orgoglioso di essere italiano e l’81% dichiara di provare una forte (54%) o moderata (27%) emozione quando sente suonare l’inno nazionale. A fronte di questo comune sentire nei confronti dell’unità nazionale e dei suoi simboli, l’opinione pubblica italiana appare sostanzialmente divisa sul federalismo e sui suoi possibili effetti. L’indagine mostra che mentre il 43% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza favorevole all’introduzione del federalismo, il 35% è contrario ed il 22% non ha un’opinione a riguardo.

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GRANDE SOSTEGNO PER L’UNITÀ D’ITALIA. L’indagine rivela un grande entusiasmo per l’unità nazionale, per i suoi simboli e per la patria. L’89% degli intervistati ritiene che l’unità d’Italia sia stata una cosa molto o abbastanza positiva. L’81% dichiara di provare una forte (54%) o moderata (27%) emozione quando sente suonare l’inno nazionale in occasioni solenni. Un sentimento questo che accomuna tanto i cittadini di centro-sinistra quanto quelli di centro-destra.

DA GARIBALDI A DE GASPERI. Il 45% del campione indica in Garibaldi il personaggio storico che ha contribuito di più all’unità d’Italia, seguito da Cavour (25%), Mazzini (14%) e Vittorio Emanuele II (4%). Con il 29% delle preferenze De Gasperi risulta essere il politico ritenuto più importante della storia d’Italia. Cavour si colloca al secondo posto con il 25% delle preferenze, seguito da Mussolini (14%), Giolitti (10%) e Berlusconi (9%). 

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CONOSCENZA DELLA STORIA. Solo la metà del campione intervistato (48%) ha in qualche modo sentito parlare del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Il resto non ne ha sentito parlare (48%) o non ricorda (4%). Il livello di conoscenza sulla storia del nostro paese non è elevato. Il 54% è in grado di indicare Torino come la prima capitale d’Italia ed il 30% Firenze come capitale, prima della presa di Roma nel 1870. Solo poco più di un terzo dei cittadini intervistati (35%) indica con precisione l’anno in cui è avvenuta l’unità d’Italia (1861). Tra quelli che non sanno indicare una data, anche se approssimativa, il 34% (pari a circa un decimo del campione) la colloca dopo il 1900.

RIFORMA FEDERALE. Il pubblico italiano è diviso sul tema del federalismo. Il 43% è molto o abbastanza favorevole all’introduzione del federalismo in Italia, il 35% è contrario ed il 22% non ha un’opinione a riguardo. Gli elettori di centro-destra sono molto più propensi ad approvare una simile iniziativa (61%), di quanto lo siano gli elettori di centro (49%) e centro-sinistra (36%).

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FRATTURA NORD-SUD. Il 45% degli intervistati etichetta il Nord come “egoista” ed il 31% giudica il Sud come un “peso per lo sviluppo del paese,” ma solo il 15% degli intervistati sostiene che “Nord e Sud dovrebbero dividersi perché troppo diversi tra loro.” Su questi giudizi  incide sia l’orientamento politico che la provenienza geografica dell’intervistato. Il 38% di chi vive in una regione del Nord ed il 44% di chi si definisce di centro-destra ritiene il Nord egoista, contro il 56% di chi vive al Sud ed il 54% di coloro che sono di centro-sinistra. Dall’altro lato, il 39% dei cittadini residenti al Nord ed il 34% degli elettori di centro-destra considera il Sud come un peso per lo sviluppo del paese, contro il 22% dei residenti al Sud e dell’elettorato di centro-sinistra. Solo una minoranza di entrambi gli schieramenti auspica però una divisione del paese. Sono il 18% al Nord e il 15% al Sud, il 22% tra il centro-destra e il 6% tra il centro-sinistra.

