venerdì, 19 Aprile 2024
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Tremilacinquecento firme in 36 ore. Contro Berlusconi

Tremilacinquecento firme in 36 ore, tra sabato e domenica, per mandare a casa Silvio Berlusconi. E' stata questa la risposta dei cittadini di Firenze e provincia alla petizione del Partito Democratico che chiedeva le dimissioni del presidente del consiglio a seguito dello “scandalo Ruby”.

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Dalla provincia di Firenze 3.500 firme in un giorno e mezzo per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi.

LA PETIZIONE. E’ stata la risposta dei cittadini di Firenze e provincia alla petizione del Partito Democratico che chiede le dimissioni del presidente del consiglio a seguito dello “scandalo Ruby”. Tra sabato e domenica, il Pd ha allestito gazebo e banchini in diverse città dell’area metropolitana fiorentina, raccogliendo circa 3.500 firme di persone che chiedono le immediate dimissioni di Berlusconi (nella foto la raccolta forme all’Sms di Rifredi). Qualche numero: da Firenze sono arrivate 1200 firme; da Scandicci, dove si è svolto anche il mercatino della legalità organizzato dai Giovani Democratici, circa 800; da Figline 400; da Impruneta 200; da Sesto Fiorentino 200. Gazebi e banchini sono stati allestiti anche a Dicomano, Fiesole, Scarperia e Signa.

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LA “FILA”. Una curiosità: a San Bartolo a Cintoia, alle 9 di ieri mattina, c’erano già dieci persone in attesa di poter firmare. Alle 3.500 fime raccolte tra sabato mattina e ieri vanno aggiunte le circa 2mila firme dello scorso week-end.

MECACCI. “In una settimana oltre 5mila cittadini dell’area fiorentina – ha detto il segretario metropolitano del Pd, Patrizio Mecacci – hanno messo nero su bianco un messaggio molto chiaro: ‘presidente Berlusconi, se ne vada’. Per firmare la petizione c’è chi si è messo pazientemente in coda e chi ha sopportato la pioggia o il vento, segno che c’era e c’è bisogno di un’iniziativa come questa. Nei prossimi giorni il Pd continuerà a raccogliere le firme nelle piazze e nelle strade, ai mercati e nei giardini, di tutte le città della provincia di Firenze. Stare nei luoghi della vita di tutti i giorni – ha concluso Mecacci – è la migliore risposta ad un presidente del consiglio che ormai ricorre ai videomessaggi pur di non affrontare la realtà”.

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