Firenze non è come Londra. E non solo perché mancano i caratteristici bus rossi a due piani. E neanche perché non ci sono le cabine telefoniche, sempre rosse – a dire la verità non ci sono proprio più cabine telefoniche. Piuttosto perché non si può suddividere in etnie così bene come la capitale britannica che su un sito molto frequentato (www.londraviaggi.it) viene mappata secondo zone di appartenenza delle diverse nazionalità che vi si sono via via stabilite. Questo non significa che anche Firenze non sia divisa per zone più popolate da alcune nazionalità ed altre più frequentate da altre. Sicuramente il melting pot è un tratto caratterizzante della città, che specialmente nel centro storico raccoglie tutte le etnie e le popolazioni, che si raggruppano intorno al polo nevralgico del commercio e della vita cittadina.
Del resto, il centro è anche il punto di arrivo per la maggior parte degli stranieri, quindi il primo sbocco naturale. Dove, insomma, è più facile muoversi e fare affari. Certo, poi non si può negare che ci siano comunità straniere che hanno trovato il loro ambiente ideale al di fuori delle mura che delimitano il centro città. Così gli stranieri di nazionalità cinese hanno scelto di stabilirsi nella zona di Brozzi, fra via Pratese e via Pistoiese, in quella parte di Firenze che già si estende verso Prato, dove ai giardini è molto comune vedere bambini cinesi che giocano insieme ai piccoli albanesi e rumeni. Tornando al centro, ci sono casi di diverse comunità che insistono sulla stessa zona, anche per motivi diversi. Le ragioni che spingono le comunità a riunirsi, infatti, sono varie: si può trattare di zone commerciali, piuttosto che di un centro culturale o di associazioni di volontariato che fanno da catalizzatore. Così, ad esempio, i somali hanno eletto a loro zona di riferimento l’area fra piazza Santa Maria Novella e via Palazzuolo: l’aggregazione, come la nascita di negozi, è infatti forte in via e piazza San Paolino, via della Scala, zona piazza Santa Maria Novella e intorno al Centro Culturale “Gli Anelli Mancanti”, che organizza corsi di lingua e fornisce assistenza legale agli stranieri. Cittadini originari dello Sri Lanka, invece, hanno la “sana” abitudine di incontrarsi alle Cascine, soprattutto la domenica, perché individuano nello sport una delle attività fondamentali della comunità e una fonte di forte aggregazione e socialità.
Torna il commercio, invece, come catalizzatore delle comunità straniere presso lo Spazio Multiculturale del lungarno Pecori Giraldi. Qui si trovano soprattutto le comunità marocchina, cinese e senegalese, che, oltre a vendere oggetti di artigianato dei rispettivi paesi di origine, approfittano di uno spazio comune per incontrarsi. Inoltre, sono fondamentali come centri di aggregazione i luoghi di culto. Per la comunità cattolica dello Sri Lanka, ad esempio, un altro ritrovo importante è la Chiesa di San Pier Gattolino in via Romana, dove si tiene ogni domenica mattina la messa dalla comunità cingalese. Presso la chiesa ortodossa di Costa San Giorgio, invece, la domenica mattina, che è il giorno libero delle badanti, si ritrova una grande parte della comunità rumena. Ci sono poi i negozi-poli di attrazione delle comunità straniere. A questo proposito è interessante la zona Santa Croce-via Ghibellina, che, dopo aver a lungo ospitato la moschea, ora conta diversi locali etnici. Così ad esempio sia in Borgo Santa Croce, sia in via dei Benci si trova un take away messicano. Un altro ristorante messicano è in via Ghibellina, che può vantare anche un bar tavola calda iraniano e un caffé iraniano, con tanto di dolci e dolcetti da accompagnare alle bevande calde. Il suo gemello, sempre iraniano, è in via Verdi.
Un altro ristorante etnico, stavolta indiano, si trova in via Ghibellina, mentre poco più in là, in via Farini, grazie anche alla prossimità con la sinagoga, si trova ormai da tempo il ristorante ebraico Kasher Ruth’s. Del resto alle ultime rilevazioni – ottobre 2008 – i cittadini stranieri residenti a Firenze erano 37.634, più del 10% della popolazione totale, particolarmente concentrati nei quartieri 5 (12.007 unità) e 1 (10.629). La popolazione più presente era quella rumena, seguita dall’albanese e da quella cinese. Numerosi anche gli imprenditori stranieri, soprattutto concentrati nei settori delle attività manifatturiere, del commercio all’ingrosso e al dettaglio e delle costruzioni. Non stupisce quindi l’abbondanza di centri e locali delle comunità non italiane.