venerdì, 26 Aprile 2024
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Uno sciopero da 150mila euro. E guai a chi attacca adesivi…

Lo sciopero contro la privatizzazione di Ataf è costato all'azienda circa 150mila euro, tra mancati ricavi per titoli di viaggio non venduti e altre ''voci'': lo sostiene Ataf. Che poi ''minaccia'' i dipendenti: ''Chi verrà sorpreso ad attaccare adesivi su beni di proprietà aziendale verrà perseguito e denunciato''.

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Lo sciopero del 23 maggio è costato 150mila euro: lo sostiene Ataf.

DIRITTO ALLO SCIOPERO. “Visto che i sindacati salgono sempre più spesso in cattedra per insegnare ai dirigenti dell’azienda come si fa o si dovrebbe fare per risparmiare, dove sono gli sprechi da eliminare e come si deve operare per gestirla correttamente e con efficienza, è bene che i cittadini sappiano che anche le scelte dei sindacati hanno un costo: legittimo, inviolabile, ma pur sempre un costo che non sopportano soltanto i lavoratori in sciopero che si vedono decurtare lo stipendio, ma anche i cittadini che risiedono nei Comuni soci dell’azienda”. Così il presidente di Ataf, Filippo Bonaccorsi, commenta lo sciopero di lunedì scorso. “Il diritto di sciopero è inviolabile e sacrosanto – prosegue Bonaccorsi – ma è bene che i cittadini sappiano quanto grava sulle loro tasche la scelta dei sindacati di ricorrere a questo strumento. Ataf, come dovrebbero sapere bene anche i rappresentanti dei lavoratori che dicono di difenderla a spada tratta, è una società pubblica: quindi a pagare sono i cittadini, anche quando si decide di fare sciopero”. 

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STIPENDIO. “Quanto ai lavoratori, che scegliendo di scioperare si vedono ovviamente decurtare lo stipendio, è bene che sappiano che ben otto dei loro rappresentanti sindacali lunedì scorso erano in permesso sindacale: ciò significa che a loro la paga non è stata ridotta. Come si dice in questi casi, armiamoci e partite! E mentre lo sciopero è un diritto legittimo, i cui costi la comunità sostiene anche per garantire ai lavoratori la libertà di dire la loro, imbrattare le cose di tutti, come le paline e i segnali stradali, per poi rimettere il conto ai cittadini è semplicemente inaccettabile: chi lo ha fatto mostra di disprezzare la cosa pubblica esattamente come chi imbratta di scritte muri, monumenti e vagoni del tram”, conclude Bonaccorsi. 

ADESIVI. A questo proposito, Ataf ha comunicato oggi a tutti i dipendenti che chi verrà nuovamente sorpreso ad attaccare adesivi su beni di proprietà aziendale verrà perseguito e denunciato, oltre ad essere passibile di provvedimenti disciplinari per il pregiudizio economico dolosamente arrecato all’azienda.

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NUMERI E DATI. Lo sciopero contro la “privatizzazione” di Ataf è costato all’azienda circa 150mila euro, tra mancati ricavi per titoli di viaggio non venduti, chilometri di servizio non effettuati e che quindi non verranno pagati e spese per ripulire bus e infrastrutture di proprietà dell’azienda dagli adesivi “anti-Renzi”: è quanto spiega Ataf. I mancati ricavi da bigliettazione sono stati stimati in circa 61.000 euro, poiché nei giorni di sciopero le vendite precipitano al 10% su un totale medio giornaliero di 68mila euro. Il 23 maggio Ataf ha percorso 27.878 chilometri in meno che corrispondono a 67.994,00 euro di corrispettivi che l’azienda, spiega una nota, non incasserà a causa della mancata erogazione del servizio. Lo sciopero del 4 aprile era costato – per le medesime ragioni – 69.418,00 euro pari a 28.534 chilometri fatti in meno. Ai costi derivanti dalla sospensione delle prestazioni dei lavoratori che hanno scelto di scioperare, vanno aggiunti 19.450,00 euro che Ataf dovrà pagare extra alla ditta delle pulizie per rimnuovere gli adesivi “anti-Renzi” da bus, paline e pensiline. Per quanto riguarda i lavoratori, hanno subito una decurtazione media pro capite della retribuzione di 30,65 euro per lo sciopero del 23 maggio (pari ad un totale di 22.620,00 euro) e di 40,45 euro per lo sciopero del 4 aprile (totale 29.944,00 euro). Infine, il dato sulla malattia che da un ‘fisiologico’ 3,7% di sabato 21 maggio è passato al 5% di lunedì e al 5,1% di martedì.

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