“Il vaccino per l’influenza pandemica è pronto, è stato registrato tre giorni fa dall’Emea, l’agenzia europea dei medicinali. Siamo orgogliosi che dal 23 aprile scorso, quando del virus non si sapeva ancora niente, ora il vaccino è pronto e a disposizione, a tempo record, mentre normalmente ci vogliono 10-12 anni per prepararne uno. Il processo che abbiamo seguito per realizzarlo è identico a quello che usiamo per l’influenza stagionale. Abbiamo provato il vaccino in circa 6mila persone da 6 mesi a 90 anni d’età, e abbiamo già i dati di sicurezza”. Lo ha detto Rino Rappuoli, direttore del centro di vaccinologia Novartis, che ieri ha partecipato al convegno su “La rivoluzione culturale della vaccinazione oggi: uno strumento di prevenzione per assicurare la salute della collettività” al Festival della Salute di Viareggio.
“Al momento l’epidemia della nuova influenza non desta preoccupazione per la sua gravità, quanto per la sua eventuale diffusione dovuta alla mancanza di anticorpi nelle persone – ha spiegato Monica Bettoni, direttore generale dell’Istituto superiore di Sanità – il vero problema è la possibilità che restino sguarniti i servizi, se la fascia più colpita di gente sarà quella in età di lavoro”. “Dobbiamo constatare come quello delle malattie infettive sia un capitolo ancora importante nella sanità pubblica – ha aggiunto Bettoni – secondo i dati del 2008, il 96% dei bambini da 12 a 24 mesi aveva completato il ciclo primario di vaccinazioni per polio, difterite, tetano, pertosse ed epatite B, ma solo l’84% era stato vaccinato entro il 12° mese, cosa invece raccomandata. E ancora, contro il morbillo erano vaccinati l’86,5% dei bambini tra 12 e 24 mesi, e solo il 73,7% tra 12 e 15 mesi. La situazione, che è comunque buona, può migliorare. Il 96% dei vaccini viene fatto nelle aziende pubbliche. Le priorità ora è la ricerca per vaccini contro l’Hiv e la malaria, ma stiamo lavorando anche a un vaccino contro la candida, che è molto diffusa”.
E parlando di vaccini ci sono anche novità in vista. “Il vaccino è sempre più importante – ha detto Rappuoli – una delle ragioni per cui si è allungata la vita media è che da bambini abbiamo molte meno malattie infettive grazie ai vaccini, e dunque il nostro sistema immunitario dura di più. Ora il nostro obiettivo è pensare a come far vivere meglio gli anziani: questo si può fare studiando una serie di vaccini che migliorino la qualità della vita nella terza età. I vaccini, insomma, sono un’assicurazione sulla vita. E le persone ora devono cambiare mentalità: grazie alle nuove tecnologie, i vaccini pericolosi non esistono più, quelli che oggi fanno i bambini non hanno nessun rischio”.
E se la maggior parte delle persone collega ora il vaccino alla Nuova influenza, non si deve dimenticare che presto arriverà anche, come ogni anno, il virus stagionale. “E il vaccino per l’influenza stagionale va assolutamente fatto – ha ricordato Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica del sacro Cuore di Roma – perché in questo momento la pericolosità potenziale, in termini di mortalità, del virus stagionale è superiore rispetto alla H1N1, anche perché ha come bacino d’utenza gli anziani e le persone più a rischio, a differenza della nuova influenza. Per l’influenza stagionale, il vaccino sarà disponibile dal 1° ottobre”.
Vaccino che, conclude Ricciardi, in passato è stato fatto da pochi operatori sanitari. “In percentuale, gli operatori sanitari si vaccinano meno delle altre persone – ha spiegato – intorno al 10-12%. Contro la nuova influenza, si stima che si vaccinerà il 40-50% degli operatori sanitari”.