Avreste mai pensato di vivere in una casa fatta di cibo? Forse è un’esagerazione, ma il principio della bioedilizia è proprio questo: usare scarti alimentari e rifiuti agricoli nell’edilizia e nell’architettura al fine di ridurre l’impatto ambientale e, perché no, quello economico.
A spiegarlo è Egidio Raimondi, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Firenze, che ha curato la seconda edizione di Agritettura svoltasi il 22 marzo nel capoluogo toscano: “Un edificio residenziale in classe energetica G consuma mediamente, in 20 anni di vita utile, una cifra pari al 25% del suo valore. Per lo stesso edificio in classe A la spesa può scendere all’8% del suo valore”, ci dice. Certo, la strada è ancora lunga: in Italia se ne parla da almeno trent’anni e in Toscana da circa un ventennio, “ma le applicazioni pratiche sono ancora poche. Bisognerebbe passare quanto prima dalle parole ai fatti».
La Bioedilizia in Toscana
Tra gli esempi di opere realizzate con la bioedilizia spicca la biblioteca di Rosignano Marittimo. “In Toscana esistono vari esempi di edifici con tamponamenti esterni realizzati in paglia e intonacati in argilla cruda. Uno di questi è la biblioteca di Rosignano Marittimo.
Ci sono poi una serie di interventi realizzati con sistemi costruttivi in legno strutturale – prosegue – che gettano le basi per la nascita di una filiera legno-edilizia che parte dalla disponibilità di legname nelle foreste toscane”. Una vera e propria rivoluzione, insomma. Talmente visionaria che molti ancora la vedono con un mix di scetticismo e stupore: “Si va dallo scetticismo basato sulla scarsa informazione alla sfiducia nei controlli e al sospetto di essere truffati”. E a ben pensarci il pericolo, spiega Raimondi, non è poi così remoto: “Io li chiamo ecofurbi. Sono coloro che, con operazioni di green washing, tentano di inseguire una tendenza del mercato per incrementare il fatturato, senza solide conoscenze e senza conoscere il quadro di riferimento”.
Se è vero che c’è ancora molto da fare, la direzione sembra comunque essere quella giusta: “Il futuro è tracciato. Se sapremo governare il cambiamento potremo ricavarne vantaggi non solo ambientali ma anche sociali ed economici”. Anche perché la posta in gioco è alta: “Spesso si dice ‘salviamo il pianeta’ – conclude Raimondi –, ma il pianeta si salva sempre. Non è il pianeta ad essere a rischio ma il genere umano. Se nemmeno questo basta a convincere ognuno a fare la sua parte, vorrà dire che ci siamo meritati l’estinzione”.
L’agritettura alla prova
Utilizzare scarti provenienti dalla lavorazione agricola per costruire e arredare case. Questo il principio alla base della bioedilizia, una particolare modalità di progettazione e costruzione di edifi ci eco-sostenibili che, attraverso l’utilizzo di rifiuti e materiali di scarto, si propone di ridurne l’impatto ambientale. Una sfida, che richiede di ripensare il modo stesso di concepire gli ambienti urbani, ma anche una enorme opportunità per la costruzione di un futuro sempre più green.