SOLIDARIETÀ, MA A CERTE CONDIZIONI. Gli italiani, rivela questa indagine, avvertono la responsabilità delle regioni più ricche verso quelle più povere. il 62% degli intervistati è d’accordo che le regioni più ricche dovrebbero aiutare quelle più povere e solamente il 24% sostiene che quelle più povere debbano basarsi solo sulle loro forze. Tuttavia, se la solidarietà è declinata in termini Nord-Sud, solo il 38% (contro il 62% dell’alternativa ricche-povere) è convinto che le regioni del Nord abbiano il dovere di fornire un aiuto a quelle del Sud, mentre il 48% ritiene che quelle del Sud debbano fare affidamento soprattutto sulle loro forze (il doppio rispetto al 24% della alternativa ricche-povere). Sebbene gli elettori di centro-destra siano in genere meno propensi ad approvare qualsiasi forma di aiuto rispetto a quelli di centro e centro-sinistra, quando il tema della solidarietà è declinato in termini Nord-Sud, il consenso declina per tutti i gruppi (di 18 punti per il centro-sinistra, di 38 punti per il centro e di 25% per il centro-destra).

DESTRA, SINISTRA E RIFORMA FEDERALE. Il giudizio negativo o positivo sul federalismo nasce da valutazioni differenti circa gli effetti che potrebbe avere sul paese. Solo una minoranza dell’elettorato di centro-destra ritiene che il federalismo metterà a rischio l’unità nazionale (25%) o comporterà un aumento delle tasse a livello locale (40%), contro il 43% ed il 74% rispettivamente degli elettori di centro-sinistra. Se il 47% dell’elettorato di centro-destra ritiene che la riforma federalista renderà più efficiente il servizio sanitario nazionale ed il 66% che indurrà le regioni del Sud a migliorare la qualità dei loro servizi, tra quelli con orientamento di centro-sinistra le percentuali scendono rispettivamente al 36% e al 51%. Secondo la maggior parte degli elettori di centro-sinistra il federalismo avvantaggerà le regioni del Nord a scapito di quelle del Sud (51%) o penalizzerà quelle del Sud a scapito di quelle del Nord (60%). Solo il 31% degli elettori di centro-destra interpreta il federalismo come un vantaggio per le regioni settentrionali o una riforma con effetti penalizzanti per quelle meridionali (33%).

SETTENTRIONALI E MERIDIONALI. L’essere parte di una comunità nazionale è compatibile con le opinioni contrastanti sui diversi settori della popolazione. Tuttavia, gli stereotipi sono minoritari (anche se fortemente radicati). Il 26% del campione ritiene i “meridionali” poco inclini al lavoro, mentre il 13% dice la stessa cosa dei settentrionali (il 21% giudica i marocchini poco inclini al lavoro). Il 40% degli intervistati ritiene i meridionali non rispettosi della legge (il 33% offre la stessa valutazione dei marocchini e solo il 19% dice lo stesso dei settentrionali). Tuttavia, meridionali e settentrionali sono chiaramente parte di una stessa nazione. Una grande maggioranza ritiene che ci si possa fidare dei meridionali (74%) e dei settentrionali (64%), mentre solo il 33% dice lo stesso dei marocchini. L’82% ritiene i meridionali generosi e il 51% lo pensa dei settentrionali, ma solo il 27% lo afferma dei marocchini.

GIUSTIZIA. Nel momento in cui il campione intervistato è stato invitato ad effettuare una comparazione tra l’Italia ed altri paesi europei come Francia, Inghilterra e Germania rispetto ad aspetti sociali, politici, economici e culturali, l’immagine che ne esce rivela lati oscuri ed altri più luminosi. Ben il 75% degli intervistati afferma che l’Italia è più arretrata di altri paesi europei come Francia, Germania e Inghilterra per quanto riguarda la giustizia, senza sostanziali differenze di orientamento politico. La giustizia in Italia ha la fiducia del 50% degli italiani, ma con una radicale differenza tra sinistra e destra. Il 76% degli intervistati di centro-sinistra ha fiducia nella giustizia, ma solo il 35% di quelli di centro-destra fa altrettanto (e tra quelli di centro, la percentuale è al 55%).

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