Vendite porta a porta di aspirapolveri, nei guai un imprenditore fiorentino.
UN MILIONE DI EURO. Le fiamme gialle di Pontassieve hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per un valore di oltre 1 milione di euro a carico dell’imprenditore, che è stato denunciato per il reato di frode in commercio e infedele dichiarazione dei redditi. I sigilli sono scattati su un appartamento di 5 vani con garage a Prato; un immobile commerciale di circa 200 mq. a Firenze e una partecipazione sociale ad una società immobiliare.
INDAGINI. Il sequestro è stato effettuato a conclusione delle indagini di polizia giudiziaria condotte nei confronti di imprese che operavano nel commercio di elettrodomestici, dopo un’articolata serie di controlli, da tempo in corso, nei confronti di società che operano nel settore della vendita porta a porta. Circa un anno fa era stata conclusa un’analoga operazione a Incisa Valdarno (l’Operazione “Acaro”).
ASPIRAPOLVERI. L’indagine, svolta dai finanzieri della Tenenza di Pontassieve, ha interessato due società, con sede a Firenze, amministrate da un 33enne residente nel capoluogo toscano. Le due società vendevano aspirapolveri, importati dagli Usa, pubblicizzandoli come presidi medico-chirurgici. La commercializzazione avveniva attraverso una rete di venditori porta a porta, reclutati con annunci di offerte di lavoro sui giornali. I neo-assunti – spiega la guardia di finanza – dopo aver svolto un breve corso di formazione, iniziavano a vendere l’elettrodomestico che dovevano presentare come prodotto avente le caratteristiche di un presidio elettromedicale, approvato dal Ministero della Salute.
IRREGOLARITA’. Ma l’aspirapolvere – continuano le fiamme gialle – venduto a un prezzo oscillante tra e duemila e quattromila euro (il prezzo di acquisto non superava i 300 euro), non aveva, in realtà, nessuna certificazione che lo qualificasse come “apparecchio elettromedicale”, né poteva essere portato in detrazione nella dichiarazione dei redditi, così come invece veniva indicato nel corso della vendita. Oltre a questi aspetti sono emerse anche gravi irregolarità fiscali. Dall’esame della documentazione contabile e amministrativa e dagli accertamenti bancari realizzati sui conti degli amministratori e dell’azienda, è emerso, infatti, che dal 2006 al 2009 la società non ha dichiarato ricavi per oltre 13,4 milioni di euro, con un’IVA dovuta pari a oltre 1,4 milioni di euro.
LA DENUNCIA. L’amministratore è stato quindi denunciato all’Autorità Giudiziaria di Firenze per i reati di “frode in commercio” e “dichiarazione infedele”.