Due visite guidate, l’esposizione dei progetti per un ipotetico memoriale dell’Olocausto, performance e incontri. Per celebrare la Giornata della Memoria 2019, domenica 27 gennaio il Museo Novecento di Firenze apre gratuitamente al pubblico per una serie di eventi che invitano alla riflessione su ciò “che è stato” e sul valore dell’arte e della cultura come antidoti all'indifferenza nei confronti della disperazione e della morte di migliaia di persone per motivi razziali.
Lo stesso edificio che ospita il museo, ossia il complesso delle ex Leopoldine di piazza Santa Maria Novella, è un luogo della memoria perché durante la Seconda Guerra Mondiale fu requisito e trasformato dalle truppe germaniche in un campo di raccolta per i lavoratori che aderirono allo sciopero indetto nel marzo 1944, 338 dei quali furono trascinati alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella e deportati nel lager nazista di Mauthausen.
Domenica 27 gennaio al Museo Novecento
Il programma di iniziative prevede alle ore 11.00 e alle 12.00 visite guidate al museo, che saranno condotte da un gruppo di migranti aderenti al progetto AMIR (acronimo che sta per Accoglienza Musei Incluesione Relazione), giovani provenienti da vari paesi che hanno studiato l’arte del nostro tempo e della nostra penisola mettendola in relazione con la propria storia, le proprie origini, la propria patria. La prenotazione è obbligatoria (tel. 055-2768224 – 055-2768558).
Sempre alle 11, appuntamento con “The Holocaust Memorial”, esposizione di alcuni progetti della Sam Fox School of Design & Visual Arts della Washington University in St. Louis. Gli studenti del corso diretto dal professor Stephen Leet hanno elaborato dei progetti per un ipotetico memoriale dell’Olocausto situato nel Museo Novecento e dedicato alle detenzioni e deportazioni avvenute nel complesso delle ex Leopoldine nel marzo 1944.
Performance e incontri
Alle 17 l’incontro “Inventory. The Fountains of Za’atari” che vedrà il direttore artistico del Museo Novecento Sergio Risaliti dialogare con l’artista Margherita Moscardini, sul progetto sviluppato all’interno del campo per rifugiati di Za’atari, nato nel 2012 in Giordania, al confine siriano, per accogliere i cittadini in fuga dalla guerra civile, e diventato in tre anni la quarta città più grande della Giordania e il secondo campo per rifugiati più grande al mondo.
Alle 18 spazio alla performance della giovane artista iraniana Zoya Shokoohi intitolata “Base per dialogo / Struttura evidente / Struttura impossibile”: due stranieri, appoggiati spalla a spalla con gli occhi bendati e in semi-equilibrio su due basi di legno, utilizzando la propria lingua di origine (farsi e albanese) provano ad intavolare un dialogo che resta comunque incomprensibile.
Infine alle 18:30 Giovanni Micoli e Maria Lucia Bianchi leggeranno brani tratti da “Nessuno sa di lui” di Ippolita Morgese per introdurre lo spettatore nelle dinamiche sociali che hanno avuto per protagonisti gli ebrei residenti a Firenze.