Superare i Piani strutturali comunali e i Piani territoriali provinciali, rafforzando al contempo i Regolamenti urbanistici delle amministrazioni locali o di area vasta, a cui dedicare procedure di approvazione più semplici. Tutto ciò in virtù dei principi previsti dalla nuova proposta di legge urbanistica regionale, che con l’introduzione di meccanismi efficaci per la limitazione del consumo di suolo e il nuovo ruolo centrale della Regione apre le porte a una drastica semplificazione del sistema della pianificazione.
LA PROPOSTA. È una delle proposte che la Rete delle professioni tecniche della Toscana ha presentato stamani al convegno sulla riforma urbanistica della Regione, dal titolo “Il Territorio delle idee”. Una giornata di approfondimento sulle prospettive introdotte dalle nuove norme sul governo del territorio varate dalla Giunta toscana con la proposta di legge n. 282/2013, organizzata dagli Ordini di Architetti, Ingegneri, Geometri, Agronomi e forestali, Periti agrari, Periti industriali di tutte e dieci le province toscane e le relative sei Federazioni regionali. Presenti tra gli altri l’assessore regionale all’urbanistica Anna Marson, il viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Riccardo Nencini e il sindaco di Scandicci Simone Gheri, responsabile Urbanistica di Anci Toscana.
PROCEDURE. La “semplificazione” delle regole e delle procedure, che – viene spiegato – devono essere poche, chiare ed efficaci, fa da sottofondo alle proposte lanciate dalla Rete delle professioni con un documento unitario. L’idea è “diminuire decisori e processi all’interno del sistema della pianificazione”, superando, una volta che la riforma urbanistica sarà pienamente attuativa, i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (Ptcp) e i Piani strutturai comunali. “I tempi – si legge nel documento – sono ormai maturi per aprire una seria discussione sull’opportunità di abolire sia il Ptcp, vista anche l’imminente soppressione delle Province, sia il doppio livello di pianificazione, Piano strutturale e Piano Operativo. In un contesto di tutele certe e ben definite di carattere generale e di concreti e puntuali indirizzi per il governo delle trasformazioni come quello proposto dalla riforma urbanistica, il sistema della pianificazione potrebbe basarsi esclusivamente su un livello regionale, il Pit, ed un unico livello comunale o di area vasta, ossia il Piano operativo. In questo modo, si otterrebbero due decisori al posto di tre, due strumenti urbanistici al posto di quattro”.
STRUMENTO. Per i professionisti, infatti, il Pit della Regione, per come viene proposto oggi, ha un livello di dettaglio “più che sufficiente per definire tutti gli indirizzi strategici e prescrivere le necessarie tutele”. A questo, si affiancano le prescrizioni della nuova Legge 1, che congela il perimetro fisico della città e più in generale delle aree urbanizzate. “Si ottiene dunque – proseguono i professionisti – uno strumento completo a cui i piani comunali o intercomunali possono fare sicuro riferimento”. Gli obiettivi sono chiari: “Solo evitando stratificazioni normative – aggiungono i professionisti – e snellendo la macchina burocratica, si acquistano velocità nelle decisioni pubbliche e certezza dei risultati, con risparmi per le istituzioni e i cittadini”.
IL DOCUMENTO. Adottare un “confine intelligente tra città e campagna” stabilito nell’ambito della pianificazione comunale e che tenga conto delle necessità della città nel rispetto del principio della limitazione del consumo di suolo; favorire la rigenerazione urbana e il riuso “evitando di disciplinare rigidamente le funzioni del patrimonio edilizio esistente, superando la logica degli standard e azzerando progressivamente gli oneri di urbanizzazione per gli interventi che prevedano anche la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza dell’esistente”; dare certezza del diritto in materia edilizia evitando discrepanze tra norme nazionali e regionali per la disciplina dei titoli abilitativi, e razionalizzare la babele dei regolamenti edilizi comunali, “proponendo per tutte le tematiche che prescindono da aspetti locali un regolamento tecnico regionale”: queste alcune delle altre proposte contenute nel documento sottoscritto dalla Rete delle professioni, che da oggi stesso sarà consultabile sul sito dei singoli Ordini professionali.