È una delle malattie più frequenti e gravi, la terza causa di morte in assoluto dopo i tumori e l’infarto, ma la prevenzione e l’informazione sono ancora poco diffuse. Si tratta dell’ictus celebrale, che ogni anno in Italia provoca circa 69.000 morti a fronte di 200.000 persone colpite per un totale di quasi un milione di casi complessivi. E in Toscana sono circa 10.000 le persone che ogni anno sono colpite da ictus: il 10-15% di queste muore entro 30 giorni e circa la metà dei sopravvissuti deve imparare a convivere con una disabilità residua che compromette, spesso in modo drastico, la vita sociale e lavorativa. Senza dimenticare poi l’impatto economico: la spesa annuale per l’assistenza all’ictus cerebrale in Italia è stimata intorno ai 3.5 miliardi di euro e in Toscana per assistere le vittime dell’ictus, solo nei primi 3 mesi dall’evento acuto, si spendono 50 milioni di euro all’anno.
Proprio per rilanciare l’importanza dell’informazione e per promuovere i temi della consapevolezza e dei diritti delle persone colpite da ictus, sabato 15 maggio si celebra la giornata nazionale per la lotta all’ictus. In questa occasione i volontari di Alice, l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale, saranno presenti con un gazebo in piazza Bartali (ma anche all’Ipercoop di Sesto Fiorentino, al mercato di Scandicci e all’ingresso dell’ospedale San Giuseppe di Empoli) per informare i cittadini sui fattori di rischio, sui sintomi e anche sulle possibilità messe a disposizione dalla medicina nell’ambito delle terapie e della riabilitazione.
L’iniziativa è stata presentata oggi in Palazzo Vecchio dall’assessore alle politiche sociosanitarie e presidente della Società della Salute Stefania Saccardi, da Domenico Inzitari presidente di Italian Stroke Forum e da Alessandro Viviani, presidente dell’Associazione Alice Firenze. “La lotta all’ictus arriva anche a Firenze grazie all’attività di Alice, associazione che ha sede presso Montedomini – ha dichiarato l’assessore Saccardi –. L’ictus rappresenta una delle più importanti cause di morte e soprattutto di invalidità nella popolazione. Si tratta infatti di una patologia con un impatto sociale ed economico molto forte perché, dopo la cura in ospedale del momento acuto della malattia, necessita di un lungo percorso di riabilitazione e di reinserimento nella società. Per questo motivo come Amministrazione e come Società della Salute consideriamo le iniziative di prevenzione come quella di sabato molto importanti. La prevenzione – ha continuato l’assessore – è infatti utile non soltanto per ridurre i fattori di rischio ma anche per saper riconoscere i sintomi in modo da attivare in tempi brevi le terapie necessarie”. L’assessore ha inoltre ricordato che a Firenze esiste un centro di assoluta eccellenza nell’ambito della cura dell’ictus presso l’Azienda ospedaliera di Careggi diretto dal professor Inzitari aggiungendo che “sia i servizi territoriali che la Società della Salute sono impegnati per ridurre l’impatto di questa patologia sulla popolazione e, in caso di malattia, attenuare le conseguenze sulle persone in un percorso virtuoso ospedale-territorio”.
“Speriamo che in tanti vengano a trovarci, è bene che si diffonda la cultura della prevenzione – ha spiegato Viviani –. E’ fondamentale per vincere questa battaglia compiere tre azioni precise: assicurare a tutte le persone a rischio la migliore prevenzione, fare sì che qualsiasi persona colpita da un ictus riceva negli ospedali il trattamento più moderno ed efficace, indipendentemente dal luogo dove è stato colpito, dalle condizioni economiche, garantire alle persone che superano la fase acuta con esiti invalidanti il miglior trattamento riabilitativo ed un adeguato supporto psicologico e sociale a loro stessi ed ai loro familiari”.
Negli ultimi venti anni si sono accumulate prove scientifiche inequivocabili del fatto che interventi diagnostici, terapeutici, ed organizzativi possono contribuire a ridurre in modo notevole la frequenza della malattia e la gravità degli esiti e quindi il carico sociale. Tre sono le fasi principali che caratterizzano il percorso del paziente: l’identificazione e il trattamento dei fattori di rischio, la gestione del paziente colpito da ictus (riconoscimento dei sintomi, avvio urgente in ospedale, trattamenti della fase acuta e ricovero in una unità dedicate , e quella finalizzata al migliore recupero funzionale deve essere perseguito al domicilio e nel territorio con un costante supporto riabilitativo e psico-sociale. L’ictus cerebrale è una malattia frequente ed importante, con un notevole carico di costi per le famiglie, il servizio sanitario e la società intera. Il percorso si articola in più fasi, per ciascuna delle quali esistono ad oggi provate possibilità di cura. Ciascuna delle fasi prevede un approccio basato su più funzioni, strutture e figure professionali, che devono essere opportunamente integrate. Il sistema deve essere regolato e monitorato con adeguati strumenti di misura della performance. A livello politico-amministrativo l’ictus deve essere considerato una priorità assoluta con conseguente forte impegno istituzionale, adeguata pianificazione e congrua attribuzione di risorse.
“L’ictus cerebrale rimane una delle più frequenti e gravi malattie dell’era moderna – ha precisato Inzitari –. Nel nostro paese un milione di persone sono state colpite da ictus e sopravvivono con vario grado di invalidità, con gravi problemi motori, di linguaggio e compromissione delle facoltà mentali. L’ictus è più frequente negli anziani ma non risparmia i giovani. Le donne sono colpite quanto gli uomini. I costi ed il carico sanitario e sociale sono elevatissimi. La spesa per l’assistenza diretta si aggira in Italia sui 4 miliardi di euro all’anno, equivalente allo 0,25% del prodotto interno lordo, oltre ai costi indiretti sostenuti dalle famiglie”.