IL MANIFESTO DELLA RETE. “Il cohousing – si legge nel Manifesto sottoscritto ieri dalla rete a Palazzo Medici Riccardi – è una modalità residenziale costituita da unità abitative private e spazi e servizi comuni ed è caratterizzata da una progettazione e gestione partecipate, condivise, consapevoli, solidali e sostenibili, lungo tutto il percorso. Gli spazi e i servizi comuni, ove possibile, sono aperti al territorio.”
DI COSA SI TRATTA. Spazi comuni, dunque, e poi la propria casa, che ognuno divide con i propri affetti. Si crea così quella che potremmo definire una “comunità solidale”, con persone che si sono “scelte”, sperimentando un nuovo modo di vivere, dove non manca niente, si evitano sprechi, al contrario si crea risparmio e si contribuisce alla riduzione dell’inquinamento attraverso scelte eco-compatibili.
Un’esperienza di cohousing che deve partire ha bisogno di tutto: non solo entusiasmo, ma progettisti, costruttori, impiantisti, produttori di nuove forme di energia, come i pannelli solari, giuristi, associazioni di categoria. Può collaborare con gruppi di acquisto solidale, associazioni ambientaliste e tutti coloro che si stanno misurando con una nuova coscienza del vivere.
IL RUOLO DEGLI ENTI LOCALI. Ruolo fondamentale, quello ricoperto dagli enti locali: tra i tanti edifici destinati a deperire, alcuni possono essere ceduti a gruppi con queste finalità, che sono poi sociali, che si insediano in un territorio con modelli di convivenza pacifica, con vantaggio per i Comuni stessi, che vedono aumentare la popolazione e, presidiato, curato, rispettato il territorio. Anche le Regioni sono chiamate a inserirsi in questo processo: la legislazione sulla casa potrebbe ospitare questa voce, prevedendo misure e incentivi.
GLI ALTRI ESEMPI. In molti Paesi è realtà consolidata (Danimarca, Europa centro-nord, ma anche California). In Italia non sono molte le esperienze già attive, ma quelle che ci sono, una decina, dimostrano di avercela fatta, dopo essersi scontrate con le maglie della burocrazia e della diffidenza e, altre ce la stanno facendo.