Era uno dei momenti più attesi: la telefonata di Ingrid Betancourt, che dopo il suo incubo personale durato anni – la prigionia in Colombia – ha voluto salutare il pubblico di San Rossore.
“L’unica cosa che chiedo e che voglio è aiutare tutti coloro che ancora oggi in Colombia sono prigionieri, e ho bisogno dell’aiuto di tutti – ha esordito con la voce rotta dall’emozione – Sto vivendo questa liberazione come una sorpresa, non me l’aspettavo, mi stavo preparando ad altri 4 anni di cattività. Insieme a me continuate ad essere luce in quelle tenebre infami. La libertà è fondamentale per avere la pace, e ognuno di noi deve saperlo: quello che fate è importante per chi non ha voce”.
Poi il discorso si è spostato sul Nobel, dal momento che proprio la Toscana è la sede del comitato che sostiene la candidatura della Betancourt per il prestigioso riconoscimento. A ricordarlo alla diretta interessata è stato il presidente della Regione Claudio Martini in persona.
“So quello che fate per me, so di non meritarlo – ha risposto Ingrid Betancourt – ma se tutti gli sforzi ci aiutano a lottare per quelli che soffrono e non hanno libertà nel mondo, ogni secondo, giorno, settimana e anno di questa mia prigionia, che mi sono pesati come una croce pesante da portare, ebbene potranno avere un significato, perché vorrà dire che sono serviti per aiutare gli altri”.